Francesca Pierantozzi, Il Messaggero 17/11/2015, 17 novembre 2015
LA DONNA SOSPESA NEL VUOTO «MI HA SALVATO UN ANGELO»
PARIGI La sua silhouette scura, appesa a una finestra, ondeggiante nel vuoto sopra a un mucchio di cadaveri, resterà una delle immagini più strazianti della notte del 13 novembre. Di lei non sapremo il nome, non vuole dirlo. Adesso deve riposare, riprendersi, lo deve fare anche per il bambino. L’abbiamo saputo tutti che era incinta, perché nel video girato da giornalista di le Monde Daniel Psenny, si sente distinto il suo sussurro d’aiuto: «monsieur, monsieur, aiuto, sono incinta». Di lei non si era saputo più niente, fino a ieri: era rimasta appesa a quella finestra sopra l’uscita di soccorso del Bataclan che vomitava ragazzi in fuga inseguiti dai tiri dei terroristi. Nell’ultima immagine del video girato da Psenny, che abita proprio lì, in passage saint-Amelot, vediamo il ragazzo che le tende la mano, le stringe il polso, la ritira dentro. Dentro l’inferno, da cui usciranno sani e salvi tutti e due.
L’AMICO
Ieri è stato un amico della donna Frans Torreele, ad annunciare che è riuscita a ritrovare il suo angelo, quel ragazzo che avrebbe potuto scappare, che era già lì sulla grondaia, e che invece ha ascoltato il suo grido appena sussurrato: «Non ce la faccio più, sono incinta, aiutami». È stata lei a volerlo ritrovare. «Ha sentito la necessità di ringraziare tutte le persone che hanno fatto un gesto, e soprattutto quel ragazzo, che gli ha teso la mano per aiutarla a risalire». I familiari della ragazza hanno fatto girare il messaggio via twitter: «La donna incinta che avete tutti visti in video, sospesa alla finestra del Bataclan, desidera ritrovare l’uomo che l’ha tirata su...Giusto per dirgli grazie...». Due giorni, e il ragazzo è riemerso, salvo anche lui. «Anche lui sta bene, è la cosa che volevamo sapere». L’angelo si chiama Sebastien Besatti, è di Arles, sud della Francia. È lui a raccontare come sono andate le cose. Sebastien era andato al concerto degli Eagles of Death metal con un amico, Jeff. Alla fine della prima parte vanno a prendere due birre al bar, poi tornano sotto al palco, e questo salverà loro la vita.
IL RACCONTO
«Quando sono entrati e hanno cominciato a sparare, i primi a morire sono stati quelli che erano al bar - ha raccontato Sebastien al quotidiano La Provence - tiravano a vista. Un ragazzo accanto a me si è preso un colpo in testa. Qualcuno ha detto che c’era un’uscita di soccorso dietro il palco. Mi sono arrampicato, anche su dei cadaveri. Ero pieno di sangue. Sono riuscito ad arrivare dietro la scena, ma non c’era nessuna uscita». C’era solo una porta e dietro le scale. Sebastien sale, e si ritrova sui palchi del teatro. Davanti ci sono due finestre. Sul davanzale di ferro, si vedono due mani aggrappate: «Ho visto una donna, era incinta, era attaccata alla finestra, supplicava le persone giù per strada di prenderla se saltava. Ma giù era il caos. Sono uscito dall’altra finestra, mi sono aggrappato alla grondaia. Siamo rimasti così per cinque minuti. Poi lei non ne poteva più, mi ha chiesto di aiutarla a tornare dentro. Ed io l’ho fatto». Sebastien torna dentro, la tira su: «Poi l’ho persa».
DIVENTA OSTAGGIO
Lui torna fuori, ma è allora che il racconto diventa ancora più agghiacciante: si è sentito la punta del kalashnikov sulla gamba e uno dei terroristi gli ha detto di tornare dentro. Si ritrova con una quindicina di ostaggi. I terroristi chiedono di chiamare le tv, per parlare con giornalisti, «ma non ha risposto nessuno». Poi hanno fatto chiamare la polizia, hanno discusso con un negoziatore. Sebastien è sicuro: «Tra loro parlavano francese». Minacciavano di ammazzare un ostaggio ogni cinque minuti, hanno bruciato un fascio di banconote da 50 euro («vi piacciono i soldi?») ma mentre Sebastien aveva il kalashnikov puntato, «hanno fatto irruzione le teste di cuoio. Hanno lanciato un lacrimogeno e poi sono entrati: mi sono passati sopra, hanno sparato, ero vivo».