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 2016  gennaio 14 Giovedì calendario

CITTADINI NECESSARI


[Massimo Livi Bacci]

Ci sono argomenti complessi, spinosi, da maneggiare con cura: come lo ius soli, una delle priorità del governo guidato da Matteo Renzi. Alla Camera, in prima lettura, il testo sulla «nuova cittadinanza» è stato approvato: è all’esame del Senato dove però, dopo l’ondata di terrorismo integralista islamico, rischia di arenarsi tra nuove preoccupazioni e basse speculazioni politiche che cerchiamo di scandagliare con il professor Massimo Livi Bacci, docente di Demografia all’università di Firenze e presidente onorario dell’International union for the scientific study of population.
«Mettiamo le cose in prospettiva: la debolezza demografica del Paese, la sua forte integrazione nell’economia mondiale, l’importanza di settori che offrono lavori poco ambiti dagli italiani – costruzioni, agricoltura, servizi – richiameranno, nei prossimi decenni, un sostenuto flusso di immigrazione» spiega il professore. «Se le porte restassero chiuse all’immigrazione, nei prossimi 20 anni la popolazione autoctona in età attiva si contrarrebbe di sette milioni di individui. Inevitabile, e auspicabile, che l’immigrazione continui. Ma cosa faremo di questi nuovi immigrati e dei loro figli? Una buona legge sulla cittadinanza è utile per loro e per il Paese, oltre a essere un segnale di civiltà».
Resta comunque diffuso il timore che, con lo ius soli, l’Italia possa diventare territorio di conquista da parte di integralisti e terroristi...
«Mi creda: è assai più facile che integralista diventi chi rimane emarginato, escluso dai diritti di cittadinanza, nonostante sia nato e cresciuto nel nostro Bel Paese».
Integrazione, quindi. Ma da dove partire senza ridurre la nostra libertà, né rinunciare ai valori?
«Vuole un elenco di fattori che aiutano a integrare? Lingua, scuola, casa, famiglia, lavoro, amicizie, relazioni...».
Secondo alcuni osservatori, la Cancelliera Angela Merkel ha scelto di accogliere immigrati più qualificati e più funzionali all’economia tedesca: l’Italia, invece, accoglie tutti.
«Un momento: la convenzione di Ginevra impone di accogliere tutti coloro che sono perseguitati o in pericolo di vita. Scienziati, muratori o fannulloni che siano. La Merkel – unico leader europeo – ha deciso che chi proviene dalla Siria ha diritto all’accoglienza, in quanto si tratta di un Paese devastato dalla guerra civile e dagli odi interetnici. Possiamo criticarla?».
Mi permetta di insistere, professore: mentre un’immigrazione culturalmente più preparata si sta spostando verso altre mete, noi continuiamo ad accogliere senza alcuna strategia...
«Io direi piuttosto che prendiamo le persone che riteniamo possano farci comodo. Gli immigrati che accogliamo finiscono a raccogliere pomodori, mungere mucche, tirare su muri, sfornare pizze, fare le pulizie in edifici pubblici o privati... Se poi la nostra economia, com’è auspicabile, dovesse crescere in settori più tecnologici e sofisticati, allora certamente inizieremo ad attrarre personale più qualificato in misura maggiore».
Intanto, però, il rischio è che coloro che hanno ambizioni vadano a potenziare Paesi che, fin da ora, offrono opportunità superiori. A essere brutali si direbbe che noi ci prendiamo l’immigrazione peggiore...
«Una riforma della normativa migratoria, ormai obsoleta, dovrà facilitare l’arrivo e l’inserimento di nuovi talenti, a cominciare dagli studenti stranieri nelle nostre università al termine dei loro studi. Tuttavia l’immigrazione meno qualificata non è necessariamente la peggiore: si pensi alla formidabile crescita dell’imprenditoria straniera: in assoluta controtendenza rispetto a quella di nazionalità italiana che diminuisce».
Torniamo allo ius soli: per Matteo Salvini questa legge è «una schifezza». Lei, da un punto di vista tecnico, come la valuta?
«Nessuno Stato, ormai, ha una normativa ispirata a un puro ius sanguinis o a un puro ius soli, categorie antiche create, la prima, dai Paesi di emigrazione che volevano mantenere i legami con le loro diaspore, e, la seconda, dai Paesi di immigrazione che volevano legare strettamente a sé i nuovi arrivati. La legge in approvazione al Senato è una delle tante soluzioni possibili, direi dettata da una certa prudenza. Il genitore straniero il cui figlio viene naturalizzato alla nascita deve essere «residente di lungo periodo», ossia almeno cinque anni; questi genitori, dunque, sono già ben radicati nel Paese».
Ecco: a sentire certi nostri politici, sembra che il fenomeno dell’immigrazione riguardi solo l’Italia.
«Secondo l’Unhcr, nel mondo i rifugiati sono 14 milioni (senza contare i profughi interni ai Paesi), i richiedenti asilo due milioni. Sommando queste due categorie, l’Italia ospitava (a fine 2014) 141 mila persone, certo molte, e in aumento, ma assai meno della Germania (443 mila), della Francia (308 mila) e della Svezia (199 mila), e poco meno del Regno Unito (153 mila). Ma a non grande distanza da noi, il piccolo Libano ne ospitava 1,2 milioni e la piccola Giordania 800 mila».
Sulla scena internazionale, la sensazione è che, sul tema immigrazione, tra uno sbarco e l’altro, l’Italia continui a restare sola.
«Sensazione sbagliata. Anche la Grecia è sola, così come la Croazia o l’Ungheria... Siamo tutti soli, perché le migrazioni internazionali non vengono governate per precise scelte politiche degli Stati, i quali non vogliono cedere a organismi o istituzioni sovranazionali nemmeno una frazione della propria sovranità in tema di migrazione».