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 2016  gennaio 14 Giovedì calendario

ORA NON CADO PIÙ


[Carolina Kostner]

«Neppure nei momenti più bui, in questi mesi, ho creduto che il mio percorso si sarebbe interrotto. L’arte si evolve, ma non si esaurisce mai». Per Carolina Kostner, 28 anni, è finito un incubo: dopo la discutibile squalifica per aver aiutato l’ex fidanzato, il marciatore Alex Schwazer, a eludere un controllo anti doping, torna a gareggiare il 16 gennaio a Osaka, in Giappone, in occasione della terza edizione del Medal Winners Open, una gara di pattinaggio di figura.
Che cosa si prova a scendere in gara dopo 16 mesi di squalifica?
«Di fatto, dopo la chiusura dell’appello al Tas, il tribunale arbitrale dello sport, sono stata ferma 12 mesi: un tempo lungo, ma talmente denso di avvenimenti che in un certo senso è volato.
Non amo piangermi addosso, è parte del mio carattere affrontare il problema e trovare le soluzioni. E così ho fatto, anche se alcune ferite lasciano cicatrici».
Che effetto le fa tornare a sfidare altre pattinatrici?
«Ho sempre nutrito grande rispetto per le mie colleghe: nella vita puoi imparare da tutti. Certo, la competizione ti dà l’adrenalina, ma alla fine la sfida è sempre con se stessi e con i propri limiti».
In questi mesi, lontana dalle gare, ha continuato ad allenarsi. Al suo posto avrei avuto la tentazione di mollare. Come ha fatto a mantenere la serenità, la voglia di pattinare?
«Non sono una persona che si arrende facilmente, credo che si sia capito. Anche nei momenti più difficili i miei genitori, il mio staff, la Federazione italiana sport ghiaccio e le Fiamme Azzurre (il gruppo sportivo della Polizia penitenziaria a cui Carolina appartiene, ndr) mi hanno sostenuta. Con una famiglia così grande, come si fa a mollare?»
La gara di Osaka è una tappa per mettersi alla prova?
«Partecipare è un onore. Pattinare è quello che amo e desidero completare un percorso sportivo che non è stato interrotto per mia volontà. Ma le forme e i modi li sto ancora valutando. Un atleta non è un robot con il tasto “acceso/spento”: dovrò fare i conti con i miei limiti, anche se il bello della vita è superarli».
È stata assolta dall’accusa di “omessa denuncia”, ma ha pagato lo stesso. Nessuno potrà mai restituirle i mesi di sofferenza per la sua squalifica. Prova ancora rabbia?
«Mi sono sentita amareggiata, delusa, arrabbiata. Vivere sotto i riflettori ha amplificato tutte le emozioni. E dopo aver lottato una vita per un successo pulito, ottenuto con sacrificio e una disciplina senza scorciatoie, è stato uno shock giustificarmi dall’accusa di doping. Ho attraversato un periodo duro, ma adesso voglio solo guardare avanti, senza farmi logorare dal passato».
«Dagli errori si impara molto», ha dichiarato. E ha aggiunto: «Come atleta, forse avrei dovuto evitare di farmi coinvolgere dai sentimenti». Ma come si può rinunciare a innamorarsi?
«La vita è buffa, prima ti fa cadere e poi ti insegna la lezione. E non viceversa. Adesso ha poco senso pensare che cosa sarebbe successo se fosse andata in maniera diversa. Un rapporto di coppia vive necessariamente momenti difficili, che a volte diventano insuperabili. È ciò che è successo a me e Alex, e le nostre strade si sono divise. Fa parte della propria crescita personale. Ora la vedo così».
Un bilancio del suo ultimo anno.
«Duro, difficile, ma ho cercato di trasformare questo periodo di stop forzato in un’occasione per allargare i miei orizzonti. Ho proseguito gli studi in Comunicazione all’università e anche danza classica, uno strumento fantastico per arricchire le mie prestazioni sul ghiaccio. Mi sono ritagliata i miei spazi di riposo ed essermi trasferita a Roma mi ha aiutato tantissimo: una città meravigliosa che mi ha dato molti stimoli positivi».
Dopo aver vinto una medaglia di bronzo alle Olimpiadi invernali di Sochi nel 2014, è stata travolta dalla bufera giudiziaria e non ha potuto pianificare con serenità il suo futuro. Il suo sogno è partecipare ai Giochi olimpici in Corea del Sud nel 2018?
«Le Olimpiadi sono un momento magico, dove incontri atleti che vengono da Paesi difficili: storie di determinazione, speranza e coraggio che ti rimangono dentro. Un appuntamento così importante fra due anni è una grande motivazione».
Quando smetterà di pattinare, che cosa farà?
«Voglio trasmettere la mia esperienza ai giovani. Il mio sogno più grande è che i ragazzi non debbano più spostarsi all’estero per seguire la loro passione, come successo a me, che mi sono trasferita a 13 anni in Germania. Vorrei che trovassero in Italia tutto ciò che serve per competere con le migliori nazioni».
In questi giorni pattinerà in Giappone. Un Paese speciale per lei?
«È magico. Ho tanti fan giapponesi: tornerò in Italia con sacchi pieni di letterine e peluche».
A che cosa si ispira per questa gara?
«Pattinerò su un’aria dell’opera Thais di Jules Massenet: la storia di una donna forte che ha avuto il coraggio di cambiare vita, cercando di raggiungere una pace interiore che tutti desiderano, ma da cui ci allontaniamo spesso distratti da mille altre cose. Questo aspetto mi ha molto colpito e mi ha dato l’idea di interpretarla a modo mio».
Lei è una donna timida e riservata. Ci sarà un momento in cui la sentiremo parlare di nuovo di sentimenti?
«L’amore non è questione di timidezza: accade e basta. Dobbiamo pianificare anche quello? Lasciamo che arrivi da solo. La vita ti sorprende quando meno te lo aspetti».