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 2015  novembre 16 Lunedì calendario

LA LEGGE DI STABILITÀ E IL MARE D’INVERNO

Il mare d’inverno ha il suo fascino. Tanto è attraente che profittando della legge di stabilità ancora una volta si cerca di mettere mano alle norme che regolano le concessioni e che riguardano da un lato 30mila imprese balneari, dall’altro milioni di turisti che al mare vogliono arrivarci, passando per le spiagge. Con due emendamenti presentati da Forza Italia e da Ap è stato chiesto al Parlamento di approvare altrettanti provvedimenti. Il primo dovrebbe permettere di “sdemanializzare” il litorale a vantaggio di coloro che hanno costruito immobili commerciali, agevolandoli nell’acquisto dell’area sottostante. Il secondo dispone una proroga per quei gestori che ancora non hanno pagato il canone fissato dallo Stato, spostando la data di definizione dei provvedimenti pendenti alla fine del 2016. Gridano allo scandalo i Verdi, che parlano di legalizzazione della cementificazione costiera, protestano indignati i proponenti, che parlano di esagerato allarme e insistono sulla necessità di tutelare un settore importante dell’economia italiana. Cabine, ombrelloni e bagnini sono dunque una questione nazionale che ci impegna in un braccio di ferro con Bruxelles più di quanto non facciano la riforma istituzionale della Ue o l’unione bancaria. La patologia diventa acuta quando la direttiva Bolkenstein nel 2006 stabilisce che per avere diritto a una concessione è necessario fare una gara: l’Italia non applica questo semplice principio e nel 2008 finisce in procedura di infrazione. La vicenda si chiude nel 2012, quando Roma accetta il sistema di aste e promette una legge di riforma, che però ancora non è arrivata: silenziosamente prima la fine delle concessioni in corso è stata spostata al 2020; poi si sta cercando di allungare la durata delle nuove concessioni dai 6 anni previsti da Bruxelles a 30 anni. Il tutto, appunto, per dare garanzie ad un settore strategico per l’economia italiana. Sarà anche strategico, ma i benefici collettivi si vedono poco per le casse dello Stato, dal momento che gli ultimi dati disponibili (2014) parlano di soli 101 milioni di euro versati nelle casse dell’erario. “Un paradosso”, ha commentato sconsolato il sottosegretario all’Economia Pierpaolo Baretta. Convinti della strategicità molti parlamentari sposano comunque la causa balneare. Meno attivi sono invece su altri fronti, ad esempio quello della bad bank che dovrebbe aiutare gli istituti di credito italiani ad uscire dalle sabbie mobili delle sofferenze. Qui il governo sembra solitario a Bruxelles contro chi ostacola i tentativi italiani. Perché evidentemente al Parlamento non sembra strategico contribuire a sbloccare 388 miliardi di euro incagliati. Una questione marginale, insomma. Come lo erano gli interventi grazie ai quali la Germania dal 2007 al 2013 ha salvato le sue strategiche banche, che hanno ricevuto 240 miliardi di aiuti di Stato. Senza indignazione dei parlamenti.
Fabio Bogo, Affari&Finanza – la Repubblica 16/11/2015