Marina Terragni, IoDonna 31/10/2015, 31 ottobre 2015
QUELLO CHE NON SI PUÒ DIRE– Il più delle cose vere che ci diciamo è roba che non si può dire
QUELLO CHE NON SI PUÒ DIRE– Il più delle cose vere che ci diciamo è roba che non si può dire. Per esempio: non si può dire che la convivenza con le prime generazioni di “stranieri” è faticosa, fatica che viene scaricata sulle spalle di chi ha meno possibilità economiche, vive nelle periferie urbane. La borghesia illuminata e progressista che abita i centri storici ha stabilito che non la si può disturbare con questi piagnistei scorretti. È il pensiero unico ed egemonico di chi non paga mai pegno, di quelli che possono anche vestirsi di stracci e vivere in case malandate, privilegio che i poveri veri non vogliono avere e sognano armadi alla Gatsby e pavimenti lustri. Ma anche questo non lo si può dire. Non si può dire che comprare ovociti e affittare uteri di donne dei Paesi Terzi è una pratica di sfruttamento, perché se lo dici sei senz’altro omofobico. E non si può nemmeno dire che la differenza sessuale esiste, e che essere padre o madre sono mestieri diversi. E che le mamme devono poter stare con i bambini più a lungo possibile e non rientrare “modernamente” al lavoro subito dopo averli partoriti. Un corpo-a-corpo prezioso, tra madre e figlio, obbligatorio perfino per i cuccioli di cane negli allevamenti, ma in questo evidentemente noi siamo la specie più miserabile. Non si può dire che per le donne la convivenza con donne e uomini portatori di usi e costumi misogini e illiberali comporta un sovrappiù di prezzo: qualcosa stiamo già vedendo. Ma questo voglio dirlo: soffocato dal conformismo, il mondo muore.