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 2016  gennaio 13 Mercoledì calendario

Shuttle per Lucrezia - A Cape Canaveral alle 11,39 locali, le 17,39 in Italia, lo Shuttle Challenger esplode in volo 75 secondi dopo la partenza

Shuttle per Lucrezia - A Cape Canaveral alle 11,39 locali, le 17,39 in Italia, lo Shuttle Challenger esplode in volo 75 secondi dopo la partenza. Si spacca il serbatoio esterno (external tank). Vola a circa 3250 chilometri l’ora a un’altezza di circa 17mila metri. I motori sono al 104 per cento delle loro prestazioni. È il momento di massimo stress. È partito da una rampa di lancio rimasta in disuso per quasi dieci anni. Da lì erano partite anche le missioni Apollo. A bordo sette astronauti. Comandante: Francis Scobee, 46 anni, alla seconda missione nello spazio. Al momento dell’esplosione ha appena lanciato un grido di gioia e spinto i motori al massimo. Originario dello stato di Washington, stempiato, taciturno, dal micidiale senso dell’umorismo. Veterano del Vietnam, pluridecorato, asso dell’aria. Aveva già pilotato lo Shuttle in circostanze difficili. Moglie e due figli. Nell’equipaggio l’insegnante Christa McAuliffe, 37 anni, del New Hampshire, marito dirigente d’industra e due figli, di 10 e 7 anni. Primo civile accettato dalla Nasa, scelta tra altre 11.400 candidature. Avrebbe dovuto tenere due lezioni in orbita a tutte le scolaresche degli Stati Uniti. Molto amata in classe perché portava gli studenti ai processi in tribunale, nelle fabbriche, negli uffici, nelle chiese e nei giardini botanici. In soli sei mesi di addestramento aveva imparato a lavorare nel vuoto. Sognava di pilotare aeroplani. Altra donna a bordo: l’astronauta Judith Resnik, la seconda della storia americana. Trentasei anni, sposata con un ingegnere elettronico, madre da poco. A bordo anche: Ronald McNair, 35 anni, specialista di laser. Era stato già in missione con la Resnik. Stavolta insieme a lei avrebbe dovuto fare una serie di esperimenti che interessano al Pentagono. Il pilota James Smith, 40 anni, è al suo primo volo nello spazio. Originario della Carolina del Nord, aveva moglie e tre figli. Lo scienziato Ellison Onizuka, dalle Hawaii, sposato con due figli. Per lui in patria, che mai aveva mandato un uomo nello spazio, erano pronti grandi festeggiamenti. L’ingegnere Gregory Jarvis, 40 anni, di Detroit, era incaricato di condurre esperimenti sui pesi nel vuoto. La signora Christa McAuliffe prima di partire aveva stipulato una polizza vita per oltre un milione di dollari con Lloyd’s. Gli altri sei dell’equipaggio avevano sottoscritto un documento in cui rinunciavano a ogni diritto di rivalsa nei confronti del governo e della Nasa. L’annuncio del tecnico della Nasa: «Il velivolo è esploso… Stiamo cercando di appurare con i soccorritori cosa sia accaduto… Sono in funzione i dispositivi di emergenza». I detriti cadono in mare a circa 30 km da Cape Canaveral. Il detrito più grande ripescato dal mare è di mezzo metro per tre. Otto navi e altrettanti tra aerei ed elicotteri perlustrano un rettangolo marino di 75 chilometri per 150. I razzi laterali di spinta del Challenger (boosters) staccatisi dallo Shuttle, vengono fatti esplodere, probabilmente con un comando elettronico a distanza, pochi secondi dopo lo scoppio nel timore che si dirigano verso zone abitate. Per il 1986 sono in programma 15 voli dello Shuttle Challenger. Vengono tutti rinviati. Tra le missioni rinviate, quella dello Space Telescope, previsto per il 18 agosto. Il telescopio spaziale, il cui studio è diretto a Baltimora dall’italo americano Riccardo Giacconi, può scrutare l’universo sette volte più in profondità del più potente telescopio terrestre. Destinato al rinvio anche il «satellite al guinzaglio» ideato da Giuseppe Colombo: una sfera del diametro di un metro e mezzo, pesante circa 600 chili, legata allo Shuttle con un filo lungo cento chilometri. Realizzata dall’Aeritalia, deve studiare la fascia atmosferica intorno a 100 chilometri di quota, il campo magnetico terrestre eccetera. Reagan rinvia il messaggio sullo stato dell’Unione. Non è mai capitato prima, nemmeno in tempo di guerra. Discorso di Reagan: «Una tragedia nazionale. Forse dimentichiamo quanto coraggio ci voglia per portare a termine queste imprese. Ma oggi ci rendiamo conto di aver perso sette eroi (…) Erano pionieri i nostri morti… per questo voglio dire ai nostri bambini: il futuro non appartiene ai pavidi, ma ai risoluti. L’equipaggio perito col Challenger ci ha indicato la strada che dobbiamo seguire». I primi telegrammi di condoglianze ad arrivare a Reagan sono quelli del Papa e di Gorbaciov. Il telegramma di Gorbaciov: «Partecipiamo al vostro dolore per la tragica morte dell’equipaggio della navicella spaziale Challenger». Le condoglianze dei cosmonauti sovietici del programma Intercosmos: «I nomi degli astronauti americani saranno incisi nella storia dell’astronautica mondiale». Dopo la tragedia Radio Mosca manda in onda tre brani musicali di Glenn Miller. L’agenzia Tass alle 20 e 51 di Mosca (18.51 in Italia): «La navicella spaziale americana Space Shuttle, con sette astronauti a bordo, è esplosa poco dopo il decollo a quindi chilometri di altezza. Gli esperti non ritengono che vi siano sopravvissuti». Due ore dopo qualche dettaglio in più: a bordo c’erano due donne e apparecchiature per osservare la cometa di Halley. Con un rilancio della Associated Press secondo cui «passeranno parecchi mesi prima che si riprendano i voli dello Shuttle». Il serbatoio esterno del Challenger è una struttura cilindrica terminante a cono nella parte anteriore. Alto 48 metri, ha diametro di 8 metri e 38 centimetri. È composto da tre parti: il serbatoio dell’ossigeno liquido nella punta a cono, con volume di 559 metri cubi; subito sotto il contenitore con i sistemi elletrici di controllo e i serbatoi per la pressurizzazione a elio liquido; in basso il serbatoio dell’idrogeno liquido con un volume di 1.514 metri cubi. Attraverso tubature del diametro di 40 centimetri dal serbatoio alle camere di comustione dei tre motori principali arrivano 1.264 chili di ossigeno al secondo e 210 di idrogeno. La coda incandescente che esce dal Challenger in decollo è lunga più di un chilometro. A bordo dello Shuttle ci sono quattro cervelli elettronici che lavorano in interscambio controllandosi a vicenda 30mila volte al secondo. Se uno si guasta ci sono gli altri che lo sostituiscono (uno solo può fare il lavoro di tutti). Ogni parte del velivolo è controllata automaticamente molte volte al secondo, se qualcosa non va il computer interviene. Il giorno prima della partenza, il 27 gennaio, ricorreva un’altra disgrazia dello spazio: nel 1967 erano morti Virgil Grisson, Edward Higgins e Roger Chafee nell’incendio della loro capsula Apollo 1 prima che terminasse il conto alla rovescia. La rampa di lancio del Challenger era la stessa, inattiva ormai da dieci anni. Il generale Andrea Lorenzoni, uno dei tre astronauti italiani selezionati come possibili membri dell’equipaggio della navetta spaziale. Intervistato da Enzo Biagi: «È molto più pericoloso viaggiare in aereo che andare sullo Shuttle». Dopo un temporaneo ribasso, la Borsa di New York riprende a salire con vigore. L’indice Dow Jones dei titoli industriali apre con un rialzo di sette punti, a quota 1583.