Luca Sofri, wittgenstein.it 15/1/2016, 15 gennaio 2016
IL MONDO RIDOTTO A UNA VENTINA DI PAROLE
Quasi tutti i dibattiti pubblici sono ormai usurpati e resi sterili da abusi strumentali del linguaggio. O in altre parole: media e politici – per rispettivi interessi e strategie – sostituiscono quotidianamente alla complessità e singolarità dei problemi alcune etichette o frasi fatte che trasformano tali complessità e singolarità in “buono”/”cattivo”. È un tema di cui avevo scritto con gli esempi di termini come “satira” (buono!), “censura” (cattivo!), “guerra” (cattivo!), “cooptazione” (cattivo!) – tutti usati per appiattire contesti e questioni le più diverse – e che è ogni giorno più attuale.
L’esempio più spettacolare di oggi è “lista di proscrizione” (cattivo!). Prendiamo il fatto: vengono elencati i responsabili di una opinione pubblica e rivendicata, persone note che hanno espresso quella opinione pubblicamente perché pubblica e rivendicata fosse. Nel citarli, e criticare quell’opinione, e accusarli di avere un’opinione sbagliata, non c’è niente di male. Immaginate che io scriva su questo blog che sono favorevole alla pena di morte, e che domani su un altro blog qualcuno scriva “Ecco Luca Sofri, è favorevole alla pena di morte, vergogna!”. Ci sarebbe scandalo? Direi di no, nemmeno da parte mia (nessuno ha detto “Ecco Luca Sofri, andate a menargli sotto casa”).
Ora immaginate che in cento scriviamo sui nostri cento blog che siamo favorevoli alla pena di morte, e che su un centounesimo blog qualcuno scriva “Ecco [lista di cento nomi], sono favorevoli alla pena di morte, vergogna!”. Ci sarebbe scandalo? Probabilmente sì: “Lista di proscrizione!”. Con una curiosa inversione per cui è peggio prendersela con tanti che con uno solo.
Ma la stessa cosa avviene ciclicamente – e di nuovo oggi – con la parola “coscienza” (buona!), sfruttata sistematicamente per nobilitare ogni opinione altrimenti discutibile. Ne dice bene oggi Luigi Manconi intervistato da Repubblica:
«Siamo tutti vittime di un linguaggio deformato fino alla falsità. Viene definita questione eticamente sensibile ciò che è, in realtà, un fondamentale diritto della persona».
Manconi è indulgente nel definirci tutti “vittime”: ci sono anche i carnefici del linguaggio e del dibattito, e i responsabili di questa falsità. Mezzi di informazione e politici di diversi orientamenti usano questo trucco per far prevalere le proprie tesi; i mezzi d’informazione, in più, lo usano per alimentare polemiche e zizzanie, ritenute merce che si vende bene (oggi, grande quotidiano, prima pagina: “Bufera” e “Scontro finale” nel solo titolo principale) e preferite alla ricerca di comprensione della realtà e delle ragioni.
Il trucco, in definitiva, è semplice e ormai diffusissimo (vecchio, nella letteratura sulla propaganda e sulla comunicazione politica), anche nelle conversazioni quotidiane: sostituire a ogni tema una parola o una locuzione che lo trasformi in “buono!” o “cattivo!”, a seconda che si voglia nobilitare la propria tesi o spregiare quella altrui, rimuovendo ogni proficua discussione e comprensione della realtà delle cose. Ed esattamente come tantissimi hanno purtroppo imparato a padroneggiarlo senza remore, è utile che tanti imparino a riconoscerlo e a non farsi trascinare su quel terreno. Con chi avvilisce così una cosa nobile come la coscienza (o abusa così di una cosa tragica come le liste di proscrizione) non si deve parlare, come diceva G.B. Shaw. Casomai scrivere una lista dei loro nomi, uno per uno.