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 2016  gennaio 18 Lunedì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - IL CROLLO DELLE BANCHE BUTTA GIU LA BORSA ITALIANA


REPUBBLICA.IT
MILANO - Il petrolio accelera la corsa al ribasso, dopo che le sanzioni verso l’Iran sono state ufficialmente rimosse: una normalizzazione dei rapporti internazionali che mette Teheran nelle condizioni di tornare a pompare altri barili di greggio in un mercato già di per sé saturo. La ricomparsa in scena di uno dei maggiori produttori di oro nero, infatti, rischia di alimentare ancor di più quell’eccesso di domanda determinato dalla politica dell’Opec, che ha preferito difendere le sue quote di mercato a danno dei produttori Usa, piuttosto che stringere i rubinetti per tenere i prezzi un po’ più alti. Proprio oggi, il cartello ha precisato che il 2016 "sarà l’anno in cui inizia il processo di riequilibrio", con la riduzione delle produzioni dei Paesi non-Opec. Il timore dei mercati di dover fronteggiare ancora una fase di sovra-abbondanza di petrolio è ancora ben presente, tanto che il Brent e il Wti quotano ampiamente sotto 30 dollari al barile: nel primo caso si arriva a toccare un minimo sotto 28 dollari al barile, salvo poi risalire in area 28,6 dollari, a livelli mai raggiunti negli ultimi dodici anni. Anche nel caso del benchmark americano, la quotazione è intorno ai 29 dollari al barile.
Proprio l’andamento del greggio è uno dei parametri maggiormente osservati nelle sale operative, insieme alla Cina, in una giornata orfana degli operatori Usa: Wall Street rimane chiusa per celebrare il Martin Luther King day. I listini europei faticano a tenere botta alla situazione internazionale di volatilità, e peggiorano a cominciare da Milano. Piazza Affari parte in positivo, poi gira in netto ribasso con i titoli bancari che vanno ko e Mps in grande difficoltà. Ieri un portavoce della Bce, citato dalle agenzia internazionali, ha confermato che Francoforte sta interrogando diversi istituti in merito agli alti livelli di crediti incagliati, che sono uno dei grandi problemi degli Istituti bancari. Il Ftse Mib chiude lasciando sul parterre 2,65%. Le altre cercano di restare aggrappate alla parità, ma sul finale virano in territorio negativo: a fine giornata Londra perde lo 0,42%, Francoforte lo 0,25% e Parigi arretra dello 0,49%. L’agenda macroeconomica è piuttosto scarica e si segnala solo il commercio estero italiano; evento-principe della settimana è la riunione della Bce.
L’Iran torna sul mercato e manda il petrolio ai minimi da 12 anni. Speculatori in azione: record di scommesse sui ribassi
Chiusura in calo, in mattinata, per la Borsa di Tokyo, che peraltro ha ridotto nel finale le perdite registrate in avvio di seduta. L’indice Nikkei ha chiuso gli scambi a 16.955 punti (-1,12%), livello minimo da settembre scorso, dopo avere aperto in calo del 2,8 per cento. Si tratta della nona seduta in perdita, su 10, dall’inizio dell’anno. L’indice Topix ha lasciato sul terreno l’1,04% a 1.387 punti. Sostenuti gli scambi, con 2,23 miliardi di azioni passate di mano. La produzione industriale giapponese, dato definitivo, a novembre ha registrato un calo dello 0,9% su base mensile rispetto al -1% della lettura preliminare. Ad ottobre si registrò un 1,4%, su base annua la crescita è dell’1,7%.
E’ andata meglio alla Borsa di Shanghai, con l’indice Composite che ha recuperato leggermente a 2.913,84 punti (+0,44%); anche Shenzhen ha registrato un deciso rialzo (+1,58%). Diverso invece l’umore di Hong Kong, con l’indice Hang Seng in calo dell’1,45%. La Banca centrale cinese è attiva per ridurre la volatilità sui mercati valutari: ha annunciato che imporrà dei livelli di riserve sui depositi in yuan per le banche estere, modellandoli su quelli delle banche nazionali. La mossa, che segue la sospensione ad operare sul mercato dei cambi decisa a fine 2015 per alcuni colossi come Deutsche Bank o Standard, mira a bloccare fondi per oltre 30 miliardi di dollari e ridurre così la volatilità e le operazioni speculative.
L’euro chiude stabile a 1,0888 dollari e 127,7 yen: gli operatori non si sbilanciano prima che vengano diffusi, domani, i dati sul Pil cinese. Il rublo aggiorna i minimi dal dicembre 2014: la valuta europea è scambiata adesso a 86,2 sul rublo, mentre il biglietto verde è a 78,6 sulla moneta russa. Pesano, per l’economia russa, i tracolli dei prezzi energetici. Poco mosso lo spread fra Btp e Bund tedesco: il differenziale segna 102 punti contro i 100 della chiusura di venerdì. Il rendimento espresso è pari all’1,56%.
Come accennato, oggi Wall Street resta chiusa ma è reduce da un nuovo, forte, calo per la preoccupazione riguardante l’economia cinese. Gli ultimi 10 giorni di scambi sono stati i peggiori d’inizio anno in assoluto. Le turbolenze nei mercati finanziari alimentano le attese per un rialzo dei tassi graduale da parte della Federal Reserve, tanto che JP Morgan ha posticipato a giugno da marzo le stime per la prossima stretta. Il Dow Jones ha ceduto il 2,39%, scendendo sotto i 16.000 punti per la prima volta dallo scorso 29 settembre. Per l’indice benchmark S&P500 è stata la terza settimana di fila in calo, la striscia temporale più lunga dallo scorso luglio. Va sottolineato comunque un aspetto positivo: i minimi dell’agosto 2015 sono stati mantenuti.

MPS
MILANO - Continua la stagione di passione per il Monte dei Paschi, che da inizio anno ad oggi è arrivata a mettere insieme quasi il 30% di perdite di valore. A Piazza Affari, il titolo passa in una fase di sospensione e quando torna in contrattazione scivola fino a perdere il 14,8%. Anche per questa ragione, la Consob interviene su Mps con un nuovo divieto temporaneo alle vendite allo scoperto, che durerà almeno per tutta la seduta di martedì 19 gennaio. La valorizzazione di mercato della banca è così vicina a 2 miliardi di euro, quando soltanto nello scorso giugno aveva raccolto 3 miliardi con un aumento di capitale.

Il presidente dell’Authority, Giuseppe Vegas, è intervenuto sul caso della banca senese a margine di un incontro alla Luiss: "Stiamo facendo un monitoraggio su Mps e le altre banche", ha spiegato Vegas. "Abbiamo dato uno stop alla vendite allo scoperto di Mps solo per un giorno come prevede la normativa. Ci sono mani italiane ed estere, vedremo a fine giornata chi ha venduto".

Settimana scorsa, la Procura di Milano ha notificato l’avviso di chiusura delle indagini a carico di 13 persone, tra cui gli ex vertici di Mps, ex manager di Deutsche Bank e di Nomura, in relazione ad una serie di operazioni finanziarie con cui sarebbero state coperte le perdite dopo l’acquisto da parte dell’istituto di credito senese di Antonveneta. Mps, Deutsche Bank e Nomura sono indagate per la legge sulla responsabilità amministrativa degli enti. "Nei bilanci e nelle situazioni contabili di Mps comunicate al mercato", hanno scritto i Pm, "comprese tra il bilancio al 31 dicembre 2008 e la relazione trimestrale al 30 settembre 2012, sono stati esposti un risultato d’esercizio di gruppo difforme dal vero".

Il titolo è in sofferenza per un insieme di cause. Il patrimonio e la liquidità dell’istituto sono a buoni livelli, ma i trader temono lo scenario disegnato dalle nuove regole sul bail-in e la possibilità di una risoluzione
dell’istituto, mentre si cerca un partner per una fusione. A giocare a favore del Monte, ci potrebbe essere lo sbloccarsi della partita tra l’Italia e la Ue sulla bad bank: un modo per liberarsi più agevolmente delle sofferenze farebbe bene alla più antica banca del mondo.

RAMPINI
I titoli finanziari sono tra i più colpiti dalla caduta delle Borse. Non solo le banche italiane, sulle quali pesa una specifica crisi nazionale; più sorprendente è stata già la settimana scorsa la debolezza di tutti i titoli finanziari Usa. La ragione è strettamente legata al contro-shock petrolifero: i debiti di molte società petrolifere stanno per implodere, avverte un servizio di Cnn Money. E le probabilità di una recessione Usa sono diventate le più alte dal 2011 secondo il sondaggio Cnbc Fed.
Ma proprio i banchieri mettono d’accordo democratici e repubblicani. L’unica convergenza tra i "nuovi populismi" di destra e di sinistra: colpire Wall Street, tassare gli hedge fund. Bernie Sanders e Donald Trump su questo vanno d’accordo. Wall Street resta un nemico sia per la base del Tea Party che per la sinistra liberal. L’attacco più efficace di Sanders alla Clinton nel dibattito tv di ieri sera è stato quello sui "600.000 dollari di onorario per conferenze ricevuti dalla Goldman Sachs". Sui legami con Wall Street il senatore del Vermont non le dà tregua.
Infine, da non trascurare, c’è la componente bancaria anche nella crisi della Cina: il settore creditizio è uno degli anelli deboli del colosso asiatico. Opaco, colluso con la nomenclatura politica e coi poteri locali, gravato da debiti inesigibili legati all’eccesso di investimenti in grandi opere, edilizia.




BRUXELLES (Reuters) - Il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha detto che nel nuovo piano italiano per la gestione delle sofferenze bancarie potrà rientrare anche una forma di garanzia pubblica.

Al suo arrivo a Bruxelles per la riunione Ecofin, Padoan ha anche detto di aver discusso del tema con la commissaria Ue per la concorrenza Margrethe Vestager ieri e di sperare in una soluzione a breve.

"E’ una proposta leggera ma efficace. Il meccanismo della garanzia potrà essere parte della proposta. Si tratta di mettere in piedi un meccanismo che faciliti lo scambio dei crediti deteriorati. Ritengo che ci sia un mercato ma ha bisogno di qualcosa per dargli un avvio", ha detto Padoan.

Roma e Bruxelles discutono da quasi un anno su come fare per aiutare gli istituti di credito nazionali a ripulire i bilanci dagli oltre 200 miliardi di sofferenze nel rispetto delle norme europee sugli aiuti di Stato che limitano le capacità di credito delle banche.


ILSOLE24ORE
Giornata all’insegna della volatilità per i mercati azionari europei, condizionati ancora una volta dal continuo calo del prezzo del petrolio e oggi anche dalla chiusura di Wall Street per il Martin Luther King Day. L’indice Ftse Mib ha chiuso in ribasso del 2,65%, unico fortemente negativo nel Vecchio Continente, affossato dal tonfo del titolo Monte dei Paschi (che è arrivato a perdere il 16%) e degli altri bancari. Lo spread BTp-Bund si è attestato a 109 punti base, con il rendimento del decennale italiano all’1,57%. L’euro si è mantenuto poco sotto 1,09 dollari (cambio euro/dollaro e convertitore di valuta). Il greggio è invece scivolato ancora dopo la fine delle sanzioni nei confronti dell’Iran: il Brent è arrivato a scendere sotto i 28 dollari al barile, minimi dal 2003 per poi attestarsi a 29 dollari, il Wti è intorno ai 30 dollari.

La danza del barile
È sempre il prezzo del petrolio a condizionare l’atteggiamento degli investitori. La fine delle sanzioni nei confronti dell’Iran come conseguenza dell’accordo sull’energia nucleare di fatto comporterà un ulteriore incremento dell’offerta di barili su un mercato che già sconta l’indebolimento della domanda globale. Tutto questo contribuisce a spingere ancora più in basso i prezzi del petrolio, che a questo punto si stanno riportando sui livelli del 2003. La circostanza non sembra però almeno per il momento affossare ulteriormente le Borse , che resistono dopo la debacle di venerdì scorso e dopo aver bruciato qualcosa come 5mila miliardi di euro nelle prime due settimane del 2016.
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Pochi appuntamenti macro
La giornata festiva negli Stati Uniti e la mancanza di dati macroeconomici di rilievo in Europa tende a togliere un po’ di potenziale volatilità ai listini quest’oggi. Petrolio e Cina restano sempre sui riflettori, anche se nel resto della settimana non mancheranno gli appuntamenti importanti, a cominciare dalla diffusone del Pil cinese di domani per proseguire con la riunione della Bce a Francoforte di giovedì prossimo.

La Cina interviene ancora
Il recupero finale del listino di Shanghai è anche legato in parte alla decisione della banca centrale cinese di contrastare le speculazioni sullo yuan applicando alle banche straniere operanti su territorio cinese regole simili a quelle degli istituti locali. Dal 25 gennaio prossimo, secondo quanto confermato oggi dalla Banca del Popolo (PboC), sarà applicato un aumento dei requisiti di riserva obbligatori delle banche straniere sui depositi in yuan per evitare fuoriuscite eccessive di capitali e regolare in modo migliore i movimenti della stessa valuta cinese. La decisione, spiega la PboC servirà a «prevenire rischi finanziari e a proteggere la stabilità finanziaria» di Pechino e a rafforzare la «gestione della liquidità».

Banche sotto attacco a Piazza Affari
Mps ha subito oggi un nuovo vero e proprio rovescio dopo aver sofferto una correzione complessiva del 30% da inizio anno: sospeso per eccesso di ribasso, il titolo dell’istituto senese è poi rientrato in contrattazione e ha ceduto oltre il 13%, ma la Consob ha dovuto vietare le vendite al ribasso (short selling) sul titolo per oggi e domani. Pesante l’andamento e raffica di sospensioni anche per gli altri istituti di credito italiani, a cominciare dalle Popolari per proseguire con le “big” Unicredit e Intesa Sanpaolo.

A scatenare le vendite sembrerebbe essere stata l’indicazione legata al lancio di una nuova inchiesta/questionario ad opera della Bce sullo stato dei crediti non esigibili del sistema bancario europeo. Si tratta di un’azione legata al nuovo ruolo di supervisore della Bce, ma la notizia colpirebbe oggi in modo particolare le banche italiane a causa del livello di sofferenze particolarmente elevato (oltre 200 miliardi di euro) che affligge il nostro sistema finanziario. In forte ribasso anche Saipem, mentre tra i pochi titoli controtendenza figura invece Telecom Italia, dopo che Vivendi ha ulteriormente aumentato la propria partecipazione portandola al 21,4% circa.