Angelo De Mattia, MilanoFinanza 22/1/2016, 22 gennaio 2016
DRAGHI RICORDA ALLA NOUY CHE IL DIRETTIVO HA UN RUOLO ANCHE NELLA VIGILANZA
I tassi resteranno fermi per un lungo periodo, ha detto ieri Mario Draghi nella conferenza stampa successiva alla riunione del Consiglio direttivo della Bce. È bastata questa prospettiva per influire positivamente sulla borsa anche perché si è, alla fine, inteso come mirato a una ulteriore espansione, magari con un rafforzamento del Qe, l’impegno di rivedere ed eventualmente riconsiderare la politica monetaria a marzo, quando sarà possibile meglio valutare gli effetti della politica monetaria e delle politiche economiche e saranno disponibili nuove previsioni. Draghi ha detto con forza che l’Istituto non ha limiti per garantire che l’inflazione possa risalire e marciare verso il 2%. In sostanza, con la sottolineatura che sarà fatto tutto il possibile perché ciò avvenga e che il Consiglio direttivo è stato unanime nello stabilire che a marzo sarà rivista la politica monetaria, Draghi ha impiegato un concetto simile a quello utilizzato nella famosa dichiarazione sulla difesa della moneta unica di fine luglio 2012. Insomma, si registra l’importante assicurazione di una politica monetaria accomodante che può valere più di una misura concreta, confermando così il valore della comunicazione e della forward guidance per tale politica. Il contesto generale nel quale si colloca il governo della moneta non è rassicurante per i problemi dei Paesi emergenti, i rischi geopolitici, il prezzo del petrolio, la volatilità dei mercati, la decelerazione della crescita in Cina, la debole inflazione; la ripresa economica nell’area è ancora limitata, mentre occorre affiancare la politica monetaria con adeguate politiche di bilancio e con la continuazione delle riforme strutturali. Il quadro analitico resta confermato, ma si introduce la forte enfasi sulla panoplia disponibile per la Bce e sulla determinazione nel rendere possibile l’allontanamento dei prezzi dall’area della deflazione. Questo segnale è forte anche perché il tempo che ci separa dalla possibile revisione della politica monetaria di marzo non è brevissimo e non sarà facile governarlo, pur se la spada di Damocle di decisioni spiazzanti e il rischio che si possa incorrere nelle Idi di marzo potrebbero finire con il regolare le scelte degli attori dei mercati.
È stato poi importante che il presidente della Bce, come del resto da tempo sosteniamo su queste colonne, abbia affrontato un argomento di Vigilanza, precisando che il livello di patrimonializzazione delle banche italiane è nella media europea e che esse presentano un alto grado di garanzie e di collaterali. Ha poi soggiunto che non sussiste alcuna richiesta di nuovi, inattesi accantonamenti o di aumenti di capitale. Si tratta di una doverosa chiarificazione che sarebbe stato necessario fosse stata fatta sin dalle prime turbolenze di lunedì scorso da parte della presidente del Supervisory Board, Danièle Nouy. A proposito della sistemazione dei crediti deteriorati Draghi ha rassicurato, affermando che si è ben a conoscenza che il tempo della sistemazione non può essere breve e che il noto questionario, inviato non solo a banche italiane, ha solo lo scopo di informarsi sulle buone pratiche in materia, come del resto sottolineato da MF. In definitiva, per l’ex governatore della Banca d’Italia non vi sono segnali di instabilità finanziaria come nel periodo pre-crisi e il sistema bancario è resiliente e solido. Ma d’ora innanzi bisognerebbe compiere un altro passo e affrontare il problema del raccordo tra politica monetaria e Vigilanza bancaria, anche perché Draghi, scendendo nel merito delle diverse problematiche, ha confermato il ruolo del direttivo anche nel campo dell’attività di controllo.