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 2016  gennaio 15 Venerdì calendario

PERISCOPIO

Renzi apre una scuola politica. Le Frottolocchie. Gianni Macheda

Il Papa presenta il suo libro «Nessun peccato è troppo grande per Dio». E i cardinali dietro a battersi il cinque. Spinoza. It.

In un certo senso il terrorismo ha vinto, perché ha creato un sentimento di paura, e questo è quello che voleva ottenere. Atiq Rahimi, scrittore francese di origini afghane. la Repubblica.

La Rai sarà quotata in Borsa, la comprerà un fondo sovrano del Qatar che lascerà tutto così. L’unica condizione è quella di non invitare più Aldo Busi. Non è giusto. Però, se il Qatar ci ha messo i soldi, qualche soddisfazione gliela devi dare. Anche perché è già tanto che non ci hanno sbattuto fuori tutti. Maurizio Milani, scrittore satirico. Il Foglio.

I nostri voti sono al lumicino, sì. Ma se anche ne avessimo solo uno di voto, sarebbe troppo rispetto a quello che ci siamo meritati in questi mesi. Enrico Zanetti, neosegretario di Scelta civica, la lista che fu fondata da Mario Monti. (Alessandro Trocino). Corsera.

La battaglia elettorale per il Comune di Napoli è più difficile con un partito, il Pd, che è ferito. Ma se c’è uno che, in queste condizioni può vincere, beh questo sono io. Perché, in tutti questi anni, ho vissuto in solitudine, lontano dalle beghe di partito. E questa solitudine, da handicap, potrebbe trasformarsi in opportunità. Antonio Bassolino, già sindaco di Napoli e presidente della Regione Campania (Marco De Marco). Corsera.

Sono stato condannato da un collegio giudicante dove c’era Giannicola Sinisi, ex sottosegretario nel governo Prodi e in quello D’Alema. È come se Prodi fosse un deputato che, dopo la carriera politica, ritornasse a fare il magistrato e giudicasse Silvio Berlusconi. Augusto Minzolini, ex direttore del TG1 e poi senatore di Forza Italia. Agenzie.

Se l’Occidente perde la distinzione tra reato e peccato, va a rotoli. Paolo Prodi, storico, fratello dell’ex premier Romano (Alessandra Arachi). Corsera.

L’invettiva più pittoresca nei miei confronti è uscita di bocca di Carlo Ripa di Meana. Dopo aver letto il profilo che su di lui avevo scritto, mi ha definito, sul Corriere della Sera, «scarabeo stercorario», cioè ghiotto mangiatore di escrementi. A me, l’epiteto è piaciuto. Purché sia chiaro che lo splendido scarabeo, insetto sacro dell’antico Egitto, sono io. Lo sterco è altrove. Giancarlo Perna, Chiaro scuri. Mondadori, 1995.

Addirittura in ebraico l’hanno voluta far sapere, quelli dell’Isis: «Abbatteremo i confini per attaccarvi. Continueremo a colpire fino a quando non vi sarà più neanche un ebreo in Palestina. Sferreremo attacchi devastanti contro il nemico israeliano, decapiteremo gli ebrei e faremo a pezzi i loro corpi». Visto? Insultagli il Gran Muftì una volta, insultaglielo due, ecco cos’ha ottenuto Netanyahu da quella brava gente che non vedeva l’ora di andare al cinema. Andrea Marcenaro. Il Foglio.

Da una parte, una politica in pluridecennale crisi di autorevolezza domanda alla magistratura la decisione che essa non vuole o non riesce a prendere. Dall’altra, un’improvvida inflazione legislativa, sistemi processuali farraginosi, endemiche carenze di personale (togato e non), di mezzi e di strutture sono concause di una giustizia lentissima e inadeguata, che ci espone a umilianti condanne da parte della Corte europea dei diritti dell’uomo per l’irragionevole durata dei processi e per il trattamento inumano riservato ai detenuti. Glauco Giostra. Corsera.

La Sellerio (allora componente del cda Rai) mi voleva ad ogni costo alla direzione di Raidue, ma era il cda dei professori e io ero catalogato come il craxiano di ferro da sacrificare. La sera prima, il presidente Claudio Demattè e il dg Gianni Locatelli mi portarono a cena per convincermi a rifiutare. Mi offrirono un ricco contrattone da esterno. Elvira Sellerio mi avvisò: «Se te ne vai, ti ammazzo». Rimasi. Gianni Minoli. Corsera.

Associando la religione alla guerra, non omettiamo di associare alla guerra anche le ideologie che sono sempre delle religioni secolari. Puntando il dito accusatore sulle religioni monoteiste nelle guerre della nostra storia, noi omettiamo la crudeltà selvaggia delle guerre dell’Antichità politeista. Raymond Aron. Le Monde.

Il vertice di Cernobbio viene paragonato, da maliziosi ex aficionados, a Chernobyl, un deserto postnucleare, o a una riserva di vip watching, osservatori di vip: piccoli imprenditori pagano migliaia di euro per poter vedere da vicino qualche protagonista del potere ma nei convegni, per quanto stimolanti, si produce l’ovvio. Alberto Brambilla. Il Foglio.

Più di ogni cosa ha contato l’amore. A Carrera avrei sacrificato tutto, anche la carriera. Per fortuna non ho fatto come la mia insegnante di canto, Iris Adami Corradetti. Era una splendida soprano. Abbandonò le scene per stare accanto al marito medico, ma quello scappò con un’infermiera. Katia Ricciarelli (Stefano Lorenzetto). Panorama.

Mia nonna Desolina in quel continente perduto in mezzo al mare che è la Sardegna doveva sfamare cinque figli. E Cabras, crudele nella sua bellezza, aveva solo tasche vuote e piedi scalzi. Anche le scarpe erano un lusso. Ricordo negli anni Settanta l’anziano sindaco «Peppantoni» Carrus dondolarsi a piedi nudi, per le vie del paese, con i pantaloni arrotolati e la sigaretta penzolante tra le labbra. Scalzo, come gli uomini che ogni prima domenica di settembre, vestiti con un saio bianco, trasportano di corsa la statua del santo dal villaggio di San Salvatore di Sinis fino alla basilica di Santa Maria a Cabras. Scalzi. Mario Sechi, scrittore. Il Foglio.

Lui pontifica sempre, sempre: e in merito alla riforma fiscale e alla cottura delle uova, e all’algido rispetto che si deve ai grandi del design, e ai vizietti delle dirimpettaie, e ai costi dei monolocali, e all’opportunità dell’attività fisica, e alle motociclette di una volta, e agli Omega3, e al risparmio sui sacchetti della spesa mediante sportina di rafia, e ai colletti alla marinara, e alle lasagne della nonna, e al traffico sulla Tuscolana, e ai bozzetti delle prime case coloniche, e alle vacanze estive, e a quelle invernali, e a quelle autunnali perché in primavera noi non partiamo. Daniela Ranieri, Mille esempi di cani smarriti. Ponte alle Grazie, 2015.

In primavera la natura gonfia il seno ed indossa la minigonna. Roberto Gervaso. Il Messaggero.

Paolo Siepi, ItaliaOggi 15/1/2016