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 2015  novembre 01 Domenica calendario

VIVERE SEMPRE PIU’ A LUNGO

Le aspettative di vita crescono in tutto il mondo: medicina e conoscenza stanno facendo passi avanti straordinari. Ma cosa succederà se a un certo punto la scienza inizierà a correre più dell’invecchiamento? Vivremo per sempre? La generazione fortunata che assisterà all’allungamento delle aspettative di vita più veloce del ritmo al quale si muore, raggiungerà l’immortalità? La questione è stata posta da uno studente di 17 anni, Henry Cole, alla rivista Significance, bimestrale della britannica Royal Statistical Society e della American Statistical Association. La risposta è che per ora aumenta la media di quanto vive la popolazione: altra cosa è il limite massimo di età raggiungibile, il quale non ha dato segni di cambio significativi.
Sulla base di quello che si sa ora – ma la medicina può produrre salti di paradigma oggi non valutabili – Significance ricorda alcuni studi basati sulla teoria dei valori estremi, una branca della Statistica che si occupa dei valori molto grandi o molto piccoli ai due estremi di una scala di distribuzione delle probabilità. Uno studio condotto in Olanda una ventina d’anni fa ha stabilito che l’età massima raggiungibile varia tra 113 e 124 anni. Il record di durata, in effetti, appartiene a una signora francese morta nel 1997 «all’età di 122 anni e 167 giorni», Jeanne Louise Calment. Uno studio sull’età dei decessi in Gran Bretagna guarda invece alla tendenza e indica che il tetto finale non è cambiato molto negli scorsi 50 anni, semmai si è un po’ abbassato: nel 1961 era 109-115 anni per gli uomini e 109-111 per le donne, nel 2011 di 110-112 anni per i maschi e di 108-109 per le femmine.
Ciò che è aumentato non è il numero di anni di vita possibile ma il numero di persone che si avvicina a questo estremo. Sempre nel Regno Unito, nel 1961 solo il 5,59% delle donne morte aveva raggiunto e superato i 90 anni. La quota è salita al 10,5% nel 1981 e al 25,5% nel 2011. Il trend è simile per i maschi anche se su percentuali inferiori. La statistica ci dice insomma che la tendenza media a vivere più a lungo è un dato di fatto e che ci sono ottime probabilità che la quota di ultranovantenni cresca ulteriormente. Ma chiarisce che sull’immortalità, al momento, non ci sono svolte significative. Anche a Henry Cole, non dà molte probabilità di superare i 120: il diciassettenne può solo sperare nella meravigliosa imprevedibilità statistica della scienza.