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 2015  novembre 11 Mercoledì calendario

STRINGI I DENTI E VAI. INTERVISTA A SILVANA PAMPANINI

Arrabbiata.
È così che la descrivono oggi, ricoverata in clinica dopo un paio di operazioni improvvise, ma in fase di ripresa. È arrabbiata perché ferma proprio non ci vuole stare: deve uscire a cena, parlare con gli amici, girare in auto.
Silvana Pampanini l’abbiamo intervistata pochi giorni prima del ricovero. Stava bene, faceva progetti, e mentre serviva il tè parlava del passato ma anche del futuro.
La prima Miss Italia del dopoguerra (titolo che le volevano scippare ma che «a furor di popolo» le fu dato ex aequo con la miss raccomandata) il 25 settembre ha compiuto 90 anni. Li ha festeggiati a Ischia, «ma la prossima volta sceglierò un altro posto». Perché l’ottimismo, unito a una risata potente (non a caso, prima di diventare attrice, voleva essere – come la famosa zia Rosetta – una cantante lirica), è la prima cosa di lei che ti colpisce.
La seconda è quel tocco di vanità che – all’ora dell’intervista, nella sua casa di Roma – la spinge a chiederti di ripassare mezz’ora dopo: non ha fatto a tempo a prepararsi bene. E poi eccola, sulla porta, che ti accoglie continuando a scusarsi. Sì, si è preparata bene, perfetta: candido il caftano, bianco lo smalto accurato sulle dita abbronzate, brillanti i gioielli al collo, alle orecchie, alle dita. I capelli sono tinti («Ma veri!», sottolinea con malizia). Un tempo, è stata una delle donne più belle del cinema, e i ritratti ad altezza naturale sparsi nel salotto o i busti scolpiti da Peikov che ne evidenziano il lungo collo e i grandi occhi lo confermano.

Che effetto le ha fatto il compleanno?
«Non ci penso sopra. Ogni tanto mi mettono anche più anni, ma non me ne importa niente. La mia forse sembra una storia più lunga perché ho cominciato giovanissima».
In ogni caso, i 90 non li dimostra.
«Merito di mamma. Mi disse: “Non ti fare mai niente, al corpo e soprattutto sulla faccia. Dopo troppi massaggi, i muscoli si flaccidano”. Infatti sono rimasta come ero. A volte mi guardo e dico: qualche annetto ce l’ho, ma finché il buon Dio non mi manda le rughe... Mi guardi, vede come sono liscia? E neanche un’iniezione».
Ma lei dice che ama il mare, e il sole invecchia la pelle.
«Sì, amo il mare e il sole. Chi mi vede in bikini alla mia tenera età ... bikini proprio piccoli, sa. Non sopporto i costumi interi. A un certo punto mi sono detta: forse adesso smetto. Invece, no. E poi ho sempre fatto tanto sport. Sono campionessa di monosci acquatico, ho vinto gare importantissime. Scio sulla neve...».
Anche adesso?
«Sì».
Non ha paura di farsi male?
«Ci si può far male a 18 come a 88».
Che cos’altro fa?
«Amo le barche, la mia si chiamava Mon rêve, ma non ce l’ho più, non è più il momento. Poi succedeva che andavi fuori e le mogli erano gelose, a pensare ai mariti soli con me in alto mare. Invece guido ancora molto, mi piace. La mattina prendo una macchina, le faccio fare un bel giretto, poi la rimetto in garage. Mi piace sentire che sono io a guidare, altro che cambio automatico. Sono una vera pilota».
Un tempo poche donne guidavano.
«Ho cominciato prima dell’età giusta, mi ha insegnato papà. Uscivo di qua e andavo a Montecarlo. Quanto mi piaceva l’Alfa. Ma non era abbastanza grande per far viaggiare comodi mamma e papà».
Frequenta ancora Montecarlo?
«Poco, adesso non si riconosce più. Come Ischia. Se vai da sola, possono derubarti. E poi la gente è brutta, gli alberghi sempre più cari».
In passato invece, com’era la vita da star?
«Ho smesso presto, perché si cominciavano a fare film troppo stupidi. Ma il mio orgoglio è che mi sono fatta da sola, e ho lavorato con i più grandi attori e registi di tutto il mondo».
America compresa.
«Volevano tenermi lì a tutti i costi. Un’amica più vecchia di me e con esperienza, Valentina Cortese (in realtà, ha solo due anni di più, ndr), però mi ha detto: “Silvana, ricordati che ti vogliono ma ti chiederanno molto”. Io sono andata tre volte a Hollywood, ma quando mi chiedevano di firmare un lungo contratto dicevo sempre: “Tomorrow”, domani».
Che volevano in cambio del contratto?
«Volevano farmi fare filmetti di second’ordine, così hanno fregato tutte le italiane, come Virna Lisi che è scappata via pagando una penale».
Virna Lisi lo ha fatto per amore. E lei?
«Io ho avuto un grande amore, ma l’ho perso per malattia a un mese dal matrimonio. Avevo 26 anni e ho molto sofferto».
Come l’aveva conosciuto?
«A un ricevimento, non c’entrava con il cinema. Anzi, avrei dovuto lasciare il mio lavoro perché lui era molto geloso, ma lo avrei fatto senza problemi. Poi, proprio il lavoro mi ha salvato dal dolore».
Da allora non l’ha più dimenticato?
«Mai. Era figlio unico, bello, ricchissimo».
Questa casa, così piena di ricordi e atmosfere del passato, è quella in cui avreste dovuto vivere insieme?
«No, è quella di papà e mamma. C’erano mobili del Settecento e dell’Ottocento francese, quadri... l’altra estate me l’hanno svaligiata. Vede quel buco nella parete, dove ho messo i fiori? Cercavano una cassaforte, ma io non ce l’ho, me l’ha sempre consigliato papà di non prenderla».
Le hanno rubato cose molto personali?
«L’attestato di Grande ufficiale della Repubblica, ci tenevo moltissimo. Anche i regali dell’imperatore del Giappone, bellissimi kimono da sposa e oggetti stupendi di avorio. Sa, sono stata l’unica attrice invitata dall’Imperatore in Giappone».
L’ha corteggiata?
«No, era innamorato della moglie. Ma mi ha messo a disposizione treni, aerei, macchine».
Fra i veri corteggiatori, invece, c’è stato qualcuno un po’ troppo pressante?
«Sì, un mascalzone, ormai non c’è più. Moris Ergas voleva riprodurre la coppia produttore-attrice, come la Mangano e De Laurentiis, ma io se non c’è amore non ci sto. Lui invece mi ha ricattato, dicendo che mi aveva fatto tanti regali, anche se non era vero».
Lei ha detto che anche Carlo Ponti ci aveva provato.
«Gli ho risposto: ma non ti basta Sophia? Io non ero fatta per queste cose».
Nemmeno per uno bello come l’attore William Holden?
«Per lui avrei fatto cose da pazzi. Solo che in America dopo le sei di pomeriggio non si può più parlare con nessuno, bevono troppo. Negli anni, pensierini ne ho anche fatti. Ma sposarmi, no. Il matrimonio deve essere una cosa vera: un grande amore, come quello di mia madre e mio padre che si adoravano, è purtroppo 
raro».
A proposito di suo padre: che cosa provava ad avere una figlia così desiderata?
«Mi accompagnava, non come manager ma come papà».
Anche quando la invitavano a cena?
«Di solito, no. Ma quando Totò mi ha invitato due-tre volte fuori, sono andata sempre con papà, così parlavano fra loro. La sua ex moglie diceva che aveva scritto Malafemmena per me, ma non so. Però sono ancora amica di sua figlia Liliana».
Gli uomini le hanno regalato molti 
gioielli?
«No, me li sono fatti da sola».
Come si difendeva dagli attacchi troppo «pesanti»?
«Nella stessa maniera: pesantemente li trattavo male».
Pesantemente come?
«A schiaffoni, da buona sportiva. Molte attrici sono troppo facili e gli uomini ne approfittano. Soprattutto gli americani, i nostri sono più eleganti».
I nostri: chi?
«I primi a cui penso: Massimo Girotti e Marcello Mastroianni. Ma ho lavorato con tutti».
E ci hanno provato tutti?
«Ehhh... Mi dicevano: dovranno venire prima o poi le scene col bacio!».
E lei?
«La prima volta che ho dato un bacio è stato in un film, Il segreto di Don Giovanni, lui era il cantante Gino Bechi. Il set era pieno di gente, e la scena doveva finire con un grande bacio. Io gliel’ho dato con la bocca chiusa. Il regista, Camillo Mastrocinque, ha fermato tutto e me l’ha fatto rifare. Ma io stavo sempre così, a labbra serrate. Sa, quando studiavo non avevo mai avuto l’amoretto con il ragazzetto che ti facevi il bacetto, no».
Mai baciato prima?
«Esatto. E il regista ha capito, mi ha portata dietro un paravento che stava lì, con sopra una madonnina appesa, mi ha detto: “Tu non hai mai baciato”, e me l’ha insegnato. Poi mi ha spiegato: “Se qualcuno ci marcia, tu stringi i denti, adesso però ti prepari da sola”».
Come ha fatto a prepararsi?
«Guardavo la madonnina e le chiedevo aiuto, e facevo la prova sul dorso della mano. Così alla fine ero bella preparata: sono andata sul set, e al momento giusto con la mano ho afferrato lui alla nuca e l’ho baciato. Quello è rimasto rimbambito. Poi sono diventata maestra in queste scene».
Però è strano che con una ragazza bella come lei non ci avessero provato fino a quel momento.
«Ci provavano sempre. Ma allora c’era quella cosa carina del dire: no, aspetta».
Al suo fidanzato aveva detto: no, aspetta?
«...Be’, era un grande amore».
Parliamo anche del futuro: è vero che vorrebbe fare un film con Tarantino?
«Se è una storia bella, sì. Lui è bravo».
Com’è una storia bella?
«D’amore, di passione, oppure con una suora».
Perché una suora?
«Perché una suora ha anche aspetti nascosti. Io le conosco, le ho viste in collegio, e ne ho incontrata una in ospedale. Guardava la mia camicia da notte e 
diceva: “Sai, anch’io ho cose belle come te”. È la vita, godere anche di un 
bell’abito».
Che cosa ci faceva in ospedale?
«Niente di grave, appendicite. Io comunque di queste cose non ho paura. Mi fa molta più paura l’Alzheimer».
Lei è religiosa?
«Ho fede in Padre Pio. Ma non sopporto quei monsignori che fanno male ai bambini. Adesso andrò a conoscere il Papa, che è uno davvero forte. Devo prendere appuntamento, il problema è che io – dopo tanti anni che per il cinema mi sono alzata alle cinque – adesso faccio un po’ fatica a svegliarmi presto».
La sera che cosa fa, invece?
«Magari esco a cena. Però se qualcuno arriva in ritardo, io dico: cominciamo. Non sopporto i ritardatari».