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 2016  gennaio 20 Mercoledì calendario

PERISCOPIO

Berlusconi: «Ci sono stati quattro colpi di Stato negli ultimi 20 anni». E quando governava lui anche un bel po’ di bottarelle. Gianni Macheda.

In definitiva l’euro non è una moneta. È una tappa del nostro destino. Jean Boissonnat: «Europe année zéro» (Europa anno zero). Bayard, 2001.

Guardi, Berlusconi lo conosco da quando era vivo mio marito, e l’ho sempre stimato come portatore di modernità. Ricordo un incontro a casa nostra all’epoca del disegno di legge sul riordino del sistema televisivo. Giorgio lo appoggiò garantendogli i voti missini. Assunta Almirante, vedova di Giorgio Almirante, segretario del Msi. (Mimmo Di Marzio). il Giornale.

Si può amare o non amare la Thatcher. Certo, non siamo nell’Inghilterra degli anni Settanta. Ma nessuno può negare che lei ha rimesso in piedi un paese che stava sprofondando. François Fillon, ex premier francese ai tempi di Sarkozy. Le Monde.

Nikita Mikhalkov non usa mezzi termini: «Ci avete ingannati. Noi stessi abbiamo distrutto l’Unione Sovietica. Gorbaciov vi ha regalato tutto. Ma gli americani e l’Occidente si sono comportati come se ci avessero sconfitti. Nulla di tutto ciò che avevate promesso ci è stato dato, solo jeans, McDonald’s e merda». Paolo Valentino. Corsera.

Mattarella: «Sulle donne italiane grava il peso maggiore della crisi economica». Il marito a casa. Spinoza. Il Fatto.

Non so che cosa sia il carisma. So che quando un direttore attraversa la pedana per raggiungere il podio, l’orchestra capisce già se c’è l’ha o no. Carlos Kleiber, di cui sono stato amico, mi raccontò che a Tokyo dirigeva la Filarmonica di Vienna nel Cavaliere della rosa, e c’era un punto in cui non era contento dell’orchestra. Una sera, due, la terza decise in quel punto di non fare alcun gesto, di stare fermo. Finalmente ascoltò quello che chiedeva. «Perché», chiese all’orchestra, «quando non ho diretto avete eseguito quello che volevo?». «Dipende da chi è colui che in quel momento non dirige sul podio», fu la riposta. Ecco il carisma: la presenza. Credo sia un misto di temperamento, sapienza, tecnica. Se non ce l’hai e ti sforzi di esibirlo, ti fai nemica l’orchestra. Riccardo Muti, direttore d’orchestra. la Repubblica (Anna Bandettini).

Sul piano della politica interna, l’intolleranza agisce attraverso la paura. Il punto essenziale è proprio questo: gli uomini fanno molte cose per paura, e l’intolleranza fa paura, mentre la tolleranza non fa paura. Perciò gli uomini obbediscono alle intimidazioni e alle pressioni dei partiti intolleranti, mentre poco si curano delle sollecitazioni di partiti tolleranti. Augusto Guerriero. «Tempo perduto». Mondadori. 1959.

Più passavano gli anni e più il liberalismo di Panfilo Gentile diventava amaro, elitario e conservatore. Non fu «bastian contrario» nel senso volgare della parola, ma aveva un insopprimibile tendenza a smontare i meccanismi delle idee correnti a sgonfiare i palloncini della retorica politica italiana. Sergio Romano, prefazione a Panfilo Gentile. Democrazie mafiose. Ponte alle Grazie, 1997.

Già nei primi anni 2000, a differenza di quanto accadeva nelle democrazie più avanzate, in Italia l’elettorato di «bassa qualità» (quello «con poche risorse cognitive, oppure quello che le risorse cognitive ce le ha ma non le applica alla politica») era stato l’elettorato più pronto a spostare il proprio suffragio da una coalizione all’altra. Marco Valerio Lo Prete. Il Foglio.

Poco lontano intanto ceri accesi, stendardi, teste bucate da corone di spine, flagelli con cui si tormentavano le schiene. Erano i cupi pellegrini del Giubileo in quel 7 febbraio 1600. Odore di carne bruciata e il pulviscolo che vola per l’aria, ricade nelle piaghe dei flagellanti e sui seni freddi delle puttane, che dai finestroni seguitano a reclutare clienti. Geminello Alvi, Ai padri perdòno. Mondadori, 2003.

Solo nei Paesi anglosassoni, alla fine del Seicento, è stata estesa all’intera nazione la formula politica chiamata democrazia che, in forma embrionale, era nata in Grecia e a Roma. Nella democrazia moderna il potere viene deciso attraverso elezioni, ma il vincitore non può rendere irreversibile il suo dominio. Deve lasciare al vinto libertà di culto, di parola e di organizzazione, in modo che egli possa tornare a competere elettoralmente e provare a vincere le elezioni a sua volta. Questo meccanismo è diventato una istituzione stabile in Europa occidentale solo dopo la sconfitta del totalitarismo nazista e in quella orientale con la fine di quello comunista. Francesco Alberoni. l Giornale.

Pietro Salini, guida quella che è diventata, dopo l’operazione di fusione con Impregilo, la prima azienda nel settore delle infrastrutture del nostro Paese e una delle leader a livello mondiale. Si appresta a lanciare una campagna assunzioni di 15 mila persone nel mondo nei prossimi tre anni e di queste 2.500 in Italia nei prossimi dodici mesi e 100 giovani ingegneri neolaureati nei prossimi tre mesi. Oltre a questo un programma pluriennale di tutoring di 100 talenti in Italia e 400 all’estero, ogni anno, che verranno seguiti sin dall’inizio dei propri studi. Daniele Manca. Corsera.

Per vent’anni mio padre ha fatto il commesso in un negozio di tessuti a Palermo. Quando il bisnonno fu travolto dall’epidemia delle vigne, restarono i debiti. E per tutta la vita, nonostante poi ci si fosse ripresi, mio padre che aveva vissuto indirettamente quel trauma aspettava la catastrofe. Il suo mondo, fatto di regole ferree, di tradizione imposta, stava andando a puttane. Non se ne accorgeva. Non vedeva il nuovo, spuntare. C’è gente incapace di scorgere il nuovo. Psicologicamente si sentiva un vinto. La mia fortuna è stata di conoscere a 19 anni Leonardo Sciascia. Ferdinando Scianna, fotografo. (Antonio Gnoli). la Repubblica.

La stalla era il tuo posto fra le cose, / che abbandonasti nei primi anni cinquanta, / abbagliato - come tanti - / da molte false promesse, / pagando a caro prezzo / lo strappo dal quel mondo minimale / di pareti calde e basse, / dall’acre odore di paglia / fermentata d’urina... Giovanni Zilioli, La compassione dei vinti. Poesie. Nephos edizioni.

Parigi è una città che mi placa, la mia preferita, l’ho sempre amata. Piergiorgio Branzi, ex corrispondente della Rai da Mosca e da Parigi. il Foglio.

I primi a godere della caduta del fascismo sono stati gli ex fascistoni. Roberto Gervaso. ilMessaggero.it.

Paolo Siepi, ItaliaOggi 20/1/2016