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 2015  ottobre 24 Sabato calendario

Ci sono le file all’Expo. Ci sono file di ore anche davanti agli stand degli sponsor. All’Expo ci sono le bambole nei passeggini e i finti disabili in carrozzella per non fare le file

Ci sono le file all’Expo. Ci sono file di ore anche davanti agli stand degli sponsor. All’Expo ci sono le bambole nei passeggini e i finti disabili in carrozzella per non fare le file. La fila ha un che di taumaturgico. I comportamentisti l’hanno studiata come fenomeno di psicologia sociale, ma forse varrebbe la pena rivalutare la fila nei corsi di medicina e psichiatria, perché l’Expo dimostra la funzione catartica del partecipare a questo straordinario rito collettivo delle dieci ore per visitare il padiglione del Giappone. Ma che cosa c’è dentro il padiglione del Giappone che ti fa bruciare la giornata di ferie che ti eri preso per Expo, in fila, per vedere un solo padiglione? Con lo stesso numero di ore dentro un aereoplano il Giappone te lo vedi davvero, mica dentro un padiglione prefabbricato alla periferia di Milano. Perché ci mettiamo in fila a poche settimane dalla chiusura e abbiamo lasciato nel panico gli organizzatori durante i primi tre mesi? Cosa sta succedendo all’Expo in queste ultime ore che sta accalcando umani come mandrie per mettere un piede nel decumano? Io adesso non voglio sapere se l’Expo ha funzionato o meno. Davvero non m’importa. Io sono più preoccupato d’indagare il fenomeno antropologico. Non m’interessa dove finirà l’Albero della Vita. La distruzione dei padiglioni o il recupero sostenibile degli stessi. Davvero, niente di tutto questo. Qualcuno mi spieghi le file. Solo questo. Non chiedo altro. Perché non credo che queste possano essere esibite come trofei del successo della manifestazione. No, questa non me la bevo. Dietro quelle file c’è qualcosa di più profondo. Qualcosa di atavico che riguarda la nostra cultura. Le nostre paure. La nostra incapacità di organizzare. Mettiamoci tutto dentro. Ma non accetto scorciatoie. Cosa speri di trovare dentro il padiglione che si è preso sei ore della tua giornata all’Expo? No davvero, cosa c’è alla fine di quella fila che vale 360 minuti in piedi, se quando sei sull’autobus ti siedi nei posti riservati agli invalidi e chiedi l’ecografia per far sedere una gestante? Mettiamoci in fila per l’ultima settimana della nostra Expo. Ma poi proviamo a indagare questo straordinario fenomeno a cui stiamo assistendo. Forse non è così inspiegabile, forse contiene la chiave rivelatrice del nostro sentire comune. Non faremo in tempo a vedere un’altra Expo da queste parti, ma abbiamo l’opportunità di analizzare in profondità quanto sta succedendo a Rho in questo preciso istante, con migliaia di persone in fila per sentito dire, per digitare, per esserci, o forse semplicemente per riconoscersi.