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 2015  novembre 28 Sabato calendario

CARI STUDENTI, LE MIE 6 REGOLE PER DIVENTARE GRANDI SCIENZIATI

Alberto Mantovani, milanese, insegna patologia generale all’Humanitas University ed è direttore scientifico dell’Istituto clinico Humanitas. La sua attività di ricerca si è incentrata sui meccanismi di difesa immunologica e, in particolare, sui sistemi più primitivi (immunità innata). È il ricercatore italiano più citato nella letteratura scientifica internazionale. Lo scorso 11 ottobre ha ricevuto il premio «Milstein», il più importante riconoscimento internazionale per la ricerca sulle citochine e sugli interferoni, proteine da cui dipende il coordinamento fisiologico del sistema immunitario.

Caro giovane studente,
traggo spunto dalla mia esperienza per condividere con te qualche riflessione che mi auguro ti possa essere utile nel tuo percorso di sviluppo personale e professionale. Innanzitutto, però, una premessa doverosa: sono un medico ed un immunologo, ho dedicato vita e carriera alla ricerca in questo settore. La mia lettera, dunque, va inevitabilmente letta con questo limite di prospettiva.

1. Devi sempre seguire
le tue passioni
Ho il privilegio di fare un lavoro che è anche una delle passioni della mia vita: la mia famiglia, l’Immunologia e la Medicina, la montagna, il calcio, l’opera lirica. È un privilegio non da tutti, che va vissuto senza limiti. Significa essere preparati a lavorare tanto, anche nel tempo libero: non ti peserà. Di regola vado in vacanza, in spiaggia o in un rifugio per fare alpinismo, portando da leggere articoli scientifici. Conosco tanti scienziati — il cui apporto è stato riconosciuto anche con il Nobel — ma nessuno che abbia dato contributi importanti senza lavorare duramente.
2. Vivi in dimensione
internazionale
Nella Scienza i confini nazionali non esistono. Per questo è indispensabile crescere in un ambiente internazionale, abituarsi a leggere, scrivere, confrontarsi e studiare in inglese, la lingua della scienza, in un contesto aperto che favorisca gli scambi culturali. Con questi presupposti è nata l’esperienza di Humanitas University.
In concreto, significa anche trascorrere una parte del proprio percorso formativo e professionale all’estero. Nel mio caso, in Inghilterra e negli stati Uniti.
3. Sii sempre
umile e collaborativo
Premio Nobel, professore, dottore, tecnico, sono solo titoli. Quel che conta è lo spessore delle persone. L’avanzamento della Scienza ha una componente inevitabile di competizione ed un’altra, altrettanto necessaria, di spirito di squadra.
Un esempio fra tanti: unire le mie competenze con quelle di Elisabetta Dejana, biologa vascolare oggi in IFOM, ci ha permesso di scoprire la riprogrammazione genica dell’endotelio vascolare, in competizione con giganti come Harvard. Senza l’interazione con colleghi di tutto il mondo oltre che con miei tecnici e i tanti giovani che si sono formati nel mio laboratorio, non avrei dato alcun contributo.
4. Raccogli le sfide
e ascolta gli altri
Non aver paura di rischiare e di mettere in discussione i paradigmi correnti. Quando, in Inghilterra, il progetto cui lavoravo con Peter Alexander e Bob Evans non funzionava, sviluppai un progetto mio, diverso. Mi lasciarono libero di proseguire e al momento della pubblicazione dello studio non vollero comparire tra gli autori, lasciando a me il merito.
Questo lavoro controcorrente ha posto le basi per il «rinascimento» dell’importanza del legame tra infiammazione e cancro. Quel momento ha segnato la mia carriera scientifica e mi ha dato un grande insegnamento: l’importanza della correttezza.
5. Impara dai pazienti:
sono il centro di tutto
Per il bene dei pazienti, nel rispetto delle loro sofferenze e delle loro famiglie, trasmetti messaggi corretti e non innescare false aspettative.
Le cronache sono piene di pseudo-cure miracolose. Dare speranza è doveroso, ma la vera speranza consiste nella ricerca medica rigorosa, al di fuori della quale si alimentano solo illusioni.
6. Condividi sempre
idee e risultati
Per fare ricerca utilizzerai e contribuirai a sviluppare tecnologie altamente sofisticate e costose: non dimenticare, però, che il diritto alla salute è di tutti, anche dei più poveri. Una delle frontiere della scienza è condividere: idee, dati, risultati, ma anche i mezzi di tutela della salute.
Buona fortuna, quindi. Ti auguro di trovare, come è accaduto a me — in particolare con il National Cancer Institute e AIRC — agenzie di sostegno che favoriscono l’indipendenza dei giovani. E ti auguro di scegliere istituzioni altamente qualificate che ti accolgano e ti lascino fiorire come meriti.