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 2015  novembre 09 Lunedì calendario

MIMMO JODICE – [L’ALTA NOBILE FIGURA DELLA FOTOGRAFIA ITALIANA, PRIMO AD AVER ELEVATO AD ARTE IL VALORE DELLA FOTOGRAFIA]


Mimmo Jodice nasce a Napoli, nel rione popolare Sanità, il 29 marzo 1934. Secondo di quattro figli e rimasto orfano di padre, appena conclusa la scuola elementare inizia a lavorare, mentre proseguirà gli studi come privatista. Si dedica, da autodidatta, al disegno e alla pittura e alla fine degli anni Cinquanta inizia a fotografare. Nel 1962 sposa Angela Salomone, compagna inseparabile, preziosa collaboratrice e madre dei suoi tre figli: Barbara (1963), Francesco (1967) e Sebastiano (1971). Negli anni Sessanta frequenta l’ambiente dell’Accademia di Belle Arti di Napoli, iniziando una serie di sperimentazioni sugli aspetti linguistico-tecnici della fotografia, intesa non come mezzo descrittivo ma come strumento espressivo. Nel 1967 decide di dedicarsi completamente alla fotografia: espone per la prima volta il suo lavoro alla Libreria La Mandragola di Napoli e pubblica la sua prima fotografia sull’edizione italiana della rivista «Popular Photography». Il 1968 segna l’ingresso di Jodice nel mondo dell’arte: inizia la lunga e proficua collaborazione con Lucio Amelio (e con altri galleristi napoletani come Lia Rumma), attraverso il quale conosce alcuni tra i più importanti esponenti delle avanguardie: Andy Warhol, Robert Rauschenberg, Joseph Beuys, Gino De Dominicis, Giulio Paolini, Josef Kosuth, Vito Acconci, Mario Merz, Jannis Kounellis, Sol LeWitt ed Hermann Nitsch. In questi anni di rinnovamento e contestazione. Mimmo Jodice si dedica a nuove sperimentazioni fotografiche e alla documentazione di molti eventi artistici cittadini, sfociata nel volume Mimmo Jodice. Avanguardie a Napoli dalla contestazione al riflusso, edito nel 1996. La frequentazione con il musicologo e studioso di tradizioni popolali Roberto De Simone, conosciuto nel 1969, consolida in lui l’interesse per le feste e i rituali religiosi di Napoli e del Sud e la passione per l’indagine antropologica: insieme, nel 1974, pubblicano il volume Chi è devoto. Del 1970 è la mostra alla Galleria Il Diaframma di Milano, «Nudi dentro cartelle ermetiche», presentata da Cesare Zavattini. Nel 1971 conosce lo storico dell’arte e dell’architettura Cesare de Seta, con il quale condivide uno studio a Napoli fino al 1988. L’epidemia di colera scoppiata nella città nel 1971 lo spinge a lavorare sulla situazione sociale, sviluppando un’indagine sullo stato di miseria e di degrado che sta alla base di tale tragedia: ne deriva la mostra «Il ventre del colera», presentata al Sicof di Milano nel 1973. Nel 1974 compie un viaggio in Giappone. Nel 1975 viene pubblicato il volume Mezzogiorno. Questione aperta. La fotografia sociale di Jodice si discosta dal reportage tradizionale ed è orientata alla ricerca di tipi sociali, di figure simboliche, di scenari anche organizzati sui valori plastici dei luoghi e dello spazio urbano. Prosegue intanto le sue ricerche di taglio più prettamente linguistico sulla fotografia. Nel 1978 presso lo Studio Trisorio di Napoli è allestita la mostra «Identificazione», che presenta riproduzioni realizzate dallo stesso Jodice di sue fotografie e di immagini di fotografi da lui particolarmente amati, come Avedon, Kertész, Evans e Brandt. Sempre nel 1978 la rivista «Progresso Fotografico» gli dedica un numero monografico, «La Napoli di Mimmo Jodice». Con il volume Vedute di Napoli, edito nel 1980, si chiude il «periodo sociale» del suo lavoro e prende avvio una nuova indagine sulla realtà, con la scomparsa delle figure umane dalle sue immagini e la ricerca di uno spazio urbano vuoto e inquietante, carico di memoria e di presenze metafisiche. Nei primi anni Ottanta dalla collaborazione fra Jodice e De Seta nasce un progetto culturale volto a indagare, attraverso l’apporto di importanti fotografi italiani e stranieri, i molteplici aspetti della realtà partenopea contemporanea: il primo volume e la prima mostra del ciclo, del 1981, si intitolano Napoli 1981. Sette fotografi per una nuova immagine.

Il dialogo con gli architetti, il fascino dell’archeologia
Nei primi anni Ottanta Jodice stabilisce rapporti più stretti con il mondo dell’architettura. Conosce anche George Vallet, che lo avvicina al mondo dell’archeologia, disciplina che entrerà profondamente nel suo lavoro. Nel 1981 Jodice paxtecipa alla mostra «Facets of the Permanent Collection. Expressions of the Human Condition», curata da Van Deren Coke per il San Francisco Museum of Arts, insieme a William Klein, Diane Arbus, Larry Clark e Lisette Model. Nel 1982 pubblica tre volumi: Teatralità quotidiana a Napoli, Naples une archéologie future e Gibellina, in cui segue le tracce lasciate dall’uomo del passato sul paesaggio, e le inteipreta come segno del suo divenire futuro. Nel 1984 prende parte alla mostra «Images et imaginaire d’architecture» al Centre Georges Pompidou di Parigi e nel 1985 svolge una ricerca su Paestum, che espone nel 1986 al Memorial Federal Hall di New York. Nel 1987 inizia, per concludersi dieci anni dopo, la collaborazione di Jodice al progetto «Archivio dello spazio» sul rapporto tra i beni architettonici e il paesaggio industrializzato intorno al capoluogo lombardo. Si definisce in questi anni un doppio filone di ricerca di Jodice: da un lato la visione sempre più sospesa e irreale della città di Napoli, dall’altro l’indagine sulle impronte del passato sul presente e sulle radici della cultura mediterranea. Lo studio dell’architettura e dell’arte antica è anche rafforzato dal suo lavoro come fotografo d’arte a fianco di importanti archeologi e storici dell’arte come Eugenio Battisti, Giulio Carlo Argan, Giuliano Briganti e Fausto Zevi. Dalla collaborazione con loro nascono importanti pubblicazioni, come Michelangelo scultore (1989), Antonio Canova (1992), Paestum (1990), Pompei (1991-92) e Neapolis (1994), in cui lo sguardo di Jodice fissa in immagini partecipate la solennità e al tempo stesso la quotidianità delle opere d’arte custodite nei musei. Nel 1990 espone le fotografie delle architetture di Alvaro Siza, con il quale la collaborazione si è rafforzata negli anni, presso la Fondazione Serralves di Porto. Nel 1993 esce in edizione francese e italiana la monografia Passé interieur/Tempo interiore, accompagnata dalla grande mostra tenuta a Napoli a Villa Pignatelli e poi al Palazzo della Ragione di Padova: partecipa inoltre a importanti mostre collettive in Italia («Muri di carta», a cura di Arturo Carlo Quintavalle, alla Biennale di Venezia; «Immagini italiane» alla Fondazione Peggy Guggenheim di Venezia) e all’estero («Jardins do Paraíso» a Coimbra, «Genius Loci» a Joinville). Nel 1994 a New York, al Guggenheim Museum, è presente nella collettiva «The Italian Metamorphosis 1943-1968», curata da Celant. L’anno dopo, nel 1995, a conferma della definitiva consacrazione di Jodice sulla scena internazionale, esce in edizione americana, italiana e tedesca il volume Mediterranean/Mediterraneo, seguito da una mostra al Philadelphia Museum of Art, al Cleveland Museum of Art, alla Triennale di Milano, alla Pinacoteca Provinciale di Bari, al Castello di Rivoli, alla Aperture’s Burden Gallery di New York, quindi a Bari e ad Arles. Il volume segna una svolta definitiva nell’opera fotografica di Jodice, che diviene sempre meno documentaria, sempre più immaginifica e carica di emozione e di valori plastici. Nel 2000 cura la mostra e il libro Fate presto! in cui vengono pubblicate, a vent’anni dal terremoto di Campania e Basilicata, immagini allora realizzate da importanti fotografi italiani. Nello stesso anno espone il suo lavoro presso la Gnam di Roma in una mostra personale dal titolo «Anamnesi». Nel 2001 la Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino gli dedica l’antologica «Mimmo Jodice. Retrospettiva 1965-2000». Esce inoltre il volume Gli iconemi: storia e memoria del paesaggio, viaggio fotografico attraverso la pianura lombarda, con una mostra a Palazzo Bagatti Valsecchi a Milano. In questo stesso anno viene invitato dall’Institute of Technology di Boston, in collaborazione con la Harvard University, a svolgere un lavoro sulla città. Nell’aprile Gae Aulenti colloca alcuni ingrandimenti di sue immagini di tema archeologico nella stazione Museo della metropolitana di Napoli da lei progettata. Nel 2002 espone al Massachusetts College of Art di Boston la ricerca fotografica sulla città con il titolo «Inlands. Visions of Boston» e pubblica il volume omonimo. È inoltre scelto fra gli autori della mostra dedicata al cinquantesimo anniversario di Aperture, a New York e sempre a New York è presente nella mostra per la celebrazione del quindicesimo anniversario di Condé Nast.

Il volto e il ritratto, da Caravaggio al presente
Nel 2003 il suo nome entra nella Enciclopedia Universale dell’Arte Garzanti e nell’Enciclopedia Treccani. Nello stesso anno pubblica l’antologia Mimmo Jodice, a cura di Roberta Valtorta, e l’Accademia Nazionale dei Lincei gli conferisce il premio Antonio Feltrinelli, per la prima volta dato a un fotografo. Nel 2004 è fra gli autori pubblicati in Outside the Ordinary. A Tribute in Pictures to Michael E. Hoffmann, volume in memoria dell’uomo che fu per molti anni presidente e animatore della casa editrice Aperture, per il quale importanti fotografi di tutto il mondo hanno donato le loro fotografie, ora parte della collezione del Philadelphia Museum of Art. Il Museu de Arte de São Paulo del Brasile gli dedica una personale che presenta il suo lavoro sulla città commissionatogli in occasione dei 450 anni dalla fondazione della città. Nel 2006 fa parte della mostra collettiva sull’arte e il design italiani «Il modo italiano. Design e avanguardie artistiche in Italia nel XX secolo», presentata al Musée d’Art Moderne di Montreal e successivamente nel 2007 al Mart di Rovereto. Lo stesso anno partecipa alla collettiva «Italy Made in Art: Now» al Museum of Contemporary Art di Shanghai ed espone «Mediterraneo» al Museo di Fotografia di Mosca. A fine anno l’Università degli Studi Federico II di Napoli gli conferisce la laurea honoris causa in Architettura. Nel 2007 un nuovo importante volume antologico sulla sua opera viene pubblicato in italiano, inglese, francese, ora anche in cinese, accompagnato da una mostra alla Spazio Forma di Milano con il titolo «Perdersi a guardare». Nel 2008 l’interesse di Jodice torna sul volto umano: è il progetto «Transiti». In occasione delle celebrazioni del cinquantenario della riapertura al pubblico del Museo di Capodimonte, Jodice realizza un lavoro nel quale pone in dialogo volti di veri napoletani, da lui fotografati negli anni Settanta nel periodo delle sue ricerche sociali, e fotografie di ritratti dipinti da grandi artisti presenti nelle collezioni del museo, da Carracci a Parmigianino, da Caravaggio a Ribera, da Artemisia Gentileschi a Luca Giordano, in un incrocio tra fotografia e pittura, tra epoche diverse, tra veri volti fotografati e volti rappresentati. Nel 2010 due grandi personali in contemporanea con un importante volume antologico, l’una al Palazzo delle Esposizioni di Roma, a cura di Ida Gianelli e Daniela Lancioni, l’altra alla Maison Européenne de la Photographie di Parigi, a cura di Jean-Luc Monterosso, rendono omaggio alla sua opera. Jodice è poi ancora presente a Venezia nel 2011, con la mostra «Venezia autentica/Real Venice», a cura di Anna Somers Cocks, Elena Foster, David Landau ed Erica Bolton alla Fondazione Cini. Nello stesso anno viene invitato dal Louvre a realizzare un progetto legato al museo e al suo patrimonio artistico. Realizza dunque una serie di ritratti ravvicinati delle persone che lavorano al Louvre, dal direttore al guardiano: parallelamente estrae da dipinti di noti artisti come Delacroix, David, Leonardo, Raffaello, Ingres, Bronzino, Delaroche, Parmigianino e Pontormo, una serie di volti, fortemente riquadrati. Il progetto realizzato al Louvre e pubblicato in un libro con testo di Quentin Bajac gli vale l’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine delle Arti e delle Lettere. Intanto prosegue il suo lungo viaggio nelle grandi città del mondo. È del 2012 una ricerca sulla città di Montreal, che sfocia in una mostra al Musée McCord e in un volume che presenta non solo la città di Montreal, ma molte città del mondo fotografate dal 1990 al 2012: Parigi, New York, San Paolo, Venezia, Boston, Tokyo, Torino, Roma, Milano, Napoli, Lisbona, Boston, Venezia, Mosca e Londra. Nel maggio 2013 la stessa mostra viene presentata a Mendrisio, presso l’Accademia dell’Architettura-Università della Svizzera Italiana, che per l’occasione gli conferisce la laurea honoris causa in Architettura. Il 2014 è un anno importante: il 29 marzo Jodice compie ottant’anni; il Museo di Arte Contemporanea Madre di Napoli gli rende omaggio con il conferimento del Matronato alla carriera. Nello stesso anno una mostra dal titolo «Mimmo Jodice. Arcipelago del mondo antico», a cura di Filippo Maggia e voluta dalla Fondazione Fotografia, viene presentata al Foro Boario di Modena nell’ambito del Festival della Filosofia 2014. Nel 2015 partecipa a Milano a due collettive: «InsideOut» a Palazzo della Ragione e «Arts and Foods» alla Triennale.