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 2016  gennaio 06 Mercoledì calendario

ROMA ZOO APERTO. A SPASSO TRA TOPI, LUPI E FALCHI DEL TEXAS

Dopo tre giorni Cami, Nicky, Gimmy, Giorgio e Angela sono tornati a casa: erano troppo pochi contro gli storni che a Roma sono calcolati in centinaia di migliaia, una stima vaga ma espressiva. Cami, Nicky, Gimmy, Giorgio e Angela sono cinque falchi del Texas - nel senso di razza di rapaci, non di sostenitori delle politiche di G.W. Bush - portati sul lungotevere da un falconiere di Latina. Per rassicurare gli animalisti, la cui preoccupazione per la sorte degli storni non era distratta dai due centimetri di fanghiglia di guano che copre strade e auto, il falconiere disse che i suoi pennuti non avrebbero fatto agli storni niente più che spavento. Non gli hanno fatto neanche quello. Succedeva a novembre. Siamo a gennaio e si spera arrivi il freddo e se ne vadano gli storni. Ci lasceranno alle prese con i gabbiani: a Roma ce ne sono fra i 40 e i 60 mila. Li portò Folco Quilici negli anni Settanta, una coppia che si stabilì in centro e si trovò bene, presto raggiunta da simili: inutile stare al mare a fare una faticaccia per contendersi due pesci quando in città c’è spazzatura, ci sono piccioni, passeri, topi, cioè parecchio cibo. Ora, chiusa anche la discarica di Malagrotta, i gabbiani sono tutti qui, fra piazze e vie, rissosi e voraci, spietati, e con nessun senso di inferiorità.
A Roma sono stati censiti oltre cento tipi di volatili. Altri rapaci, i falchi pellegrini, i gheppi e poi gli allocchi, i picchi, le cornacchie, i merli, i pappagalli, una quantità spropositata di pappagalli verdi, più resistenti allo smog dei piccioni, e che hanno preso possesso degli alberi di Villa Ada, Villa Pamphili, Villa Torlonia. Avanti, a Roma c’è posto per l’intera arca di Noè, negli scorsi anni delle anatre nidificarono sul tetto di palazzo Chigi e poi furono traslocate da quelli della Lipu (lega italiana protezione uccelli) in luoghi meno cruciali della vita pubblica, ma ci si continua a chiedere come siano arrivate delle anatre a prendere domicilio a palazzo Chigi. Non è l’unico mistero: come arrivarono i maiali a grufolare fra i rifiuti della Boccea? E nemmeno si sta scherzando: forse qualcuno ancora non sa che a Roma ci sono i granchi, e non nei laghetti dei parchi o in zone verdi e periferiche, ma sui Fori, escono di notte, sono granchietti d’acqua dolce che vivono qui da millenni, si riproducono nel fiume che scorre sotto il Colosseo edificato, appunto, sul laghetto di Nerone. I granchi sono carucci, ma l’ultimo allarme, allarme vecchio come l’Urbe, riguarda i topi, bestie già meno affascinanti: a Castel Sant’Angelo ratti sui venti centimetri si muovono con disinvoltura fra cassonetti, panchine, giostrine dei bimbi. Vuol dire che stanno aumentando, in città ne circolano a milioni - altra stima che non ha bisogno di esattezza - e nonostante siano uno dei piatti alla più facile portata dei gabbiani.
Ora avete l’ansia? Peccato perché non siamo ancora arrivati al clou. Nel 2015 nell’area urbana ci sono stati oltre quattrocento «avvistamenti affidabili» di lupi, soprattutto sull’Aurelia a Roma Nord. Probabilmente i lupi seguono i cinghiali che sono diventati tantissimi e si spingono fino in città per trovare cibo: alla sera li si incontra sulla via Cristoforo Colombo, in zona Eur, ma non è che lì ci sia l’esclusiva. A loro volta i cinghiali mangiano le vipere; in realtà cercano soprattutto nei cassonetti fra i palazzi, perché di vipere a Roma non ce ne sono molte, soltanto qualcuna qua e là; pochi mesi fa un poveretto se n’è trovata davanti una nell’androne via Cortina d’Ampezzo (al delimitare della campagna) e all’ospedale di San Pietro, sulla Cassia, spiegarono che capita di medicare gente morsicata: per fortuna la vipera è più pacifica e meno pericolosa di quanto si pensi. E naturalmente non frequenta il centro, al massimo frequentato dai cormorani, che hanno fatto colonia nei dintorni del fiume, come le nutrie che tempo fa - non solo a Roma - con la fine del mercato delle pellicce furono liberate perché costava meno che ammazzarle. Volendo l’elenco non finirebbe mai: ogni tanto spuntano le volpi, anche a piazzale Clodio dove c’è il tribunale, nei parchi si riparano gli scoiattoli e i barbagianni, e così si sono registrate donnole, puzzole, istrici, ricci, faine, una varietà che suscita l’orgoglio di uffici deputati, come quello per la Biodiversità del Corpo forestale: «Roma è un esempio verde per l’Italia». Un verde tendente jungla.