Paolo Siepi, ItaliaOggi 16/1/2016, 16 gennaio 2016
PERISCOPIO
Il marò Latorre resta in Italia fino al 30 aprile. In prestito con diritto di ricatto. Gianni Macheda.
Sale a tre il numero dei gruppi accusati di aver truccato le emissioni: Volkswagen, Renault e Banca Etruria. Il rompi-spread. MF.
Berlusconi: con me in campo, FI può superare il 42%. Di indagati. Spinoza. Il Fatto.
La Balzani si lamenta perché è stata esclusa dal confronto politico tra Majorino e Sala? Bisogna piantarla di porre questi quesiti psichiatrici e cominciare a entrare nella politica. Franco D’Alfonso, assessore milanese. La Repubblica.
Fin dagli anni 50 alcuni comuni campani ad alta intensità camorristica erano governati da giunte rosse e in tempi più recenti, a Marano, molto vicino a Quarto e feudo del clan Nuvoletta-Polverino, c’era un sindaco del partito di Cossutta e Diliberto che inneggiava a Fidel Castro senza che i camorristi facessero una piega. Ovviamente in altrettanti comuni c’erano sindaci di opposto schieramento che inneggiavano al libero mercato mentre gli imprenditori pagavano il pizzo. Massimo Bordin. QN.
Il sindaco di Quarto, Rosa Capuozzo ha subìto una perquisizione. E qui rivolgo una domanda ai giuristi: si può essere oggetto di una perquisizione anche se non si è indagati? Se la risposta e sì, entriamo diritto e difilato in uno stato di polizia, poche balle. Massimo Fini. Il Fatto.
Gli italiani, già al liceo, disputano d’ideologie o d’una storia provincialissima, che ingigantisce eventi inessenziali e figure di terza fila: sanno tutto di Gramsci o di Dossetti e di rivoluzioni. Ma su di esse, per esempio quella tragedia degli equivoci che fu la rivoluzione russa, sanno quanto è filtrato dalle ideologie. Banalità fuorvianti o cimeli sentimentali, o dispute esauste. Ecco la storia che sanno gli italiani. Della storia americana non sanno nulla, se non banalità da rotocalco su Kennedy e Roosevelt che piegano però ai loro tifi casalinghi. Geminello Alvi, L’anima e l’economia. Mondadori, 2005.
Si stava meglio quando la sinistra si divideva tra Stalin e Trockij. Jena, la Stampa.
Con la monnezza dell’economia di carta si guadagna parecchio (del resto succede anche con la monnezza vera e propria). Il denaro può puzzare, ma guai se sta fermo. Stefano Cingolani. Il Foglio.
Il ministro Giancarlo (Giancarlone) Padoan farà firmare a Renzi un mini-decreto, che così riassumo: «Se gli italiani non spendono il 50% dei loro risparmi entro l’anno, glieli si porta via». Per me, come provvedimento, è giusto. Cosa ne facciamo di tutti quei risparmi in banca? Spendiamone almeno la metà in viaggi, vestiti, eccetera. Stiamo bene noi e diamo una sferzata all’economia: sarà bello vantarsi al Wto. Maurizio Milani, scrittore satirico. Il Foglio.
A Repubblica, con Eugenio Scalfari, entrarono per la prima volta le donne. Scalfari si portò via Natalia Aspesi dal Giorno insieme a Giorgio Bocca e il nuovo quotidiano si riempì di donne che non si occupavano di cucina, moda e arti leggere, ma di economia, politica estera, editoriali. Barbara Spinelli era una ragazza con la treccia e Miriam Mafai si occupava della società; la cultura era diretta da Rosellina Balbi, napoletana ed ebrea, la politica sindacale da Vittoria Sivo. Un’innovazione assoluta che costrinse gli altri giornali ad adeguarsi. Paolo Guzzanti. Il Giornale.
Quell’immagine è troppo cristiana, offende i valori multiculturali e quindi va rimossa. È stata questa la motivazione che ha portato le ferrovie britanniche a far rimuovere dalla nuova facciata della stazione di Rochester, l’immagine di San Giovanni evangelista realizzata, tra l’altro dalla quarantasettenne Katayoun Dowlarshai, figlia di un musulmano. Matteo Matzuzzi. Il Foglio.
Il volume che darei in mano a un tredicenne per farlo appassionare alla lettura? Harry Potter. Maurizio Maggiani, scrittore (Vittorio Zincone). Sette.
Nella moda femminile trionfano i dessous maliziosi e ricompaiono le giarrettiere; l’atomo guerriero (quello delle bombe) è rimpianto come guardiano della pace, l’atomo pacifico (quello delle centrali) aborrito come le bombe. Nel mondo adesso muore, non più soltanto chi non mangia ma anche (e forse soprattutto) chi beve e mangia. Saverio Vertone, Viaggi in Italia. Rizzoli, 1988.
Il solo Moris Ergas, padre di una delle mie due figlie e produttore del «Generale della Rovere» mi intentò 44 cause. Sandra Milo, attrice (Malcom Pagani). Il Fatto.
Non so se Fellini fosse omosessuale. Che cosa vuole che m’importasse di quel che faceva il genio Fellini con il suo pisello? Io a quel tempo avevo già un bel daffare con il mio, che mi dava pure qualche pensiero. Che tristezza però scoprire che nel 2015 c’è gente ancora interessata a quello che fa il prossimo della propria sessualità. Non sarebbe più interessante sapere che cosa ha nel cuore e nel cervello, anziché nelle mutande? Bruno Zanin, il Titta di Amarcord di Federico Fellini (Stefano Lorenzetto). Panorama.
Mimi Strozzi è morta mentre parlava il telefono con un’amica. L’hanno trovata col ricevitore accanto al viso affondato nel cuscino. Una bella morte, senza sofferenze e sul più bello della sua attività preferita: parlare. Aveva 77 anni: l’età giusta per andarsene. Giorni fa, aveva scritto a Colette: «Non so decidermi a metter su casa. L’unica che mi fa gola è il cimitero». È stata contentata. Indro Montanelli, I conti con me stesso. Diari 1957-1978. Rizzoli.
Nel giugno del 1915 il catanzarese generale Caviglia è sul Carso, prende il comando della divisione «Bari», distrutta sul San Michele, flagellata dal colera, gettata dai superiori comandi «come un limone spremuto in un campo, a Scodovacca, presso Cervignano». Per lui, i soldati non sono soltanto numeri, frazioni di squadra, di plotone, di compagnia: non sono soltanto strumenti del nobile gioco della guerra, piastrini di riconoscimento, gambe che corrono verso le trincee avversarie, piedi da pezze, spalle per zaino e per i rotoli di filo spinato, occhi per le feritoie e per il mirino, crani da tosare a zero, mani per il fucile, indici per il grilletto, pollici per l’otturatore, bocche per il signorsì e per il «Savoia!». Italo Pietra, I Grandi e i Grossi. Mondadori, 1973.
La nebbia si è diradata. Stracci rosa di case. Stracci azzurri di cielo. Rosso spia della batteria che indica: «scarica». Andiamo bene! Luigi Serravalli. Diario.
Per anni abbiamo fatto finta di non vedere? Ma va’, non sapevamo che fare. Come adesso. Dino Basili, Minidrink
Se qualcuno è più ricco di noi, non si è mai abbastanza ricchi. Roberto Gervaso. Il Messaggero.
Paolo Siepi, ItaliaOggi 16/1/2016