VARIE 16/1/2016, 16 gennaio 2016
APPUNTI PER GAZZETTA - FINE DELLE SANZIONI PER L’IRAN
REPUBBLICA.IT
VIENNA - "E’ un bel giorno per l’Iran, la regione e il mondo. Le sanzioni verranno revocate oggi", ha detto il ministro degli Esteri iraniano Javad Zarif, a Vienna per l’annuncio del ritiro delle sanzioni sul nucleare. Lo accompagnano il suo viceministro e il capo dell’Agenzia atomica iraniana. All’incontro presenti il segretario di Stato Usa John Kerry e Federica Mogherini per la Ue. L’accordo diventerà ufficialmente esecutivo una volta che l’Aiea annuncerà oggi che l’Iran ha adempiuto a tutti i suoi impegni, fa sapere Teheran. Quindi, prosegue l’agenzia iraniana, entrerà in vigore la risoluzione dell’Onu approvata nel luglio scorso, e cadranno le sanzioni del Consiglio di sicurezza relative al nucleare. Un’occasione storica, come sottolinea lo stesso Zarif in un tweet, per "prenderci per mano e liberarci dell’estremismo violento, specialmente i Paesi musulmani. L’Iran è pronto".
Anche gli Usa ed i Paesi Ue rimuoveranno le loro sanzioni. Non appena arriverà il via libera dell’Aiea, scatterà il cosiddetto ’Implementation Day’ e le sanzioni inizieranno a essere rimosse. "La Casa Bianca non esclude sanzioni all’Iran per altre sue attività, come i test dei missili balistici", ha detto nel briefing quotidiano Josh Earnest, portavoce della Casa Bianca. Ma Zarif è fiducioso e ha ribadito che tutte le sanzioni verranno tolte. "L’accordo con i 5+1 reggerà e nessuna delle parti "permetterà che il risultato di questi colloqui vada sprecato", ha aggiunto.
SCHEDA 1 - Dalle sanzioni del 2006 ai negoziati sul nucleare
Questa mattina nella capitale austriaca Zarif ha incontrato prima il capo della diplomazia Ue, Mogherini, come annunciato da quest’ultima su Twitter (con tanto di foto) per competare il lavoro in vista dell’entrata in vigore dell’accordo. Subito dopo ha iniziato i colloqui con il segretario di Stato Usa Kerry. Un clima di distensione fra Washington e Teheran che coincide con la liberazione di "quattro cittadini statunitensi, incluso Jason Rezaeian", il capo dell’ufficio di Teheran del Washington Post. La tv di Stato iraniana ha identificato i quattro cittadini con doppia nazionalità, di Iran e Usa, rilasciati oggi. Accanto a Rezaian, c’è Saeed Abedini, pastore dell’Idaho; Amir Hekmati, ex Marine di Flint in Michigan; e Nosratollah Khosrawi. Dalle prime informazioni emerge che sono stati scambiati con 7 iraniani che si trovavano in carcere negli Usa. Washington ha fatto sapere che l’accordo sul nucleare iraniano non è collegato al rilascio. Secondo alcune indiscrezioni, l’Iran si è impegnato a comprare 114 Airbus.
Una volta annunciata formalmente l’osservanza dell’accordo, l’Unione europea, gli Stati Uniti e l’Onu dovranno procedere a una revoca graduale delle sanzioni internazionali che hanno finora gravato sull’economia dell’Iran, un paese di 77 milioni di abitanti con enormi risorse petrolifere e di gas. Total avrebbe già inviato dei propri manager a Teheran in vista della rimozione delle sanzioni. Dovranno incontrare i rappresentanti della società petrolifera nazionale iraniana, la National Iranian Oil Company (Nioc), e della National Iranian Tanker Company (Nitc).
LASTAMPA.IT
È iniziata con il migliore degli auspici l’attesa giornata della finalizzazione dell’accordo sul programma nucleare iraniano. Teheran ha liberato quattro cittadini statunitensi detenuti nelle prigioni della Repubblica islamica. Tra loro c’è Jason Rezaeian, il capo dell’ufficio di Teheran del Washington Post, la cui incarcerazione aveva creato condanne da parte della comunità internazionale e tensioni con Washington. Gli altri sono Saeed Abedini, un pastore cristiano, Amir Hekmati, un ex Marine, e Siamak Namazi, un imprenditore, tutti con doppia nazionalità Usa e iraniana. Contestualmente sette prigionieri iraniani detenuti negli Usa saranno liberati.
La decisione della leadership iraniana giunge sulla scia dell’ampia intesa raggiunta con l’accordo sul nucleare iraniano e che vede da un parte l’interruzione dei programmi per l’arricchimento di uranio a scopo militare, e dall’altra la rimozione delle sanzioni economiche e finanziarie nei confronti di Teheran. E’ il frutto del nuovo corso impresso da presidente Hassan Rohani, e dal ministro degli Esteri Javad Zarif, artefice sulla sponda iraniana dello storico accordo. «Tutte le oppressive sanzioni imposte contro l’Iran saranno annullate oggi», chiosa Zarif secondo cui «Oggi è un bel giorno per l’Iran, la regione e il mondo». L’accordo con i 5+1 (Usa, Russia, Gb, Francia, Cina e Germani) è solido secondo le parti coinvolte e il capo della diplomazia iraniana è convinto che niente e nessuno «permetterà che il risultato di questi colloqui vada sprecato».
Il segretario di Stato Usa John Kerry è a Vienna per incontrare il collega iraniano, responsabile della politica estera per l’Unione europea, Federica Mogherini. I lavori proseguiranno poi a Ginevra dove si sta preparando una riunione del gruppo del 5+1 con l’Iran: da un punto di vista tecnico l’attuazione dell’accordo comincerà già oggi con l’invio del rapporto finale al Consiglio dei governatori della stessa Aiea ed alle Nazioni Unite. Quindi entrerà in vigore la risoluzione dell’Onu approvata nel luglio scorso, e cadranno le sanzioni del Consiglio di sicurezza relative al nucleare. Anche gli Usa ed i Paesi Ue rimuoveranno le loro sanzioni. Per la concreta attuazione di tutte le misure in questione tuttavia saranno necessari diversi giorni.
[Esplora il significato del termine: Iran, da oggi stop alle sanzioni: in vigore l’accordo sul nucleare Incontro a Vienna tra il ministro degli esteri iraniani Zarif, il segretario di Stato americano Kerry e il ministro Mogherini. L’accordo esecutivo quando l’Agenzia internazionale per l’energia atomica annuncerà che Teheran ha adempiuto a tutti gli impegni di Paolo Valentino L’incontro a Vienna in cui l’Agenzia internazionale per l’Energia atomica ha reso pubblico il rapporto che certifica l’adempimento da parte di Theran dell’accordo sul nucleare. Nella foto il segretario di Stato americano Kerry e il ministro degli esteri iraniano Zarif (AFP) L’incontro a Vienna in cui l’Agenzia internazionale per l’Energia atomica ha reso pubblico il rapporto che certifica l’adempimento da parte di Theran dell’accordo sul nucleare. Nella foto il segretario di Stato americano Kerry e il ministro degli esteri iraniano Zarif (AFP) shadow 3 223 15 Oggi è il giorno dell’Iran. Finisce nei fatti l’isolamento ultradecennale del regime persiano. Tra poche ore a Vienna, l’AIEA (l’Agenzia Internazionale per l’Energia atomica) renderà pubblico il rapporto che certifica l’adempimento da parte di Teheran delle condizioni previste dall’accordo sul nucleare iraniano, firmato in luglio con i Paesi del 5+1, cioè Stati Uniti, Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna più la Germania. L’annuncio farà scattare la fine progressiva delle sanzioni internazionali, che hanno messo in ginocchio l’economia iraniana. È il cosiddetto «implementation day», una data che ha finito per diventare il simbolo del ritorno a pieno titolo dell’Iran nella comunità internazionale, dopo quasi 40 anni di emarginazione, seguita alla Rivoluzione khomeinista e aggravatasi con l’inizio di un programma atomico sulle cui ambizioni Teheran non aveva mai voluto fare piena luce. Le parole di Zarif Ai sensi dell’accordo, l’Iran deve drasticamente ridimensionare e congelare per oltre 10 anni tutte le sue attività nucleari, in cambio dell’allentamento dell’embargo economico. Arrivando a Vienna, dove in queste ore incontra il segretario di Stato americano John Kerry, il ministro degli Esteri iraniano, Mohamad Javad Zarif, ha detto che l’annuncio dell’Aiea segnerà la concreta entrata in vigore dell’intesa nucleare: «Oggi è un buon giorno per il popolo iraniano», ha commentato il capo della diplomazia sciita. All’incontro partecipano anche il capo dell’Aiea, Yukiya Amano e l’Alto Rappresentante per la politica estera della Ue, Federica Mogherini., cui è stato affidato il coordinamento della lunga e difficile trattativa con Teheran. «Tutte le sanzioni discriminatorie contro l’Iran verranno tolte oggi», ha detto Zarif alla tv iraniana. Si calcola che l’effetto per Teheran sarà pari a 100 miliardi di dollari, soprattutto dallo scongelamento dei fondi bloccati nelle banche di tutto il mondo, una cifra enorme che sarà una vera boccata d’ossigeno per la derelitta economia del Paese. Iran prezioso alleato nella lotta contro lo Stato islamico Ma il significato dell’accordo va molto oltre quello pur determinante dell’economia. L’intesa apre nuovi scenari nel Grande Medio Oriente, dove il ritorno dell’Iran sta da un lato offrendo nuove opportunità per la soluzione delle crisi regionali, a cominciare da Siria e Iraq, dall’altra sta già provocando reazioni nervose nei due grandi Stati sunniti, Arabia Saudita e Turchia, che temono di vedere messa in discussione la loro egemonia regionale e i loro legami privilegiati con Washington. Per gli Stati Uniti e la comunità internazionale, l’Iran diventa infatti un prezioso alleato nella lotta contro lo Stato Islamico, che le sue forze stanno già contrastando sul terreno in Siria e Iraq.]
CORRIERE
Iran, da oggi stop alle sanzioni:
in vigore l’accordo sul nucleare
Incontro a Vienna tra il ministro degli esteri iraniani Zarif, il segretario di Stato americano Kerry e il ministro Mogherini. L’accordo esecutivo quando l’Agenzia internazionale per l’energia atomica annuncerà che Teheran ha adempiuto a tutti gli impegni
di Paolo Valentino
L’incontro a Vienna in cui l’Agenzia internazionale per l’Energia atomica ha reso pubblico il rapporto che certifica l’adempimento da parte di Theran dell’accordo sul nucleare. Nella foto il segretario di Stato americano Kerry e il ministro degli esteri iraniano Zarif (AFP)
L’incontro a Vienna in cui l’Agenzia internazionale per l’Energia atomica ha reso pubblico il rapporto che certifica l’adempimento da parte di Theran dell’accordo sul nucleare. Nella foto il segretario di Stato americano Kerry e il ministro degli esteri iraniano Zarif (AFP)
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Oggi è il giorno dell’Iran. Finisce nei fatti l’isolamento ultradecennale del regime persiano. Tra poche ore a Vienna, l’AIEA (l’Agenzia Internazionale per l’Energia atomica) renderà pubblico il rapporto che certifica l’adempimento da parte di Teheran delle condizioni previste dall’accordo sul nucleare iraniano, firmato in luglio con i Paesi del 5+1, cioè Stati Uniti, Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna più la Germania. L’annuncio farà scattare la fine progressiva delle sanzioni internazionali, che hanno messo in ginocchio l’economia iraniana. È il cosiddetto «implementation day», una data che ha finito per diventare il simbolo del ritorno a pieno titolo dell’Iran nella comunità internazionale, dopo quasi 40 anni di emarginazione, seguita alla Rivoluzione khomeinista e aggravatasi con l’inizio di un programma atomico sulle cui ambizioni Teheran non aveva mai voluto fare piena luce.
Le parole di Zarif
Ai sensi dell’accordo, l’Iran deve drasticamente ridimensionare e congelare per oltre 10 anni tutte le sue attività nucleari, in cambio dell’allentamento dell’embargo economico. Arrivando a Vienna, dove in queste ore incontra il segretario di Stato americano John Kerry, il ministro degli Esteri iraniano, Mohamad Javad Zarif, ha detto che l’annuncio dell’Aiea segnerà la concreta entrata in vigore dell’intesa nucleare: «Oggi è un buon giorno per il popolo iraniano», ha commentato il capo della diplomazia sciita. All’incontro partecipano anche il capo dell’Aiea, Yukiya Amano e l’Alto Rappresentante per la politica estera della Ue, Federica Mogherini., cui è stato affidato il coordinamento della lunga e difficile trattativa con Teheran. «Tutte le sanzioni discriminatorie contro l’Iran verranno tolte oggi», ha detto Zarif alla tv iraniana. Si calcola che l’effetto per Teheran sarà pari a 100 miliardi di dollari, soprattutto dallo scongelamento dei fondi bloccati nelle banche di tutto il mondo, una cifra enorme che sarà una vera boccata d’ossigeno per la derelitta economia del Paese.
Iran prezioso alleato nella lotta contro lo Stato islamico
Ma il significato dell’accordo va molto oltre quello pur determinante dell’economia. L’intesa apre nuovi scenari nel Grande Medio Oriente, dove il ritorno dell’Iran sta da un lato offrendo nuove opportunità per la soluzione delle crisi regionali, a cominciare da Siria e Iraq, dall’altra sta già provocando reazioni nervose nei due grandi Stati sunniti, Arabia Saudita e Turchia, che temono di vedere messa in discussione la loro egemonia regionale e i loro legami privilegiati con Washington. Per gli Stati Uniti e la comunità internazionale, l’Iran diventa infatti un prezioso alleato nella lotta contro lo Stato Islamico, che le sue forze stanno già contrastando sul terreno in Siria e Iraq.
pezzo sulle sanzioni di rep 3 aprile 2015
MILANO - L’accordo di massima sul nucleare tra l’Iran e il comitato dei Cinque+Uno è stato raggiunto e bollato con i gradi di "storico" da parte del presidente Usa, Barack Obama. Dal mondo economico sembra filtrare un solo concetto: "Calma". I riflessi dell’intesa sul ridimensionamento delle centrali nucleari di Teheran, che dovrebbe portare a una riapertura dei rapporti economici fin qui tarpati dalle sanzioni (che restano un nodo da sciogliere), non saranno improvvisi, a detta degli osservatori che hanno seguito la partita con l’occhio dei mercati e del commercio. Il primo settore interessato sarà quello energetico, visto che l’Iran è la quarta forza mondiale in quanto a riserve di petrolio (il 10% del totale dopo Venezuela, Arabia Saudita e Canada) e della seconda al mondo (solo dopo la Russia) per il gas naturale.
Petrolio. I mercati internazionali oggi sono chiusi e non permettono una valutazione della reazione delle quotazioni dell’oro nero alla notizia dell’accordo. Ma è bastato vedere quanto accaduto nella serata di ieri, quando il Wti ha perso quasi il 2% e il Brent il 3,7%, per capire il suono dell’eco dell’accordo, soprattutto in un momento di estrema debolezza dei corsi del greggio, dimezzati rispetto alla scorsa estate. In ogni caso, dice ad esempio la società di consulenza Eurasia Group citata dal Wsj, non appena inizierà un’aspra discussione sui contenuti tecnici dell’accordo (che si dovrà chiudere a giugno) il calo dei prezzi si interromperà. Anche la banca francese SocGen va con i classici piedi di piombo, ricordando che - dopo un eventuale ok definitivo a giugno - ci vorranno almeno tre mesi per sospendere le sanzioni e altri sei mesi per riportare la produzione di petrolio dalle parti di 1 milione di barili al giorno: "Fino al 2016, l’Iran non sarà un problema per il mercato del petrolio". L’export iraniano è crollato da 2,5 milioni di barili al giorno nel 2011 a quota 1,1 milioni nel 2013, a causa delle sanzioni. Le sue scorte sono a livelli record, per non aver potuto consumare o vendere tutto l’estratto. Per questo, in un momento di sovrabbondanza di offerta, la riapertura dei suoi rubinetti metterà ulteriore pressione al prezzo del petrolio.
L’Iran non è solo petrolio: intervista
Le altre sanzioni. Le barriere internazionali al commercio di Teheran risalgono al 2002, quando il programma nucleare è stato conosciuto dal mondo. Prima di allora, solo gli Usa avevano posto l’Iran nella lista dei cattivi, per il supporto al terrorismo prima e per le mire sull’atomica poi. Negli anni, diversi giri di sanzioni hanno colpito l’economia persiana, sia su base internazionale (con organismi come Onu e Ue) che su base bilaterale (singoli Stati). L’Onu ha sanzionato Teheran per il rifiuto di collaborare con l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica sui programmi di arricchimento dell’uranio. Per questo i blocchi erano destinati proprio all’import di tecnologie militari utili al programma, di armamenti pesanti, di esportazione delle armi iraniane e il congelamento di beni anche finanziari di imprese o persone fisiche. L’Europa ha ricalcato di fatto questi punti, bandito alcune persone dai confini dell’Ue, bloccato le transazioni con le banche e le istituzioni finanziarie iraniane (inclusa la Banca centrale) e messo un tappo al flusso di petrolio iraniano (e di componentistica per l’estrazione) verso il Vecchio continente. Questo pesava per il 20% dell’export di Teheran di oro nero, ma la Commissione ha vietato alle aziende Ue di comprarlo e trasportarlo, vietando pure alle compagnie assicurative di stipulare polizze sui carichi iraniani di greggio. Gli Usa hanno ispessito il muro più di ogni altro: di fatto ogni scambio commerciale con l’Iran è off-limit ad eccezione di quelle attività che dovrebbero portare beneficio diretto alla popolazione (assistenza, medicina) o che rappresentino uno scambio informativo (i film).
Effetti e nuovo scenario. Come accennato, l’effetto sull’esportazione di petrolio è stato devastante. La Bbc ricorda che nel gennaio 2013 il ministro del petrolio ha per la prima volta stimato l’impatto del crollo di produzione e commercio in un range da 4 e 8 miliardi di dollari al mese. La stima è che l’Iran abbia subito una perdita di circa 26 miliardi di dollari dai ricavi legati al petrolio, nel 2012, da un livello di 95 miliardi registrato nel 2011. A guardare i dati dell’ultimo World Economic Outlook del Fondo Monetario Internazionale (che ha previsto per questa primavera un aggiornamento della missione in Iran), emerge che Teheran ha registrato un crollo del Pil nel 2013 dell’1,9%, condito da un tasso d’inflazione superiore al 30% e da una moneta in caduta libera rispetto al dollaro. Migliori le previsioni per l’anno in corso: Pil reale in recupero del 2,2% e inflazione più ’contenuta’ al 20%. L’aspettativa è che ora le sanzioni vengano rimosse "a fasi", come ha fatto capire il gruppo dei Cinque+Uno (Usa, Regno Unito, Francia, Russia, Cina più Germania), per rilanciare definitivamente l’economia, a partire dai beni di più stringente necessità.
Usa, Ue e Italia. Dagli Usa arrivano i commenti più cauti sulle possibili svolte, anche perché - sottolinea una analisi di Bloomberg - la diffidenza reciproca è troppo alta e il rischio reputazionale di scivolare sul tema delle sanzioni molto scottante. "I vincitori di breve periodo dell’accordo saranno le aziende europee, che hanno avviato le loro missioni commerciali a Teheran dal novembre 2013, quando la cornice iniziale delle discussioni è stata definita", dice l’agenzia Usa. Anche perché le sanzioni Ue si concentrano soprattutto sul programma nucleare, mentre quelle Usa sono più ampie e riguardano il supporto finanziario al terrorismo e i canali finanziari per questo sono più complessi da riaprire: servirà un maggior coinvolgimento del Congresso rispetto al potere decisionale della Casa Bianca. Le società del comparto farmaceutico e delle attrezzature mediche americane potranno sfruttare con più facilità il canale umanitario per portare i loro prodotti. Ma resta la difficoltà del pagamento, proprio per l’interruzione dei flussi di denaro. Anche nel settore petrolifero, gli americani vedono le big oil europee meglio posizionate: Bp, Shell, Eni e Total avranno un vantaggio competitivo per il quadro regolamentare meno restrittivo o comunque meno difficile da ’liberalizzare’.
L’Ansa parla di un mercato da 800 miliardi di dollari che si apre davanti alle aziende europee e del fatto che, nonostante le difficoltà a causa dell’embargo, le imprese italiane hanno continuato ad essere presenti in Iran e l’interscambio tra i due paesi si è attestato nel 2014 a 1,2 miliardi di dollari, con 800 milioni rappresentati dall’export iraniano. Prima dell’embargo il volume degli scambi si aggirava sui sette miliardi di dollari e secondo l’ex ambasciatore iraniano in Italia, Bahram Ghasemi, non sarebbe difficile tornare "ai tempi d’oro del passato". La Germania potrà recitare la parte del leone, anche in questo caso: l’export tedesco l’anno scorso è cresciuto del 30% fino a 2,4 miliardi di euro. Tra gli altri paesi la Francia, con gli interessi nel settore automobilistico di Renault e Peugeot. Sono soprattutto i capitali esteri quello che Teheran cerca per crescere: il governo stima che il paese necessiti fino a 300 miliardi di dollari di investimenti esteri diretti per centrare gli obiettivi del suo piano quinquennale e raggiungere un tasso di crescita dell’8%. Secondo dati del 2012, sono 400 le società estere con investimenti diretti
in Iran. Le più attive sono quelle tedesche, norvegesi, inglesi, francesi, russe, sud coreane, svedesi e svizzere. Nestlè, Coca Cola e Pepsi hanno creato joint venture con aziende iraniane mentre giganti petroliferi come Total, Statoil, Shell e Gazprom sono attive nel settore del gas.