Paolo Siepi, ItaliaOggi 13/1/2016, 13 gennaio 2016
PERISCOPIO
L’Italia gioca la carta Rutelli per la direzione dell’Unesco. Il problema sarà togliergli quel fastidioso odore di naftalina. Gianni Macheda.
Dopo la gaffe con Jim Morrison, confuso con un rapinatore, la moglie di Gasparri ha deciso di levargli Twitter fino ad esequie di David Bowie concluse. Il rompi-spread. MF.
Renzi compie 41 anni e dice: quest’anno sono cresciuto dello 0,4%. L’Italia però vuole conferme da Bruxelles. Spinoza. Il Fatto.
Boschi - Il governo ha messo la riforma in banca. Jena. La Stampa.
Jean, garzone di fattoria, chiede la mano della bella Griet, ma busca un no e se ne va alla guerra. Passano i mesi, passano gli anni; un bel giorno torna a Colonia carico di gloria, alla testa delle truppe vittoriose: ed ecco, sulla porta della città, trova la bella sdegnosa dei tempi andati che vende mele e cuoce caldarroste dietro un bancarella. Che fare? Jean, che ormai è il generale von Werth, ferma fieramente il cavallo ed esclama: «Ah, se si fosse combinato». Griet non si smontò per così poco e risponde, ridendo: «Ah, se si fosse saputo». C’era una volta, in piazza a Colonia, un monumento che raccontava, con tanto di bassorilievi, questo episodio della guerra dei Trent’anni, inventato di sana pianta attorno al 1830. Italo Pietra, I Grandi e i Grossi. Mondadori, 1973.
E c’è chi mi dà del miserabile perché levo le tende... Sì, a 65 anni non ho voglia di pagare l’87% di tasse. Ma non è che non abbia fatto la mia parte: ho dato allo Stato francese 150 milioni di euro, mentre è dai tempi della scuola che non chiedo un soldo a nessuna istituzione. Ho sempre pagato medici, medicine, chirurghi e operazioni, non so neanche cosa sia la mutua. Non mi sento affatto in debito con la Francia, amo questo paese, gli ho dato molto, non me ne lamento, ma ora non rompetemi le palle! Gérard Depardieu. la Repubblica.
La mamma di Luca un giorno aveva detto che suo marito era iscritto al partito radicale. Di quel partito ignoravo l’esistenza. Chiesi a papà cosa fosse un radicale. «Uno che vota per i liberali», rispose, «ma che è di sinistra». «È possibile?», chiesi perplesso. «No», rispose papà. Marco Santagata, Papá non era comunista. Guanda, 1996.
Internet scuoterà certamente le struttura del potere dell’economia, ma, nel Duemila, il potere resta, negli Stati Uniti, un affare di pochissimi. Rare aristocrazie venali decidono ancora quello che conta. Geminello Alvi: «L’anima e l’economia». Mondadori. 2005.
Il tripudio antifascista non funziona più. La gente ha un approccio razionale al Fn, non una relazione morale ed emotiva. Quelli che ne stanno lontano lo sono a causa del suo programma e non perché nasconderebbe qualcosa di fascista. Il vero dibattito è sull’Europa e sull’euro. L’interrogativo che è stato posto (ed è il Fn che la pone in modo più forte) è la seguente: dobbiamo uscire dall’euro? Jacques Julliard, storico di sinistra. Le Figaro.
Goebbels riuscì a conquistare scrittori, filosofi, scienziati, intellettuali. «È bello esercitare il potere con i fucili, ma meraviglioso è conquistare il potere sui cuori e sui cervelli», diceva. Giulio Meotti. il Foglio.
Il coktail esplosivo di una ideologia di sinistra che aveva unificato marxismo, cristianesimo e freudismo, si è scisso nelle sue componenti, che seguono ognuna un destino diverso; la classe operaia ha perso la centralità; la Dc ha abrogato le correnti; il Pci le sta adottando; i referendum non riguardano più il divorzio o l’aborto, sui quali ognuno era in grado di dire la sua, ma la vita dei passeri, le centrali nucleari e l’amministrazione della giustizia, questioni ignote anche ai competenti. Saverio Vertone, Viaggi in Italia. Rizzoli, 1988.
Non sono mai stata dallo psicanalista, mai. Temo che la mia vita in mano a un analista avrebbe provocato pozzi di orrore. Preferisco non sapere. Natalia Aspesi, giornalista (Antonio Gnoli). La Repubblica.
Ho un amante: il vento. Dolce, sinuoso, appassionato, malizioso, violento. Mi sussurra, mi carezza, mi grida, mi scuote, mi parla, mi spaventa, mi convince, mi seduce, mi prende. Un giorno porterà fin qui il fetore della fine del mondo. Saprà di fuoco, di carne bruciata, di urla, di disperazione, di rabbia. Avrà un sapore di veleni chimici e di bombe. Poi tutto diventerà luce e sarà finita anche per noi. Solo che qui avremo qualche minuto in più per rendercene conto. Piera Graffer, La Maliarda. LoGisma.
La prima volta che io e la mamma arrivammo a Roma, Ezra Pound ci portò a vedere Biancaneve e i sette nani. Ci divertimmo tantissimo. Gli piaceva il cinema, anche quello più popolare. Non disdegnava la commedia americana. Una sera vedemmo un film con Fred Astaire. Quando uscimmo dal cinema il babbo cominciò a ballare il tip tap. Era buffo. Divertente. Sapeva farti ridere e al tempo stesso coinvolgerti in un’impresa. Fu con questo spirito, ad esempio, che egli volle che fossi io a tradurre i Cantos. Mary de Rachewiltz, figlia di Ezra Pound (Antonio Gnoli). La Repubblica.
La upper middle class europea magari non aveva alle spalle Cesare Augusto e Lorenzo il Magnifico, ma a cosa non servono i fasti, quando ogni generazione è la prima e deve incominciare a imparare tutto, dalle lingue moderne alle posate, a non pulirsi il dietro con il vecchio dito come si è sempre fatto dalla grotta primigenia fino agli anni Cinquanta circa... con il risultato che poi un critico letterario medio sa l’inglese e il francese sempre meno bene di un marchese coglione... e non riconosce i Mattia Preti e i Luca Giordano nelle case perché magari non li ha studiati a scuola. Alberto Arbasino, Fratelli d’Italia. Adelphi, 1993.
Dopo l’Oder, Berlino, finalmente. La Cancelleria di Hitler: il Reichstag. Enorme, imponente. Nel vestibolo i nostri soldati hanno acceso falò. Sbatacchiare di gavette. Aprono scatole di latte condensato con la baionetta. Vasilij Grossman, romanziere russo, Uno scrittore in guerra, Adelphi (Corrado Stajano). Corsera.
Appartengo a quella razza che abbandona i piccoli. Luigi Serravalli, Diario.
La confidenza è l’impermeabile della donna esibizionista. Philip Bouvard, Journal drôle et impertinent, Diario comico e impertinente. J’ai lu, 1997.
Gli argomenti sui quali volevo scrivere, come il mistero dell’anima umana, il male, non interessano più ai giornali e a me l’informazione annoiava. Svetlana Alexievitch, premio Nobel per la letteratura 2015 (Bruno Corty). Le Figaro.
All’uomo pesa più la superiorità altrui che la propria inferiorità. Roberto Gervaso. Il Messaggero.
Paolo Siepi, ItaliaOggi 13/1/2016