Massimo Picozzi, Mente&Cervello 1/2016, 20 gennaio 2016
QUEI CARI FIGLI ASSASSINI
Ci sono fatti di cronaca che accettiamo con una sorta di triste rassegnazione, collocandoli nel novero delle tragedie comprensibili; altre storie però non riusciamo proprio a spiegarcele.
La verità è che ogni volta si cerchi di approfondire il passato dei protagonisti di un delitto, magari perché è stata richiesta una perizia psichiatrica, si scopre sempre una motivazione, più o meno nascosta, più o meno recente. A stupirci, in particolare, sono le vicende in cui non c’è nessun segnale chiaro di una crisi imminente, e il movente del gesto dell’assassino lo si può recuperare solo a posteriori.
Come è capitato ad Ancona, solo qualche settimana fa.
Dal Nebraska a Novi Ligure
Lui ha appena 18 anni, la sua fidanzatina soltanto 16. Ci vorrà tempo per capire cosa sia davvero accaduto, perché Antonio si sia presentato a casa della giovane con una pistola in tasca e abbia svuotato il caricatore addosso ai suoi genitori. Quel che è abbastanza certo, è che ciascuno dei due cercherà di addossare all’altro le maggiori responsabilità.
È già successo. Le cronache giornalistiche hanno subito citato il precedente di 14 anni fa, a Novi Ligure, quando a uccidere sono stati Erika De Nardo e Omar Favaro. E poi, chi ha dimenticato Pietro Maso, che nel 1991, poco più che ventenne, massacrò i genitori assieme a un paio di amici.
Ci sono però anche altre storie che ancor più sembrano ricordare il dramma di Ancona.
La prima è avvenuta negli Stati Uniti, nel 1957, quando Charles Starkweather uccide per la prima volta, durante una rapina. Arriva da una famiglia povera del Nebraska, dove è nato 19 anni prima, e ha passato l’adolescenza disordinatamente, tra alcool e piccoli reati. Con un solo modello in testa, assomigliare a James Dean, di cui però sembra solo una caricatura, ma è sufficiente per conquistare Caril Ann Fugate, che di anni ne ha solo 14. Il 28 gennaio del 1958, Charles si presenta a casa di Caril, uccide il padre, la madre e la sorellina di 2 anni. Lei aiuta il fidanzato a nascondere i corpi, racconta ai vicini che i suoi sono a letto con l’influenza, e poi scappa con il ragazzo.
In una settimana rapinano e ammazzano sette persone, e sulle loro tracce si scatena una caccia all’uomo mai vista. Li catturano grazie all’intervento di un privato cittadino che arriva a dare una mano a un ufficiale di polizia.
Starkweather finisce i suoi giorni sulla sedia elettrica, nel 1959. Caril Ann Fugate, minorenne, se la cava con una condanna all’ergastolo. Uscirà dal carcere in libertà vigilata nel 1977.
Una famiglia tranquilla
Il 13 novembre di due anni prima, alla periferia di Vercelli, c’è una villetta che appartiene alla famiglia Graneris. La televisione è accesa, il volume alto a trasmettere un programma di varietà, le voci dei nonni, Margherita e Romolo, dei genitori, Itala e Sergio, e quella di Paolo, il ragazzino di 13 anni. Poi suonano alla porta, una visita attesa, e gli spari, tanti, almeno 17 colpi. Alla fine solo una pozza di sangue che si allarga, lentamente. E il televisore che continua a trasmettere.
Margherita e Romolo Zambon di sacrifici ne hanno fatti tanti, sono pure emigrati in Francia. Ma ne valeva la pena perché, tornati in patria, sono riusciti ad avviare una piccola attività commerciale. La famiglia si è poi allargata con il matrimonio della figlia Itala, che ha trovato un gran bravo ragazzo, Sergio Graneris. Lui ha fatto un po’ di tutto, il contadino, poi il camionista e il gommista, fino a rilevare l’attività dei suoceri con cui ha un ottimo rapporto. E appena ci sono i soldi per costruire una casa, allora deve essere grande abbastanza per tutti, ci devono stare anche i nonni Zambon.
Nel 1957 nasce Doretta, nel 1962 arriva Paolo. Sembra che tutto proceda per il meglio, perché il lavoro va bene, e ci si può permettere qualche piccolo lusso.
Ma Doretta sta crescendo inquieta e ribelle, a lei la provincia va stretta, e nemmeno il tenore di vita che le garantisce papà Sergio le sta bene. Poi, il 31 dicembre del 72, conosce un ragazzo che si chiama Guido Badini e ha due anni più di lei. Guido non piace molto ai Graneris, è un tipo introverso, e nonostante un diploma di ragioniere non riesce a trovare lavoro.
Bisticci, qualche parola di troppo, una porta che sbatte. Ma tutto sembra sotto controllo, tutto sembra far parte di una tranquilla e faticosa normalità.
Almeno fino a quando Doretta compie 18 anni, perché a questo punto di regole e limiti lei non ne vuole più. Va e viene di casa, vuole sposare Guido. Che continua a non piacere, anzi, papà Sergio ha il sospetto che con il matrimonio non voglia portarsi via solo la figlia ma anche i soldi dei Graneris.
Il 5 ottobre Doretta scappa di casa, se ne va con Guido a Novara, ma non ci sono soldi, non c’è futuro. Sergio poi ci ripensa, accetta l’idea che si sposino, compra loro i mobili di casa, ma ormai, nella testa dei due ragazzi è cresciuta una gran rabbia, la rabbia di chi vuole il mondo e non se lo può comprare.
Succede alle coppie così, che pian piano nasce un’idea, e nessuno l’accetta fino in fondo, ma nemmeno ha la forza di zittire l’altro. E l’idea diventa un piano, con i dettagli che prendono il posto della realtà intera. Lo si vedrà tanti anni dopo, con l’altra coppia maledetta di giovani, quella di Erika e Omar, anche loro figli della provincia italiana, anche loro a sentirsi stretti in casa.
Dall’amore alle accuse
Ma Doretta e Guido hanno bisogno di qualcuno che gli dia una mano, che recuperi le armi con cui colpire. Alla fine trovano un balordo con precedenti alle spalle, comprano due pistole, e la mattina del 13 novembre rubano un’auto nel parcheggio dell’Alfa Romeo di Arese.
Quando la sera arrivano a casa Graneris, il suono del campanello non allarma nessuno. È Doretta che è passata a salutare con Guido.
Due pistole, Doretta spara tre colpi che vanno a vuoto, Guido che invece ha dimestichezza con le armi, colpisce prima gli uomini, poi Margherita, Itala e Paolo. Qualcuno tenta di ripararsi sotto il tavolo, e si piglia un proiettile a distanza ravvicinata, come un colpo di grazia. E uscendo, i due ragazzi ammazzano pure il cane, che spaventato dai rumori si era messo ad abbaiare.
Sergio Graneris è uno che non fa mai tardi al lavoro, e quando i dipendenti non lo vedono arrivare la mattina dopo, avvertono sua madre, le dicono di andare a vedere se è successo qualcosa.
La porta aperta, nessuno che risponde e una televisione accesa.
Poi la donna scopre i cadaveri.
C’è una regola nelle indagini, vecchia ma utile, e poi c’è l’esperienza che la sostiene: la maggior parte delle vittime conosce il proprio carnefice.
I carabinieri vanno a cercare Doretta, un po’ per comunicarle la notizia, un po’ per vedere come reagisce. E nemmeno la trovano, perché è al bar con Guido a fare colazione.
Le reazioni dei due non convincono nemmeno un po’. Troppo freddi, troppo distaccati. E poi, nella macchina di Guido, trovano pure un bossolo compatibile con i colpi sparati a casa Graneris.
Ci vogliono otto ore di interrogatorio, che sono poche e anche tante per una ragazza di appena 18 anni, prima che Doretta confessi la strage, e se ne assuma tutta la responsabilità.
Per mesi Doretta conferma la sua versione, che è stata lei a sparare. Ma pian piano qualcosa si incrina, ed è una costante nelle coppie criminali. Tanto si sono isolati a progettare un delitto, tanto scoprono che non sono realmente una sola cosa, una sola anima. Tutto il male che era proiettato all’esterno, la rabbia per chi impediva la realizzazione di un sogno, adesso viene rivolto al partner. Si sospetta, si dubita, e alla fine si è certi che l’altro tradisca. Partono le accuse reciproche, lo scarico delle responsabilità.
La strage è comunque così terribile che un dubbio sulla follia dei due è legittimo. E allora, quando arriva il processo, i giudici dispongono una perizia psichiatrica. Per Doretta salta fuori una certa immaturità, per Guido la tendenza a mentire, ma nulla che tolga la capacità di intendere e volere. Ergastolo per tutti e due, l’Assise conferma, la Cassazione chiude ogni discorso.
In carcere Doretta Graneris studia, si laurea in architettura, e nel 1993, non senza polemiche, ottiene la semilibertà; nel 2000 le vengono concessi cinque anni di libertà vigilata.
Sono passati 23 anni dalla strage. Doretta ha compiuto 58 anni, e chi sia oggi è impossibile dirlo. Di lei le cronache non riportano traccia. Possibile che abbia cambiato nome. Impossibile che abbia dimenticato.