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 2015  novembre 13 Venerdì calendario

Basta bere. Mentre nel Nord Europa e negli Usa arrivano i Sober Parties in Italia i giovani bevono a stomaco vuoto e si versano l’alcol negli occhi come fosse collirio– Lo sballo non è più trendy

Basta bere. Mentre nel Nord Europa e negli Usa arrivano i Sober Parties in Italia i giovani bevono a stomaco vuoto e si versano l’alcol negli occhi come fosse collirio– Lo sballo non è più trendy. Va di moda la sobrietà. O almeno questa è la nuova tendenza che si sta affermando da Londra a Stoccolma, fino all’America e all’Australia. Aumentano infatti i sober parties, eventi legati alle nuove tecnologie, alla musica, alla scrittura creativa, dove si sperimenta e assapora il gusto del divertimento e della socialità non bevendo alcol ma mocktail, drink preparati facendone evaporare la componente alcolica. A promuovere questa moda salutare sono i social network che emarginano dalle communities virtuali chi continua a consumare alcolici. E The Mocktail Marmai è la nuova raccolta di ricette per chi vuole rivoluzionare il suo modo di bere, nella convinzione che l’eccesso non costituisca più un modello sociale di successo. Questa tendenza che comincia a diffondersi in Europa e nel mondo non è però ancora arrivata in Italia, dove, al contrario, vari gruppi in rete continuano a incitare all’abuso di alcol. Archiviato il tradizionale modello mediterraneo, con consumi quotidiani e moderati di vino durante i pasti, i nostri giovani sono ormai decisamente più vicini alle culture dei Paesi nordeuropei, dove si bevono birra e superalcolici anche fuori pasto. Tra i fenomeni che hanno preso piede tra le nuove generazioni c’è il famoso binge drinking, «abbuffata alcolica» o «bevuta compulsiva», ovvero l’assunzione volontaria, a volte in gara tra amici, di grandi quantità di alcol, fino all’ubriachezza e, talvolta, all’intossicazione. In particolare si tratta di bere cinque o più «unità alcoliche» di liquori forti come vodka, rum, whisky, gin o tequila. Un’unità alcolica, cioè l’equivalente di una lattina di birra o di un bicchiere di vino, corrisponde a un bicchierino che i ragazzi chiamano shot o shottino, colpo, colpetto, cicchetto: un bicchiere molto piccolo e compatto utilizzato per bere d’un fiato, in un colpo, alcolici di gradazione medio-alta. Poi ci sono gli alcolpops, bevande dolci, colorate, gassate, aromatizzate alla frutta, all’apparenza innocue, che presentano invece una gradazione fra i 4 e 7 gradi e sono spesso girly drinks, destinati soprattutto alle ragazze. E, ancora, c’è il fenomeno dell’eyeballing, lo sballo alternativo in cui l’alcol viene versato direttamente negli occhi come un collirio. E, soprattutto tra le adolescenti con tendenza all’anoressia, sta prendendo piede la drunkoressia, da anoressia e drunk (ovvero ubriaco), a indicare lo stato di ebbrezza causato dall’alcol ingerito a stomaco vuoto. Infine non bisogna sottovalutare un’altra moda che si è diffusa tra i giovani: quella delle bevande energetiche, gli energy drinks, che contengono caffeina e altri stimolanti come guaranà o ginseng e sono diventati i protagonisti di un nuovo modo di consumare l’alcol, aumentando la quantità che ne viene assunta e riducendo la percezione dell’ubriachezza. Se si esaminano i numeri si apprende che il binge drinking riguarda il 6,9 per cento della popolazione generale, ma che la percentuale sale al 14,8 nei giovani tra i 18 e i 24 anni. Un recente studio della Fondazione italiana ricerca in epatologia (Fire), ha invece preso in esame 2.700 ragazzi tra 14 e 19 anni dei licei laziali: addirittura sei su dieci sono risultati, almeno occasionalmente, binge drinkers. Nel complesso sono poi quasi ottocentomila i ragazzi italiani tra gli 11 e i 17 anni che hanno consumato alcol nel 2014. A livello territoriale, il consumo di alcol è più diffuso nel Centronord, mentre tra gli uomini è il triplo che tra le donne. Il percorso di molti giovani durante il weekend ha uno schema fisso: si comincia con l’aperitivo dell’happy hour, un bicchiere di vino o birra a cena, poi si va in discoteca fino all’alba con svariati giri di cocktail e superalcolici. Così alla fine la quantità di alcol mandato giù è davvero troppa. Si tratta di un rito di iniziazione dell’età adolescenziale, necessario per la formazione di un’identità sociale o è, piuttosto, il sintomo di una fragilità personale malcelata? La ricerca dello sballo, in contesti di socializzazione e divertimento collettivo, con la volontà di perdere il controllo sulle emozioni e cancellare gli stati psicologici negativi, i problemi e i disagi familiari: sarebbero queste le principali ragioni dell’uso precoce e smodato di alcol. Accompagnate però da un desiderio fisiologico di accettazione e integrazione nella cerchia dei coetanei. Bere in modo eccessivo, qualunque ne sia la causa, è però un’abitudine scorretta che rischia di compromettere la salute fisica e mentale di un’intera generazione. L’alcol rappresenta infatti la prima causa di morte per i giovani tra i 15 e i 29 anni. I pericoli associati all’intossicazione acuta da alcol comprendono il coma etilico e la dipendenza da alcol in età adulta, ma anche vari e complessi disturbi a breve e lungo termine, quali malattie epatiche e cardiovascolari e alcune forme tumorali. Inoltre, le alterazioni delle abilità sociali e dello sviluppo emotivo e cognitivo dei ragazzi possono sfociare nell’uso di altre sostanze psicoattive, gli stupefacenti, e in ulteriori comportamenti a rischio. L’assunzione di alcol tra i 12 ed i 25 anni rischia infine di far emergere depressione, aggressività, impulsività e aumenta il rischio di suicidi. E non basta: l’alcol colpisce anche favorendo rapporti sessuali non protetti con il rischio di gravidanze indesiderate o di contrarre malattie. Inoltre, l’eyeballing, che è quasi come buttarsi della candeggina negli occhi, procura danni importanti, come le abrasioni della cornea, e a volte cecità temporanea. Ma forse il pericolo più grande resta comunque quello degli incidenti stradali, la cui causa principale è proprio l’abuso di alcol. Oltre ad avere effetti negativi sull’attenzione alla guida, i tempi di reazione, il coordinamento psicomotorio, l’eccesso di alcol aumenta infatti il rischio di aritmie cardiache, che possono provocare svenimenti in chi si trova alla guida. I giovani bingedrinkers sono però largamente inconsapevoli di questi rischi. Nello studio Fire, citato prima, è stata fatta loro una domanda fondamentale: «Qualcuno vi ha mai detto che bere fa male?» Il 92 per cento degli intervistati ha risposto di no. Per la verità, una legge, la 189/2012, ha introdotto il divieto di vendere e somministrare bevande alcoliche ai minori di 18 anni e l’obbligo di richiedere il documento di identità per l’accertamento dell’età. Ma questa norma non ha dato i frutti sperati, anche perché i controlli sul territorio risultano del tutto insufficienti a garantirne l’applicazione. È necessario perciò individuare le cause del consumo eccessivo di alcol ed elaborare programmi per prevenirlo. Nel 2014 la Commissione Europea ha emanato l’Action Pian on Youth Drinking and on Heavy Episodic Drinking, che identifica sei aree di intervento sui giovani: ridurre gli episodi di binge drinking; restringere l’accesso e la disponibilità delle bevande alcoliche per i giovani; limitare l’esposizione alle pubblicità e al marketing legati all’alcol; far diminuire i danni causati dall’assunzione di bevande alcoliche in gravidanza; assicurare un ambiente sicuro e salutare per i giovani; migliorare le attività di ricerca e monitoraggio sui tema. E alcuni governi, come quello francese, si stanno così muovendo con energia sulla pubblicità: è infatti opinione condivisa che questa incida molto sul consumo di alcol, soprattutto proponendo la sua associazione con la ricchezza, il sesso o addirittura la salute. Ma, al di là dell’azione dei governi, come possono comportarsi e agire i genitori dei ragazzi di questa generazione? Anzitutto parlando con i figli dell’alcol. Secondo un recente rapporto dell’American Academy of Pediatrics, per prevenire il problema del binge drinking, padri e madri dovrebbero cominciare a parlare ai propri figli dei danni da abuso di alcol già dai nove anni. L’ascolto e il dialogo, la comunicazione e la comprensione, la vigilanza e l’attenzione, soprattutto nel contesto familiare, rappresentano infatti un antidoto efficace per arginare il fenomeno. Vivere con i genitori, non lontano da casa o dal controllo parentale viene infatti considerato un vero fattore di protezione. A noi genitori spetta, quindi, un compito difficile: nessuna facile condanna o giudizio etico, niente paternalismi e moralismi. Bisogna calarsi pian piano nel mondo dei ragazzi, cercare di capirli e soprattutto starli a sentire, perché spesso hanno più bisogno di un buon ascolto che di una buona parola. Tuttavia il problema non riguarda solo i genitori ma la società tutta, per le spese sociali dovute all’abuso di alcol (mortalità in primo luogo, ma anche perdita di produttività, assenteismo, costi sanitari, etc.). I costi concreti sono stimati in circa 50 miliardi di euro all’anno. L’alcol deve essere quindi considerato come una vera e propria droga, visto che i suoi danni possono essere anche maggiori di quelli provocati dal fumo e dalle sostanze stupefacenti. Ed è fondamentale agire con un’operazione capillare di prevenzione, educazione e formazione, oltre che di controllo, per proteggere in particolare i nostri giovani, che rappresentano la categoria più a rischio. In attesa che si affermi, anche da noi, la benedetta moda dei sober parties. Maurizio Bifulco