Pietro Acquafredda, Anno Santo 1825. Massimo d’Azeglio. I miei ricordi. Postumi, 1867, 19 gennaio 2016
Giubilei– Roma si trasformerà per l’Anno Santo, in un grande stabilimento di esercizi spirituali? Non teatri, non feste, non balli, non ricevimenti, neppure in piazza i burattini, ed invece prediche, processioni, funzioni ecc
Giubilei– Roma si trasformerà per l’Anno Santo, in un grande stabilimento di esercizi spirituali? Non teatri, non feste, non balli, non ricevimenti, neppure in piazza i burattini, ed invece prediche, processioni, funzioni ecc. C’era motivo a mature riflessioni. Non che io fossi portato allora, come non fu mai, per quelle seccature che la società chiama divertimenti; ma alla fine quella malinconia, e peggio, quell’ipocrisia universale era un passatempo che poco mi tentava. Bisognava sentire i giovani, i militari, gli impiegati, messi al bivio di rimetterci il posto o cantare misereri, che moccoli attaccavano in via preventiva. C’era da farsi un’idea di quello che sarebbero stati all’atto. In somma era una triste commedia, e non volendovi assistere, risolsi di scegliere quell’anno per una visita ai miei parenti a Torino. (Anno Santo 1825. Massimo d’Azeglio. I miei ricordi. Postumi, 1867)