Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  novembre 11 Mercoledì calendario

FRANCO BATTIATO UN DISCO LUNGO 50 ANNI E UN FILM SU HANDEL

Lo sapevate che la prima canzone incisa da Franco Battiato era una roba inascoltabile? Ce lo racconta il Maestro catanese, con fare teneramente ironico, durante la presentazione di quella che è la sua antologia definitiva, in uscita venerdì per festeggiare i 70 anni di vita di Battiato, 50 dei quali trascorsi nella musica. L’opera (Le nostre anime), enciclopedica e mirabile, è disponibile in una edizione standard con tre cd e in una deluxe formata da sei cd, quattro dvd, due libri e due poster. Una strenna filologica. «La prima che decido io», precisa subito lui.
Battiato, cosa ricorda di quell’infausta, prima canzone?
«Era il 1965 e quel brano L’amore è partito lo pubblicai con il nome di Francesco Battiato: all’epoca facevo il chitarrista di Ombretta Colli in tour. Ma quella canzone non era mia, era una cover: mi disgustò. Nel cofanetto non c’è».
Quattro inediti colorano questa opera antologica: uno è il remake di Centro di gravità permanente ricantato in inglese con Mika. Come mai?
«Mika è bravo ed è un tipo spiritoso. L’abbiamo cantata per i mercati esteri, anche in Usa. Lì ci cascano in queste cose (ride, ndr)».
Poi c’è una curiosa cover di Se telefonando, un anno dopo quella sanremese di Nek...
«Però io l’ho pensata e incisa prima di Nek. Ho voluto ridare dignità a questa canzone che, a metà anni ’60 quando frequentavo l’underground milanese, non era messa bene in classifica. Pensai che gli italiani, cafoni, capissero poco di musica».
L’ha fatta ascoltare a Mina, la prima interprete di questo evergreen?
«Non sono il tipo da fare queste cose».
L’antologia parte da E più ti amo, del 1965, e arriva fino al suo ultimo album live Del suo veloce volo del 2013. È stato complicato fare una sintesi di mezzo secolo di musica?
«Sì ma non ci ho pensato troppo e forse non ho nemmeno riascoltato bene tutto il materiale. Mi sono fidato».
Il singolo che dà vita al progetto è quanto di più intellettuale ci possa essere oggi in musica: un rischio, oggi, nel mondo insipido dello showbusiness?
«No. Parla di come molte persone non riescano a capire che l’anima è distinta dal corpo. Non si può vivere di solo corpo. Cosa penso di Papa Bergoglio? Mi sta simpatico ma dovrebbe fare discorsi più spirituali».
L’essenza vera di Battiato è tutta nel brano Lo spirito degli abissi?
«Nel testo alterno frasi di pensatori e mistici, Jung in primis, a roba mia come il verso: “la realtà ha due aspetti, spirito e a per chiudere, per andare in pensione...
«Non è così. Da febbraio 2016 sarò in tour con una delle artiste che ammiro di più: Alice. Sarà uno show a vasi comunicanti».
Non doveva terminare anche un film sul musicista Georg Handel?
«Sono cinque anni che peniamo e forse ci siamo. Abbiamo trovato gli ultimi due milioni. Il protagonista sarà l’attore tedesco Johannes Brandrup».
Lei è stato assessore della Cultura per la regione Sicilia: deluso dalla politica?
«Molto. Quella non è politica, ma è una cosa orrenda che nulla a che fare con la politica vera».