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 2015  novembre 12 Giovedì calendario

PERISCOPIO

Doping, atlete russe tradite dalla scarsa femminilità: passavano il ritiro alla tv con frittatona, birra e rutto libero. Gianni Macheda.

La democraticissima Costituzione italiana, vieta il parere dei cittadini nei due unici veri campi di esercizio del potere: il sistema fiscale e il rapporto con l’estero. Ida Magli, La dittatura europea. Rizzoli, 2010.

Io sognavo, per la Polonia, un Parlamento equilibrato, ho paura dello strapotere d’un partito: la nostra democrazia è ancora troppo giovane. Kaczynski poi è molto collegato alla Chiesa polacca e questo è un pericolo, per la Chiesa soprattutto. Negli anni, abbiamo imparato che più i preti restano neutrali nelle battaglie politiche, più è forte la Chiesa. Krzysztof Zanussi, regista polacco. (Francesco Battistini). Corsera.

Una sera di fine estate Marco Cesarini Sforza, di ritorno da Cerignola, mi raccontò alcuni episodi della vita di Giuseppe Di Vittorio, che egli aveva raccolto dalla sua viva voce per un’inchiesta giornalistica. Erano passati anni da quella sera, ma ero come perseguitato da un’immagine fissa: Di Vittorio giovane bracciante, analfabeta che impara a scrivere sui muri calcinati della sua casa, vuota di benessere e di libri, di quaderni, di penne. Ugo Pirro, Osteria dei pittori. Sellerio, 1994.

L’ultima immagine che ho dell’ex presidente della repubblica francese René Coty che dovette dimettersi per far posto a Charles De Gaulle: un grande vecchio, triste e fiero, che mi saluta con la mano dopo essersi seduto nella sua poltrona di cuoio dove legge ogni mattina dei giornali che non parleranno di lui. Philippe Bouvard, Je crois me souvenir... (credo di ricordarmi). J’ai Lu, 2013.

I principali dizionari della lingua italiana, a cominciare dal Treccani, oltre alle definizioni tradizionali di incensatore, lusingatore, cortigiano, caudatario (chi reggeva lo strascico a un alto dignitario ecclesiastico) riportano ormai il neologismo di leccaculo, largamente usato nelle conversazioni e persino un po’ meno olezzante e più delicato del corrispondente in inglese brown nose. O dell’aforisma di Ennio Flaiano, secondo il quale «a furia di leccare, qualcosa sulla lingua rimane sempre». Alberto Statera. ilvenerdì.

Indro Montanelli, per qualche strano miracolo, è stato adolescente anche da vecchio, ed è il meglio della sola Italia che a me piace. Mangiamo assieme fagioli con tonno e cipolle. Mi racconta quanto fosse mite e depravato Dino Buzzati. Quindi strabuzza gli occhi e mi deride con toscana ferocia perché non so trasferirmi a Milano. Geminello Alvi, Ai padri perdòno. Mondadori, 2003.

Le conseguenze della bomba atomica messa a punto per sconfiggere Hitler (anche se poi fu usata solo contro i giapponesi) arrivano ai giorni nostri: solo Stati Uniti e Russia possiedono, nel complesso, circa ventiduemila armi atomiche (ma erano 65 mila a metà degli anni Ottanta). Oppenheimer, morto nel 1967, non arrivò a vedere il clou di questa proliferazione. Colpito dalle due atomiche sul Giappone, si era opposto alla bomba all’idrogeno, evoluzione ancora più distruttiva della «sua» bomba, il governo americano l’aveva sfiduciato, era riuscito a tornare a Princeton solo grazie a un appello della comunità scientifica. Fuchs, che per sua ammissione aveva trasmesso ai russi «il progetto finale e completo della bomba atomica» finì sotto processo a Londra. Temeva la condanna a morte, e invece fu condannato a soli 14 anni. Perché aveva passato segreti a un paese straniero, non al nemico. Steve Sheinking, L’atomica. Il Castoro.

Scoprii che i regimi comunisti, fin dall’inizio e in totale silenzio e segreto, non produssero soltanto uno stato di polizia, ma uno stato psichiatrico di polizia, composto da cittadini espropriati della cittadinanza umana e ridotti al rango di pazienti minorati, barboni mentali, homeless della vita civile. E che quello stato ha prodotto una mutazione genetica forse permanente: in questo senso ha davvero generato ciò che aveva sperato: l’uomo nuovo, ma nel senso della regressione verso un’infamia di tristezza depressa e invidiosa, preda immediata di mafia e malavita. Paolo Guzzanti, I giorni contati. Baldini&Castoldi, 1995.

Quando ero bambino nessuno aveva l’auto o il telefono. Pochissimi avevano la radio e la tv non esisteva. È una civiltà dimenticata. Di là dall’acqua, come si dice da noi, ovvero oltre il fiume, c’erano contadini che vivevano di un’agricoltura poverissima: un paio di mucche se andava bene, o un paio di buoi per arare. Francesco Guccini, cantautore (Stefano Pistolini). ilvenerdì.

Disagio e agitazione, quando le toilette non sono libere, o il locale è chiuso, o non ce n’è uno nelle vicinanze. Tranquilli, in questo caso si può fare la pipì all’aperto. A Ottone di Camerana è capitato. «Basta appartarsi e rimanere distinti» dice. Minzione e distinzione. «Una volta l’ho fatta lungo il fiume, uscito da una cerimonia durata tre ore» confessa Camerana «e un’altra volta contro il muro della Questura. Non c’è niente di male. Non è l’atto di far pipì che la legge punisce, ma l’esibirsi se passa qualcuno». Lo garantisce una sentenza della Cassazione del 2013. L’impellente bisogno fisiologico può essere soddisfatto ovunque, basta appartarsi e nascondere i genitali. Buona liberazione a tutti. Ottone di Camerana, In fondo a destra - Una meditazione sulla fragilità umana. Il Quadrante. (Gian Luca Favetto). ilvenerdì.

Oltrepassiamo i cancelli di ferro e ci troviamo nello slargo coperto da una ragnatela di binari sui quali fanno manovra le nuove automotrici elettriche sotto gli occhi dei corvi appollaiati in cima ai tralicci. Tonino Guerra, La pioggia tiepida. Rusconi, 1984.

Salì sul terrazzo per spiare se c’era movimento. Niente. La notte era dolce, l’aria di seta. Nel cielo, mezzo nuvolo, qualche stella spersa. Nantas Salvalaggio, Calle del tempo. Mondadori, 1984.

Diede un’occhiata al Savoia della Compagnia Navigazione Lariana, che si stava avvicinando placido come un antico mostro d’acqua soddisfatto di sé. Andrea Vitali, Almeno il cappello. Garzanti, 2009.

Mi sembra di aver spesso dato la mano a uno di questi inquisitori dalla faccia asburgica che rallegrano il Trentino con le parole di democrazia, volontariato, fratellanza, cooperativismo, associazionismo, aiuto reciproco, sottili, languidi, ben pasciuti, mascherati, attenti, intenti a che il passato resti come un macigno e il presente non faccia un passo avanti. Luigi Serravalli. Diario.

L’italiano è molto impopolare in Italia. Roberto Gervaso. il Messaggero.

Paolo Siepi, ItaliaOggi 12/11/2015