Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  gennaio 17 Domenica calendario

I 10 GIORNI CHE SCOLVOLSERO IL CALCIO

Il pomeriggio del 26 dicembre 1860, sotto una fitta nevicata, nacque il tesoro più prezioso della storia del calcio: il gol. A segnare il primo fu Nathaniel Creswick, ventinovenne inglese di Sheffield, figlio di un argentiere e aspirante avvocato. L’impresa tramandata oralmente: il cronista dello Sheffield Daily Telegraph, all’epoca, si rifiutò di citare i nomi degli autori delle reti di quella che viene considerata ufficialmente la prima partita di pallone, tra Hallam Football Club e Sheffield Football Club. Il «reticente» giornalista scrisse: «Sarebbe spiacevole estrapolare le giocate di uno qualsiasi dei signori poiché tutti si sono ben comportati». Quella sfida, disputata sul campo di Sandygate Road, che era di proprietà dell’Hallam, terminò 2-0 a favore dello Sheffield. Fu, dunque, il primo derby e anche la prima vittoria in trasferta della storia del calcio. Ma, se Creswick risultò essere il primo marcatore, almeno stando alla vulgata popolare e pur non avendo notizie dei dettagli dell’azione che portò a quella rete, non si conoscono le generalità del secondo cannoniere. Ciò che conta, comunque, è che quel giorno di Santo Stefano venne giocato qualcosa di simile al calcio, che non era proprio come il calcio di oggi però ci si avvicinava, e la gente si divertì moltissimo nonostante battesse i piedi per il freddo. Era l’alba di quello che diventerà lo sport più diffuso del mondo. E Nathaniel Creswick, assieme al suo amico William Prest, originario di York, fu il motore dell’intera vicenda.


LE REGOLE Mentre gli inglesi si appassionavano al nuovo divertimento e lo esportavano in tutto il mondo, gli italiani erano ancora alle prese con l’unificazione del Paese. Garibaldi e Cavour non avevano certo il tempo per pensare al calcio, dovevano costruire uno stato, un regno, convincere un popolo intero a restare sotto la stessa bandiera: imprese decisamente più faticose rispetto a quelle di Creswick e Prest. I due erano buoni giocatori di cricket, regolarmente iscritti al club cittadino, e intorno alla metà del secolo, d’inverno, s’inventarono qualcosa per mantenersi in perfetta forma fisica. In soldoni, il calcio nacque così, come un passatempo per trascorrere i mesi più freddi dell’anno all’aria aperta, anziché poltrire dentro le fumose sale dei circoli tra una partita a scacchi e una a bridge. Creswick e Prest fondarono lo Sheffield Football Club il 28 ottobre 1857: è la società più antica del mondo. Nelle università inglesi il calcio si giocava già, ma non c’erano regole. O meglio: ogni scuola aveva le proprie. Creswick, nominato tesoriere e segretario dello Sheffield, e Prest, eletto vicepresidente, discussero assieme agli altri iscritti per buttare giù una sorta di manuale del nuovo sport. Il 21 ottobre 1858 furono stese le cosiddette «Sheffield Rules», le Regole di Sheffield che, negli anni a venire, furono ampliate fino ad arrivare alle classiche 17 (esattamente come oggi). Due dei punti fondamentali erano i seguenti: non si può toccare il pallone con le mani e non si può fermare l’avversario con lo sgambetto. Erano previsti il calcio di punizione per fallo, il calcio d’angolo e la rimessa laterale. Al tempo il calcio era uno sport molto violento e, per evitare danni ai giocatori, Creswick e Prest ritennero necessario inserire nel regolamento la punizione per chi si rendeva responsabile di interventi pericolosi. Ciò non impedì, tuttavia, che gli spettatori assistessero, nel bel mezzo di una partita, a solenni scazzottate, come quella che avvenne proprio tra Creswick e un tal Waterfall, durante un altro derby tra Hallam e Sheffield. Fu talmente clamoroso, quel match di pugilato improvvisato, cui non si astennero i tifosi di entrambe le squadre, che passò alla storia come la Battaglia di Bramall Lane, dal nome dello stadio dove si svolse. Intervenne la polizia di Sua Maestà per sedare la rissa che diede il «la», era inevitabile, a critiche terribili sul nuovo gioco: i sostenitori del rugby, del cricket, del golf si scagliarono contro i «pallonari» definendoli, nella migliore delle ipotesi lessicali, dei «grezzi energumeni».
LO SVILUPPO Le regole di Sheffield furono alla base del derby del 26 dicembre 1860. Il calcio si stava sviluppando soprattutto nella zona dello Yorkshire, nei dintorni di Sheffield e giù fino alle Midlands. Giorno dopo giorno divenne popolare, la gente lo praticava ovunque ci fosse uno spiazzo, un prato, un semplice cortile. E, perlomeno apparentemente, non c’erano distinzioni di classe, pur in una società molto settaria come quella inglese: tiravano pallonate i nobili e gli operai, i borghesi e i proletari. Le squadre erano formate secondo uno schema piuttosto strano: in un club giocava chi portava il cognome dalla A alla L, nell’altro chi aveva il cognome dalla M alla Z. La variante di questo metodo era la sfida tra scapoli e ammogliati, con inevitabili cambi di casacca al momento delle nozze. Le cronache e i pettegolezzi dell’epoca riportarono di matrimoni combinati pur di schierare uno tra gli ammogliati anziché tra gli scapoli. Nella prima partita ufficiale l’Hallam, in maglia blu, schierò 14 giocatori: Shaw (capitano), B. Elliott, G. Elliott, Hobson, Moore, Pearson, Pye-Smith, Snape, F. Vickers, T. Vickers, Warburton, A. Waterfall, G.H. Waterfall, W. Waterfall. Lo Sheffield, in rosso, mandò in campo 13 uomini: Creswick (capitano), Baker, Chambers, Dixon, Favell, Gould, Hall, Moore, Prest, Sellars, Turton, Wightman, Wild. E, nonostante l’inferiorità numerica, i «rossi» vinsero. Ma il vero problema, in quei tormentati inizi, fu uniformare il regolamento. Quando, il 26 ottobre 1863, nacque la Football Association, al termine di lunghe riunioni alla Freemason’s Tavern di Londra, le Regole di Sheffield vennero tenute in considerazione per stilare una base comune su cui costruire il futuro del calcio. Adesso Creswick e Prest, che nel frattempo, pur continuando a giocare e a dirigere lo Sheffield Football Club, avevano intrapreso con successo l’uno la carriera di avvocato e l’altro quella di imprenditore vinicolo, potevano orgogliosamente fregiarsi del titolo di «inventori». Se non ci fossero stati loro, che cosa sarebbe oggi il calcio?