Arturo Zampaglione, Affari&Finanza – la Repubblica 9/11/2015, 9 novembre 2015
WALL STREET L’INDUSTRIA DELLE ARMI FA BOOM
Non sorprende che le quotazioni di Northrop Grunman siano a livelli record: quinto nella graduatoria mondiale delle industrie degli armamenti, il gruppo, che ha sede in Virginia e 68mila dipendenti sparsi nel mondo, ha appena vinto la maxi-commessa del Pentagono per la costruzione dei bombardieri strategici di nuova generazione che sostituiranno i B-1 e i B-52. Valore dell’accordo: nella fase iniziale di 21,4 miliardi di dollari, che con il tempo potrebbero salire a 80 miliardi. Più misterioso invece – almeno a prima vista – è l’andamento dei titoli della Smith and Wesson, della Sturm Ruger, della Cabela e di altre aziende che producono o vendono pistole, fucili e proiettili. Perché anche i titoli di queste società hanno raggiunto i massimi a Wall Street? L’America non è forse inorridita di fronte alle sparatorie a ripetizione nei campus universitari, nei cinema, nelle chiese? Non c’era stata una richiesta di Barack Obama di fermare, una volta per tutte, le vendite di armi a go go? La realtà è che, a dispetto del buon senso, le stragi ricorrenti hanno coinciso (o provocato) un boom della domanda di pistole. E ogni appello a modifiche legislative nel settore delle armi induce, paradossalmente, i potenziali acquirenti ad accelerare gli acquisti. La conferma viene dagli ultimi dati del Fbi: il mese scorso gli agenti federali hanno compiuto quasi due milioni di controlli su altrettanti acquirenti. La cifra esatta è stata di 1.976.759, con un aumento di oltre 300mila rispetto allo stesso mese dell’anno scorso. Da maggio il numero dei controlli (che coincide con quello degli acquisti di armi nuove, escludendo però quelle di seconda mano) è aumentato regolarmente, mese dopo mese, segnando appunto un record a ottobre. E secondo le proiezioni degli esperti, il totale di armi vendute nel 2015 supererà il precedente record di oltre 21milioni stabilito l’anno scorso. Al di là di questa “follia collettiva”, le quotazioni della Smith and Wesson sono alle stelle. Già all’inizio di ottobre, subito dopo che Hillary Clinton illustrò il suo piano per rendere più severi i controlli sulle armi e responsabilizzare i venditori, le quotazioni della storica società del Massachusetts salirono in una sola seduta del 7,3 per cento. Adesso sono sui 18 dollari ad azione, portando la capitalizzazione di borsa a quasi un miliardo di dollari. “Tra di noi – dice Andrea James, un analista della Dougherty – gira una battuta: che Obama sia il più grande venditore di armi. Del resto, le impennate negli acquisti prima delle presidenziali del 2008 e del 2012 lo confermano. Ed è probabile che l’offensiva anti-armi di Hillary finisca per avere lo stesso risultato”. azampaglione@repubblica.it
Arturo Zampaglione, Affari&Finanza – la Repubblica 9/11/2015