COSIMO CITO, la Repubblica 3/11/2015, 3 novembre 2015
I DIECI ORI DI SIMONE REGINA DELLA GINNASTICA SFUGGITA ALLA DROGA
All-around: oro. Concorso a squadre: oro. Trave: oro. Corpo libero: oro. Il Mondiale è la sua ostrica e lei, Simone Biles, la Perla nera della ginnastica artistica, dal 2013 vince tutto. Quattro ori iridati a Glasgow, dieci in totale in tre Mondiali consecutivi. A dieci titoli non erano arrivate nemmeno Khorkina, Gogean e Latynina, divinità di altre epoche, mai oltre quota nove. E i tre ori consecutivi nel completo elevano la 18enne afro-americana al di sopra del già fatto da una donna nel grande gioco mondiale.
Lo scricciolo che sta capovolgendo la storia della ginnastica, molto europea, rarissimamente afro-americana (appena un oro olimpico “di colore”, quello di Gabby Douglas a Londra 2012 nell’all-around), è una Million dollar baby, una figlia del ghetto dai trascorsi tortuosi. Appena nata, Simone fu allontanata dalla madre biologica, tossicodipendente, e data in adozione ai nonni paterni, Ron e Nellie, originari del Belize.
A 6 anni, durante una gita scolastica alla Bannon Ginnastix di Houston, viene notata da un allenatore che dirà: «Mai visto un essere umano più flessuoso». Da allora la vita di Simone e la ginnastica sono diventate sinonimi, la seconda divoratrice della prima. «Entro in palestra alle 8 di mattina ed esco alle 6 del pomeriggio», raccontò in un’intervista che iniziava con queste parole: «Il mio talento è diventato il mio lavoro». La materia grezza, lavorata da Martha Karolyi, allenatrice ungherese e moglie di Bela, il leggendario demiurgo di Nadia Comaneci, è diventata esplosiva. Metodo, devozione, lavoro durissimo e un fisico che resta perfetto, su misura per la meraviglia: 1 metro e 45 di astrale bellezza.
Simone si rivelò nel trofeo internazionale di Jesolo, nel 2013. «La ricordo perfettamente » racconta il direttore del torneo Giorgio Citton, «mite, dolce, incredibilmente umile, sempre attaccata ai suoi genitori adottivi, che l’accompagnano dappertutto. Vinse tutte le gare tranne le parallele asimmetriche. Ne ho viste di campionesse, mai però così, mai. E il prossimo anno, il 19 marzo, le americane, con Simone, saranno tutte da noi, a Jesolo, e qui svolgeranno i loro trials olimpici».
Nel 2013 Carlotta Ferlito commentò così la vittoria alla trave della ragazza afro-americana nel Mondiale di Anversa: «Se ci dipingiamo la pelle di nero vinciamo anche noi». Gli americani chiesero scuse ufficiali, arrivate via Twitter dalla catanese dopo qualche pasticcio dialettico della Federginnastica italiana, che improvvisò una distinzione tra abilità fisiche e artistiche sulla base del colore della pelle delle atlete. Simone ha tenuto la testa altissima, stringendosi intorno al suo motto “stupisci te stesso”, e così, vincendo e rivincendo, è arrivata a Glasgow, «a momenti mi veniva un infarto, non pensavo di essere diventata così forte. Però il mio sogno non è cambiato, voglio diventare un’infermiera pediatrica». A Rio potrebbe vincere 5 ori, stupire il mondo, diventare leggenda.«Io leggenda? Ma no, sono una ragazza normale che, beh, fa cose speciali».
COSIMO CITO, la Repubblica 3/11/2015