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 2015  novembre 03 Martedì calendario

TROPPI TAGLI: A RISCHIO I FARMACI SALVA-VITA

Il film a dire il vero si era già visto l’anno scorso: appena letta a fondo la legge di stabilità, inizia la rivolta delle Regioni e Matteo Renzi risponde a muso duro. Si è ripetuto ieri. Il pur renziano Sergio Chiamparino, presidente del Piemonte e della Conferenza delle Regioni, ha sostenuto che con i tagli della stabilità 2016 tutte le Regioni salterebbero gambe all’aria. A meno di aumentare tasse e ticket. Renzi ha risposto piccato (l’aveva già fatto l’anno scorso) di avere concesso più risorse dell’anno precedente: pensino le Regioni a tagliare gli sprechi. Lui in ogni caso impedirà loro di aumentare tasse e ticket come ha ventilato Chiamparino.
La novità è che a dare ragione alle Regioni sono i tecnici del Servizio del bilancio del Senato, che hanno esaminato nel dettaglio la manovra finanziaria sollevando numero si dubbi e chiedendo chiarimenti sulle coperture, ballerine come raramente è accaduto. I tecnici hanno sollevato il problema dei tagli ai trasferimenti alle Regioni. «Sarebbe utile una valutazione del Governo», scrivono, «in merito alla effettiva praticabilità della misura, atteso che nel triennio 2017-2019 viene chiesto complessivamente alle regioni di conseguire nuovi risparmi per oltre 17 miliardi di euro. Inoltre si evidenzia che le regioni sono tenute all’erogazione del contributo nel rispetto del finanziamenti dei livelli essenziali di assistenza e dunque il margine di intervento sulle diverse voci di bilancio su cui intervenire appare ristretto».
Ma non è l’unico punto della manovra che solleva dubbi. Quello che potrebbe fare ballare cifre rilevantissime non riguarda il 2016, ma gli anni successivi: l’aumento di più punti dell’aliquota ordinaria e di quella intermedia dell’Iva. Il governo qui avrebbe sbagliato e non di poco i conti, calcolando in 4,09 miliardi di euro circa l’effetto-aumento di ogni punto percentuale dell’aliquota ordinaria Iva. Gli unici dati a consuntivo dell’aumento di un punto Iva vengono dai conti pubblici 2014, da un documento del Ministero dell’Economia e delle Finanze: si sono incassati 2,189 miliardi di euro in più, e in quella somma ci sono anche gli effetti Iva dei primi pagamenti sbloccati alle imprese che vantavano crediti nei confronti della Pubblica amministrazione. Il totale si discosta di 1,7 miliardi di euro dalla stima che ora fa l’esecutivo, e rischia di creare un buco enorme nei conti 2017, 2018 e 2019, perché l’esecutivo non ha tenuto conto di un effetto semplicissimo: ogni volta che si toccano le aliquote Iva, si riducono i consumi, con mancato gettito per lo Stato.
Sul 2016 l’incasso più ballerino è quello che verrebbe dalle norme sui giochi, che dovrebbero valere un miliardo di euro: «Nel complesso», si annota,«in assenza di ulteriori informazioni, non è possibile riscontrare il carattere prudenziale della stima». Dubbi anche sulle norme di sanatoria e regolarizzazione, visto che quelle dello scorso anno non hanno funzionato: «Gli aderenti alla sanatoria sono stati meno numerosi rispetto a quanto ipotizzato (2.220 a fronte di 3.500) e sono state corrisposte conseguentemente cifre inferiori» ai 187 milioni preventivati.
Critiche anche alle norme che alzano il limite al contante da 1.000 a 3.000 euro, soprattutto per l’estensione al settore del trasporto, «caratterizzato da notevoli fenomeni di evasione fiscale -Ivae Irap soprattutto –per alcuni versi, e da potenziali fenomeni di inquinamento criminale con particolare riferimento ad alcune aree del Paese».
Non convince i tecnici del Senato nemmeno la copertura utilizzata dal governo con la stretta degli acquisti della Pubblica amministrazione, né il nuovo taglio alla Sanità,aggiuntivo a quello di 2,5 miliardi di euro già stabilito da un decreto legge per il 2016.
Incertezze, infine, anche sulle decontribuzioni, dove «è ipotizzabile una sottostima della platea dei beneficiari» visto che non vengono indicati gli effetti reali delle misure precedenti.
FRANCO BECHIS, Libero 3/11/2015