Silvia Manzoni, D – la Repubblica 31/10/2015, 31 ottobre 2015
PER FARE UN FIORE
Sarà il protagonista star dei profumi dell’autunno, dopo essersi già fatto notare in alcuni della scorsa estate. Pur non avendo mai abbandonato le fragranze, il gelsomino oggi compare accanto a ingredienti che ne svelano aspetti innovativi. La sua produzione, nella regione francese di Grasse (Provenza), ha registrato nel 2014 un’impennata, e dovrebbe aumentare ancora quest’anno (fino a 11,5 tonnellate secondo la stima dell’agenzia France Agri-Mer), così come quella dei fiori d’arancio e della rosa centifolia. Segno che i fiori continuano a sedurre pubblico e creatori, anche se in una versione meno romantica e più affermativa di un tempo. Nelle nuove fragranze, il successo in particolare di quelli bianchi è dovuto alla loro vena provocatoria, un tempo sottovalutata. Nuove tecnologie d’estrazione e associazioni olfattive originali ne stanno cambiando il carattere, che da delicato e sottile diventa più sensuale e profondo, tanto che si registra il ritorno della tuberosa e del giglio.
Ci sono poi fiori che vengono ricostruiti. Sono quelli che i creatori chiamano “muti” perché la fragilità dei petali rende impossibile l’estrazione dell’olio essenziale. Il mughetto ne è un esempio: in natura ha un profumo intenso e tipico, ma i professionisti lo devono ricreare con composizioni di diverse materie, sia naturali sia sintetiche.
Insomma, questi ingredienti sono passati dall’evocare una certa idea di innocenza e fragilità all’esprimere una seduzione forte.
«Le materie prime naturali hanno il dono di vibrare più di altre quando le si applica sulla pelle», spiegano Antoine Maisondieu e Sophie Constant, della scuola di profumeria di Givaudan, che firmano il nuovo Valentino Donna. Per questo profumo hanno scelto una sontuosa rosa damascena associata all’iris fiorentino e a un accordo di cuoio. La grande sfida tecnica è stata rendere speciale la rosa: hanno utilizzato così, invece del tipico olio essenziale, un’assoluta (ottenuta con una distillazione molecolare che ne preserva l’aroma perché non scalda i petali) e un’acqua di rose. «È la prima volta che questa viene impiegata in un profumo, solitamente la si trova in pasticceria o nei cosmetici», spiega Sophie Constant. «Abbiamo sperimentato una nuova tecnologia per recuperare le parti del fiore che, dopo la distillazione, finivano nella soluzione acquosa e non oleosa. Questa componente trasmette note più zuccherine, rendendo la rosa gourmand e originale».
«È usando nuove tecnologie e conservando il savoir faire artigianale che si trasforma un ingrediente conosciuto come la rosa in una fragranza moderna e sorprendente», aggiunge Antoine Maisondieu.