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 2016  gennaio 19 Martedì calendario

DELITTI USCITI SUL FOGLIO DEI FOGLI DEL 18 GENNAIO 2016


Said Chaachouay, 45 anni. Marocchino, agricoltore stagionale, viveva con la moglie Nakhila, 28 anni, sarta a tempo perso, a Pontecurone, provincia di Alessandria. L’altra mattina un Ahmed Belaaroussi di 35 anni, stagionale nei campi pure lui e conoscente del Chaachouay, incontrò per strada Nakhila e per abbordarla le disse qualche oscenità. Lei raccontò tutto al marito che in serata, accompagnato dalla consorte, andò a casa del Belaaroussi per un chiarimento. Quello lo aspettò sul pianerottolo con un coltello in mano e gli infilò la lama di venticinque centimetri dieci volte nelle gambe, nelle cosce, all’inguine, ferendo alla schiena pure la donna che s’era messa in mezzo per dividerli. Subito dopo se ne tornò nel suo appartamento, dove fu arrestato dai carabinieri.
Verso le 20.30 di giovedì 14 gennaio in via Fornaia 8 a Pontecurone, 3.700 anime in provincia di Alessandria.

Nadia Guessons, 45 anni. Marocchina, a detta dei vicini «carina, gentile, discreta, grande lavoratrice», viveva a Cremona col marito Saddike Chabli, 57 anni, e con le loro due figlie. I due da qualche tempo litigavano spesso perché lui era disoccupato e lei, stufa di mantenere tutta la famiglia col suo lavoro in una mensa, s’era decisa a lasciarlo. L’altra notte, le figlie in vacanza in Marocco, mentre la Guessons dormiva il marito le strinse le mani al collo finché non smise di respirare. Poi scrisse una lettera di quattro pagine per dire che si sarebbe suicidato e invece non si fece neanche un graffio.
Notte di lunedì 11 gennaio in un appartamento al primo piano di una palazzina al numero 5 in via dell’Annona a Cremona, a due passi dallo stadio.

Ashley Olsen, 35 anni. Americana, studiosa d’arte e di moda, nel 2012 aveva lasciato la Florida e si era trasferita nel centro storico di Firenze dove si manteneva facendo la dog sitter e con qualche lavoretto precario nel mondo dell’arte. Bella, «eccentrica e gioiosa, pronta ad aiutare il prossimo e a fidarsi di chiunque», fidanzata da due anni col pittore Federico Fiorentini, 43 anni. Mercoledì 6 gennaio tra i due ci fu una lite e non si sentirono per tre giorni, poi lui sabato 9 gennaio, non riuscendo a parlarle al telefono, andò dove abitava, suonò una decina di volte al campanello e non avendo risposta si fece consegnare una copia delle chiavi dalla padrona di casa. Trovò Ashley cadavere distesa sul letto, nuda, il collo piegato in una posizione incongrua, lividi e macabre striature viola. I primi sospetti si diressero immediatamente sul fidanzato, ma ben presto si affievolirono: la versione dell’uomo era verosimile, così come reggevano gli alibi dei tre giorni durante i quali, dopo il litigio, non aveva più incontrato la ragazza che, a detta degli amici, «amava moltissimo». A mezzanotte di mercoledì 13 gennaio fu fermato Cheik Diaw, senegalese di 27 anni, incastrato dal Dna e dalle telecamere di sorveglianza. Clandestino, arrivato in Italia da pochi mesi per raggiungere il fratello, bel ragazzo, alto, grosso, buttadentro per alcune discoteche d’Oltrarno, ai magistrati raccontò di aver conosciuto Ashley, la notte di giovedì 8 gennaio, al night Montecarla. Insieme avevano bevuto tanto e tirato cocaina, poi lei l’aveva invitato a casa sua: «Abbiamo avuto un rapporto sessuale, lei era consenziente. Poi è diventata nervosa. Ha cominciato a dirmi: vattene via che arriva il mio fidanzato. Mi ha trattato come un cane, mi ha spintonato e mi ha mandato a sbattere contro lo stipite della porta. Io ho reagito, l’ho colpita con un pugno che l’ha raggiunta alla nuca e lei è caduta. Si è rialzata ed è venuta contro di me, io l’ho spinta e lei è caduta di nuovo all’indietro, battendo la testa». Cheick ha giurato di non averla strangolata, come invece l’autopsia ha determinato. «Non si rialzava, l’ho presa per il collo per tirarla su, l’ho riportata nel letto del soppalco. Si lamentava perché stava male. Me ne sono andato».
All’alba di venerdì 8 gennaio al civico 5 di via Santa Monaca, centro storico di Firenze.

Nelly Pagnussat, 78 anni. Pensionata, residente a Mestre, nell’appartamento sopra al suo viveva il nipote Riccardo Torta, 68 anni, con problemi psichici e noto ai servizi sociali del Comune. Questi, robusto e silenzioso, nessuno scambio con gli abitanti del quartiere se non con l’anziana zia, nel 1973 aveva lanciato una lastra di travertino dal ponte dell’Accademia proprio mentre passava un motoscafo della Guardia di Finanza sul quale viaggiavano due finanzieri, Alberto Calascione, morto poco dopo il ricovero all’Ospedale Civile, e Vincenzo di Stefano, che rimase invece gravemente ferito. Nella sera di venerdì scese dalla zia. Lì rimase per qualche ora. Una vicina disse di aver sentito come un rumore di trapano e nient’altro. Dopo qualche ora di questi che sembrarono lavori in casa, il Torta uscì dall’appartamento, tutto confuso, con in mano una sega elettrica sporca di sangue, e andò a barricarsi in casa sua. Un vicino, temendo cose brutte, avvisò i carabinieri. Trovarono la donna fatta a pezzi e solo dopo svariate ore riuscirono a convincere l’assassino ad aprire la porta.
Intorno alle 20 di venerdì 15 gennaio in un appartamento di un palazzetto a quattro piani in via Ca’ Venier, Mestre, Venezia.