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 2015  novembre 11 Mercoledì calendario

“LOTTA SCUDETTO AFFASCINANTE E LA JUVE NON È ANCORA FUORI”

[Intervista a Cesare Prandelli] –
Cesare Prandelli, ex ct azzurro di un grande Europeo e di un pessimo Mondiale, lei cosa farebbe con Andrea Pirlo?
«Dell’Italia non parlo, sarebbe una mancanza di rispetto».
Pirlo è un giocatore planetario: lo aspetterebbe?
«Mi pare abbia già detto tutto Conte, ricordando che giocatore fantastico è Andrea».
Non se ne può fare a meno?
«Ripeto. Ha spiegato bene Conte, e sono d’accordo con lui: un ct guarda, valuta, sceglie. A marzo, vedrà».
Le manca la panchina?
«Sì, anche se non è una cosa grave, avendo avuto la fortuna di allenare sempre, da quando ho iniziato, nel 1990».
Cosa si vede da spettatore che da dentro sfugge?
«Solo l’aspetto tecnico-tattico del calcio, tutto il resto sfuma, non lascia tracce: discussioni e polemiche. L’arbitro fischia e per 90’ non ricordi nulla: ti siedi e ti godi lo spettacolo».
Di Francesco non porterebbe mai i suoi figli allo stadio: lei?
«Dico che abbiamo fatto dei passi avanti, ma che ci vuole ancora molto. E che non è un problema di costruire stadi, ma di civiltà di un Paese. Ne dico una: prima e dopo la partita, mezzi pubblici gratis. Sarebbe più facile portarci bambini e famiglie».
Questo campionato è più equilibrato o solo più scarso?
«Io lo trovo affascinante: cinque-sei squadre che possono vincere lo scudetto. Significa appassionare come non mai 30 milioni di tifosi. Certe realtà aumenteranno il seguito: i bambini tifano sempre per le squadre che sono in testa al campionato».
Conte dice che la Fiorentina è uno spot per il calcio.
«Un bel messaggio: il calcio propositivo, l’idea di gioco, paga».
Fosse in testa, sugli specchietti darebbe un’occhiata alla Juve?
«Assolutamente sì, sarebbe il primo colore che terrei d’occhio: hanno solo nove punti dalla vetta e potenzialità ancora enormi».
La Juve ha cambiato troppo?
«No, e ha fatto bene, senza aspettare il declino. I nuovi, e i giovani, devono solo capire come entrare nel mondo Juve: penso che le parole di Buffon in questo senso siano state molto chiare».
«Se vinci sei bravo, sennò...», ripete Allegri.
«Se vinci diventi anche bello. È la legge dello sport, spietata».
C’è chi scrisse di rischio esonero per Allegri: che ne pensa?
«Che alla Juve non sia mai passato per la mente».
Quante offerte ha ricevuto?
«Diverse, ma prima di decidere stavolta voglio rifletterci. Vorrei sposare l’idea di un presidente, perché ai progetti nel calcio ormai ci credo poco».
Va in Cina?
«Ci sono stati dei contatti, con più squadre: ho preso tempo».
L’aveva chiamata anche il Bologna?
«Balle».
Il Milan?
«Mai».
In Belgio ci sono ventenni che hanno vinto due scudetti, racconta Okaka: quando succederà qui?
«Non so. Là la priorità è la Nazionale, in Italia no: finché sarà così avremo qualche problema. Bisogna credere nei settori giovanili, ma poi li ho visti riempirsi di stranieri».
Chi le piace in serie A?
«Di solito le cose interessanti le propongono le grandi. Invece dico il Sassuolo, già da qualche anno, l’Empoli di Sarri prima e di Giampaolo ora. La scorsa stagione mi piaceva pure il Palermo, poi leggo di Iachini esonerato. Ma come va sto’ mondo?».
La favorita per lo scudetto?
«Sulla carta, per i singoli, la più forte è la Roma. Che ha qualità superiore a tutte. Però le altre hanno un impianto di gioco che è già certezza: il Napoli, la Fiorentina, e l’Inter, che ha prodotto il massimo sapendo che può giocare meglio».
Prima l’uomo poi il giocatore, ricorda Conte. Lei aveva messo un codice etico: quanto pesa il comportamento?
«Tanto: non è solo calcio, ma è la vita. Una volta non c’era bisogno di codici, perché c’erano presidenti e dirigenti che ti davano l’esempio: si vede che siamo peggiorati».
Massimiliano Nerozzi, La Stampa 11/11/2015