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 2016  gennaio 14 Giovedì calendario

GLI 800 METRI DI VERGOGNA PER L’ATLETA CHE NON HA UN SESSO


Un minuto hai un oro al collo e quello dopo la vergogna addosso. Caster Semenya, campionessa degli 800 metri, è la prova che chi non ha una casella precisa in cui stare fa in fretta a finire fuori pista, fuori gioco. Ai margini.
Caster è una donna, a tutti gli effetti, ed è una donna muscolosa innamorata di un’altra donna. E una donna nata con delle caratteristiche maschili, con gli ormoni di entrambi i sessi: femmina fuori e maschio dentro. Non si tratta di scelte, di sessualità nascosta, è un disturbo genetico. È nata così, la patologia non altera la sua personalità e in realtà nemmeno il fisico anche se è mascolina e le piace assecondare il suo profilo squadrato. Adora, meglio adorava, esibire i bicipiti e quella prova di forza è diventata una stupida prova contro di lei.
Nel 2009, quando ha vinto ai Mondiali di atletica, invece di applaudirla l’hanno portata via. Giù dal podio e dritta nel tunnel, scortata, accompagnata, tirata per i gomiti per fare in fretta e sparire dalla telecamere. Non sapevano che fare, non sapevano come reagire davanti a una ragazza con il testosterone da ragazzo: socialmente accettabile e sportivamente ingestibile. Le avversarie la guardavano storto, si sforzavano di essere politicamente corrette ma il fastidio era evidente e pure comprensibile. Come si stabilisce che la sfida è pari in questo caso? Nessuno ne aveva idea, Semenya era arrivata in finale circondata dal sospetto ed era troppo tardi per chiedere, testare, capire, così l’hanno nascosta. E le hanno cambiato la vita.
Già è complicato etichettare il proprio genere quando sai chi sei, ma quando non ne sei consapevole e avverti l’ambiguità che si prende la tua esistenza è come cadere nel vuoto. Lei è sparita, le hanno imposto «una verifica», imbarazzante e necessaria. Più di un anno per una diagnosi: donna. Come si era sempre sentita. Prima del suo caso l’argomento non era mai stato trattato dalla comunità olimpica, ora esiste un protocollo per evitare la gogna pubblica a chi non risponde ai canoni. Lei è tornata dopo una cura ormonale, resta sotto controllo e, se rispetta i parametri, può gareggiare. È meno forte di prima o forse non ha più il coraggio di pompare i muscoli.
Ha vinto un argento, sempre negli 800 metri, ai Mondiali 2011. Ha portato la bandiera del Sudafrica nella cerimonia di apertura dei Giochi di Londra ed è stata seconda pure alle Olimpiadi però è diversa, schiva, preoccupata, come se si aspettasse di essere rapita al traguardo. Nel 2009 era devastante, a 24 anni non fa più il vuoto dietro di sé. O non osa. Difficile capire dove finisca la benzina e dove lei inizi a tirare il freno per evitare guai. Quasi impossibile trovare le motivazioni e testare il sacrificio che l’allenamento chiede quando la paura ti accompagna. Semenya va a intermittenza, cambia allenatore ogni anno, alterna stagioni di successi a risultati deludenti e non sembra mai realizzata.
Lo sport era obbligato a fare domande, ma le ha poste male, fuori tempo, fuori luogo. Dopo quei Mondiali, vinti e patiti, i manager di allora l’hanno obbligata a posare per una rivista praticamente in maschera. Gonna, trucco, una ragazza spaventata e usata per una pagliacciata. Non era lei e la differenza tra quella faccia pitturata e l’atleta a cui piace sfoggiare la forza ha fatto scattare un cortocircuito. Dietro i quesiti antipatici e dovuti, «sarà avvantaggiata?», «il suo livello di testosterone influisce sui risultati?» sono comparsi quelli odiosi e pure inutili, «ma a che genere appartiene?», «le piacciono gli uomini?», «È lesbica, transessuale?». La privacy è andata in frantumi. Lei quasi.
Sei anni e diverse medaglie dopo sta ancora provando a rimettere insieme i pezzi, a volte il puzzle quasi completo si disperde di nuovo. L’identità è forte ma la definizione è fragile. Semenya cerca la qualifica ai Giochi di Rio. Si è sposata con la sua fidanzata di sempre. Ha negato di averlo fatto però ha ballato con il vestito della cerimonia. Stavolta non in maschera: per lo spazio di un romantico rituale finalmente libera.