1 novembre 2015
APPUNTI PER GAZZETTA - ERDOGAN PRENDE LA MAGGIORANZA ASSOLUTA ALLE ELEZIONI TURCHE
REPUBBLICA.IT
ISTANBUL - Il partito di Recep Tayyip Erdogan conquista la maggioranza assoluta del parlamento turco. A spoglio avanzato (ma ancora in corso), l’Akp supera - seppure di poco - il 50% dei suffragi.
Una scommessa vinta dal presidente, che ha deciso di riportare il Paese al voto dopo soli 5 mesi. Nelle elezioni del 7 giugno il partito al governo non era riuscito a ottenere per la prima volta dopo 13 anni la maggioranza assoluta. Le trattative per un governo di coalizione sono fallite, spingendo il presidente a convocare una nuova elezioni per rafforzarsi. Altissima l’affluenza, pari all’87,2% dei 54 milioni di turchi aventi diritto.
Il partito socialdemocratico Chp sarebbe al 23,8%, mentre il nazionalista Mhp all’11,7%. Tutti i partiti di opposizione a Erdogan farebbero quindi registrare un calo. E la vittoria dell’Akp ha scatenato le tensioni con i curdi, il cui partito di riferimento Hdp rischia di non superare la soglia di sbarramento (aveva ottenuto il 13% e 80 seggi a giugno). A Diyarbakir, la polizia si è scontrata con militanti curdi, sparando lacrimogeni contro le persone che lanciavano pietre.
L’obiettivo dichiarato di Erdogan è non solo ottenere ovviamente la maggioranza assoluta per il suo partito ma cambiare la costituzione turca in senso presidenzialista. Il parlamento turco è composto da 550 seggi. Per formare un governo ne occorrono almeno 276, mentre con la maggioranza qualificata dei 2/3 (367 seggi) è possibile cambiare la Costituzione. Tuttavia, se una riforma costituzionale viene votata da almeno 330 parlamentari può successivamente essere approvata attraverso un referendum popolare.
Tensione alle stelle. La ripresa degli scontri con il Pkk, gli attentati contro attivisti filo curdi a Suruc e Ankara, le crescenti tensioni con la Russia al confine siriano, il flusso di profughi dalla Siria, le pressioni sui media di opposizione, culminate con la chiusura di due canali televisivi e due giornali di opposizione avvenuta questa settimana, hanno contribuito ad alimentare il dibattito politico e a inasprire i toni e il clima tra i partiti in corsa. E a far nascere sospetti di brogli elettorali.
L’escalation di violenze nel Paese e l’acutizzarsi della crisi nella vicina Siria hanno reso il voto ancora più cruciale ai fini della stabilità. Erdogan, d’altra parte, ha più volte ribadito la sua assoluta preferenza per un governo formato da un unico partito, facendo riferimento alle tensioni che hanno attraversato il Paese negli ultimi mesi ha ripetuto con insistenza che "l’instabilità" è il prezzo da pagare in caso i risultati siano gli stessi di 5 mesi fa e si rendesse necessaria una coalizione.
Il governo turco, subito dopo l’apertura delle urne, ha fatto sapere di aver ucciso ieri oltre 50 membri dell’Is in Siria e di averne feriti una trentina, distruggendo almeno 8 postazioni, 5 chilometri oltre la frontiera siriana. Un annuncio che ha un preciso significato nel clima elettorale: un modo per dimostrare che il governo fa sul serio nella lotta allo Stato islamico.
Le precedenti consultazioni. L’Akp, partito della giustizia e dello sviluppo del Presidente Erdogan, è stato fondato nel 2001, prima di vincere le elezioni nel 2002, 2007 e 2011, ottenendo sempre la maggioranza assoluta di 550 seggi dell’unica camera del Parlamento turco. Lo scorso 7 giugno l’Akp non ha ottenuto la maggioranza di 276 seggi, rimanendo lontanissimo dall’obiettivo dichiarato d 330 seggi, necessari per cambiare la costituzione e realizzare il progetto presidenzialista di Erdogan, che vuole dare al presidente della repubblica poteri esecutivi. Il 9 luglio lo stesso
presidente ha conferito al premier Davutoglu l’incarico esplorativo, con la costituzione che fissa un termine di 45 giorni per la formazione di un governo che ottenga la fiducia del parlamento. Con il naufragio delle trattative si è reso necessario fissare una nuova data per le elezioni.