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 2016  gennaio 13 Mercoledì calendario

CARTUCCE

«Da ottobre a marzo non ci sono gare, sparo tre volte a settimana. A novembre mi fermo, lavoro in palestra. In un anno sparo 25 mila cartucce» (Jessica Rossi, oro al volo alle ultime Olimpiadi).

CHIUDERE «Mi piacerebbe chiudere la carriera, giocando in una squadra del campionato argentino» (Leo Messi, calciatore del Barcellona).

PANICO «Credo che non bisogna farsi prendere dal panico, perché il nostro l’obiettivo resta la qualificazione in Champions. Sono i media e i tifosi che reclamano lo scudetto» (Erick Thohir, presidente dell’Inter).

RAGAZZINO «Come dico sempre, quello che mi preoccupa di più è il primo turno e il mio prossimo avversario. Del resto ho già conquistato una volta tutti e quattro i tornei dello Slam: quando ero ragazzino mai avrei pensato di vincere tanto» (Rafa Nadal, tennista).

FILM «È fondamentale motivare: io uso i film. Ai cinesi feci vedere Remember the Titans con Denzel Washington (Il sapore della vittoria in Italia, ndr); ai messicani Rocky; agli americani la biografia di John Wooden, il mitico coach di Ucla. Funzionò» (Bora Milutinovic, allenatore di calcio giramondo).

RISATE «Marcello Lippi è il tecnico più preparato che abbia mai incontrato. È l’uomo che mi ha inculcato la mentalità vincente. Non aveva paura di niente e nessuno. Una cosa mai vista con altri allenatori. E oltretutto era alla mano. Si lavorava duro, ma ci si pisciava anche dalle risate, dalla mattina alla sera« (Christian Vieri).

SPAZIALI «I tifosi sono spaziali, da brividi. La piazza è ideale per far calcio ma ci sarà un motivo se negli ultimi 26 anni l’Hellas Verona in Serie A c’è stata solo otto volte. Non voglio fare la fine del Parma o spendere senza poterlo fare. Noi paghiamo i giocatori regolarmente, paghiamo l’Iva, abbiamo un settore giovanile in crescita e basi che rimarranno solide. Si può andare in Serie B, importante è la continuità» (Maurizio Setti, presidente dell’Hellas Verona).

ECHI «Da piccolo ero juventino. Naturale, a casa mia a Valle San Bartolomeo arrivavano i primi echi delle vittorie bianconere. Poi c’è stata l’Alessandria: e Pedroni, l’allenatore- giocatore, era un ex rossonero, ci teneva in modo speciale a mandarmi lì. Mi portò a un provino a Linate quando non mi conosceva nessuno. Viani mi mise subito fra i titolari. La mia vita cambiò quel giorno» (Gianni Rivera).