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 1949  dicembre 31 Sabato calendario

APERITE MIHI PORTAS JUSTITIAE


(anno 76° - n°52 - 31/12/1949 fascicolo 3946)

Appressatosi alla Porta Santa, che è a destra di chi guarda il portico della basilica di San Pietro, presso la statua di Costantino, il Papa ricevette dalle mani del Cardinal Canali. Penitenziere Maggiore, il martello d’argento. Lo avevano offerto per sottoscrizione le A.C.L.I., le associazioni di lavoratori cristiani, forse come simbolo del lavoro. «Aperite mihi portas justitiae» («Aprite per me le porte della giustizia») disse il Papa picchiando con il martello sulla Porta Santa. Nel microfono il colpo diede un rumore di muro a foglia, che si ripercosse nell’interno della Basilica.
Pio XII era alto e magro, con il manto papale bianco e la mitra preziosa, pallido come sempre, di un pallore ascetico, distaccato. Solo le lenti a stanghetta, cerchiate di tartaruga, davano alla sua figura fuori del tempo un tocco moderno, contingente; come l’occhiale dei microfoni, situato a poca distanza dalle sue labbra, perché i fedeli che non avevan potuto compiere il pellegrinaggio o trovar posto nella Basilica, potessero partecipare con animo devoto alla cerimonia «per radiophonicam viam», e fruire ugualmente dell’Indulgenza plenaria pubblicata in latino dal Cardinale primo Diacono, e ripetuta in italiano dal secondo Diacono.
Col martello in pugno il Papa picchiò in modo simbolico allo porte della giustizia: di fronte, nella tribuna prospiciente la Porta Santa, il Presidente del Consiglio era inginocchiato tra Donna Ida Einaudi e l’on. Andreotti, la Regina Madre del Belgio era a fianco del Gran Maestro dell’Ordine di Malta Principe Chigi, e c’era il ministro degli Esteri di Spagna Martin Artajo, e rappresentanti personali o Ambasciatori o Ministri delle Filippine, Irlanda, Salvador, Canada, Polonia, Cile, Portogallo, Irlanda, Venezuela, Italia, Brasile, Equatore, Francia, Belgio, Spagna, Bolivia, Dominicana, Perù, Cuba, Colombia, Haiti, Argentina, San Marino, Olanda, Nicaragua, Costarica, Austria, Uruguay, Gran Bretagna, Monaco, Egitto, India, Paraguay, Finlandia, Cecoslovacchia, Libano, Liberia, Lituania, Cina e il rappresentante personale di Truman, Myron Tylor: genti d’ogni lingua, razza e religione, esuli e rappresentanti autorizzati dei loro governi; e i membri delle più note famiglie della nobiltà romana, i Colonna, i Sacchetti, i Massimo, i Serlupi, i Barberini, i Pacelli; gli uomini in frak o in divisa dei rispettivi ordini e rappresentanze, le donne in nero, accollate, con preziose mantiglie di merletto nero. Il Papa picchiò ancora alla Porta e disse: «Introibo in domum tuam, Domine». («Entrerò nella tua casa, o Signore») sempre con la sua voce scandita, le vocali aperte, le consonanti ben marcate, come suona il latino in bocca romana. Poi picchiò una terza volta e disse: «Aperite Portas, quoniam nobiscum Deus» («Aprite le Porte, ché Dio è con noi»). Subito si udì per gli altoparlanti, nell’interno della Basilica, un crosciare di calcinacci e uno stridere di carrucole: la Porta Santa cadeva in un sol blocco, scoprendo l’interno di San Pietro inondato da lame di luce. Cadde su un carrello che vi era applicato dalla parte posteriore e i sampietrini la portarono via, mentre i Minori Conventuali, penitenzieri della Basilica Vaticana, rimovevano dalla soglia i calcinacci e lavavano gli stipiti con acqua lustrale e li asciugavano con candidi lini.
Ora il Papa avanza verso la Soglia: ha nella sinistra un cero acceso simbolo della fede e della carità, e nella destra la «croce pastorale, simbolo della suprema potestà di remissione sulla terra. Giunto sulla Soglia, a capo scoperto, si inginocchia, intona il Te Deuin, poi si leva ed entra da solo nella Basilica. Tra la folla ammassata nell’interno, stivata eppure lillipuziana sotto le arcate imponenti e le statue gigantesche, scoppiò un lungo battimani, dieci lingue diverse gridavano «Viva il Papa!». Fu allora che s’udì il primo rimbombo della campana maggiore di San Pietro, cui in breve fecero eco tutte le campane di Roma, per annunciare che era cominciato il 66° Giubileo.
«Bussate e vi sarà aperto» aveva detto Gesù ai suoi discepoli; e nel Vangelo di Giovanni: «Io sono la Porta, chi entrerà in me sarà salvo». Questo è il senso della Porta Santa, la cui caduta sta a significare l’ammissione dei fedeli ai tesori soprannaturali della Chiesa. Ma se la origine spirituale e simbolica del Giubileo è nel Vecchio e nel Nuovo Testamento, la sua origine storica risale al 22 febbraio del 1300 allorché, ricorrendo la festa della Cattedra di San Pietro, il Papa Bonifacio VIII, salito sull’ambone della Basilica vaticana colma di fedeli, lesse al popolo la bolla che istituiva il Giubileo ecclesiastico. Con esso si elargisce l’indulgenza plenaria a chi, confessato e comunicato, visiterà le quattro maggiori basiliche di San Pietro, San Giovanni in Laterano, San Paolo e Santa Maria Maggiore, compiendo i doveri religiosi prescritti; vale a dire gli sarà totalmente rimessa la pena temporale da scontarsi in terra o in Purgatorio, ad espiazione dei peccati commessi; difatti se la divina misericordia ha la potestà di annullare attraverso un sincero pentimento la pena eterna, la divina giustizia vuole che il male sia almeno temporaneamente punito. L’indulgenza plenaria libera anche da codesta punizione. Le porte del Paradiso si spalancano al pellegrino contrito.
Dante fu tra i «romei» del ’300 e la vista di schiere di pellegrini gli suggerì bellissime immagini della Commedia. Pare sia stato un penitente assai fervido: poi l’esperienza della sua vita agitata lo indusse a situare Bonifacio all’inferno. Fu Clemente VI che ridusse il periodo giubilare a cinquant’anni dai cento fissati dal suo fondatore. Urbano VI li ridusse ancora a trentatré (gli anni di Cristo), Paolo II a venticinque. Nessuno dei recenti giubilei s’è aperto con maggiori speranze del presente, in un periodo storico che forse non ha precedenti quanto ad atmosfera critica e travaglio spirituale. Il Papa stesso ha definito questo anno santo «l’anno del gran ritorno e del gran perdono». E autorevoli interpreti del suo pensiero hanno esplicitamente fatto allusione a una mano tesa ai protestanti e a tutti coloro la cui fede può aver vacillato sotto le pressioni morali e materiali esercitate oltre la muraglia di ferro. Certo da secoli la tromba non aveva squillato con così urgente appello nel mondo cattolico.
Giorgio Prosperi