di Angelo De Mattia, MilanoFinanza 6/11/2015, 6 novembre 2015
RESTA IL BISOGNO DI TRASPARENZA, PERCHÉ NIEL NON HA SPIEGATO TUTTO
I chiarimenti forniti da Xavier Niel alla Consob sono importanti perché ne viene fuori un quadro non di una scalata né di una compartecipazione in essere, bensì di una potenziale assunzione di un’interessenza nel capitale di Telecom, che inizierebbe a formarsi, sulla base di derivati, soltanto a partire dalla metà del prossimo anno fino al 2017, per raggiungere in conclusione il 10%, mentre il restante 5% non sarebbe composto da azioni ma da un regolamento per cassa. Dunque i timori secondo cui Niel, possedendo già azioni per il 5%, avrebbe potuto convocare l’assemblea per l’assunzione di decisioni nella linea di una futura scalata, sono risultati infondati per la mancanza di tale possesso. Da questo punto di vista le norme e i controlli di Consob hanno funzionato bene. È stata fatta trasparenza su una vicenda che, per l’opacità con cui si era manifestata, ha rischiato di determinare opinioni distorte nei mercati e conseguenti effettive operazioni. Tuttavia quello compiuto è un primo passo, dal momento che è giusto chiedersi perché si è assunta questa posizione lunga e se si miri semplicemente ad avere un ruolo di normale azionista di Telecom oppure si tratti di un disegno più articolato che preveda anche alleanze o l’ingresso di altri soggetti. I chiarimenti concernono la situazione attuale, dunque, ma non fanno ancora luce sugli intenti di lungo periodo, sul rapporto con Vivendi, sulle eventuali attese circa la posizione della mano pubblica. Non si può affatto immaginare, insomma, che questi acquisti pro-futuro siano effettuati senza una rilevante finalità. Vi è però da osservare che si riflette su queste ipotesi strategiche anche perché vi è una persistente incertezza sul futuro di Telecom e del suo assetto azionario. In una grande impresa con un azionariato stabilizzato acquisti con derivati come quelli di Niel non rappresenterebbero una fonte di preoccupazioni. Oggi invece tutto appare eraclitianamente in movimento per quel che riguarda i soci di Telecom, la rete, la banda ultralarga, Metroweb e le interessenze estere. Negare che lo Stato in questa situazione possa pensare di far valere gli interessi strategici nazionali è eccessivo; immaginare subito l’inutilizzabilità del golden power da parte del pubblico significa abdicare alle proprie prerogative; minimizzare quanto sta accadendo equivale a considerare queste mosse come prive di qualsiasi respiro strategico, facendo innanzitutto torto all’intelligenza e all’avvedutezza di finanziere di Niel. Insomma, la questione Telecom non è certo chiusa e questa dovrebbe essere l’occasione perché il governo dica compiutamente la sua sul futuro di Telecom, grande impresa privatizzata e non privata, come a suo tempo si disse. Se, dopo il chiarimento di Niel, vi sarà il chiarimento politico del governo, ciò agevolerà anche la possibilità di trasparenza sul futuro degli acquisti da parte di Niel e Vivendi. Insomma, parti private e pubbliche dovrebbero sentirsi ora chiamate a quest’opera di piena trasparenza.
di Angelo De Mattia, MilanoFinanza 6/11/2015