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 2015  ottobre 31 Sabato calendario

ARTICOLI SUL PREFETTO TRONCA DAI GIORNALI DEL 31 OTTOBRE 2015

SARA MONACI E MARTA PARIS, IL SOLE 24 ORE –
Alla fine ha vinto l’equazione Expo-Giubileo. È Francesco Paolo Tronca, attuale prefetto di Milano, il commissario straordinario che traghetterà Roma verso le elezioni di primavera nell’Anno santo che si aprirà l’8 dicembre dopo la fine dell’amministrazione Marino. In un ideale passaggio di consegne tra la città che si è riappropriata del ruolo di «capitale morale del Paese» e la Capitale che «sta dimostrando di non avere quegli anticorpi di cui ha bisogno» come aveva detto proprio mercoledì Raffaele Cantone. Anticorpi che, aveva detto il presidente dell’Anticorruzione «tutti auspichiamo possa avere in vista del Giubileo».
La nomina lampo è arrivata ieri sera, con la firma del prefetto di Roma, Franco Gabrielli, dopo le dimissioni dei consiglieri comunali necessarie a far cadere la giunta del chirurgo dem. In attesa del decreto del presidente della Repubblica che sancirà lo scioglimento del comune e l’avvio della gestione commissariale.
Tronca, palermitano, classe 1952, approda in Campidoglio dopo aver guidato la prefettura di Milano dal 2013 nel periodo dell’Expo. Un modello vincente che il governo a più riprese ha annunciato di voler esportare. Tanto che ieri il ministro dell’Interno, Angelino Alfano ha motivato così la sua scelta: «Il Giubileo deve funzionare proprio come ha funzionato Expo». Perché Tronca è stato in effetti il garante, a volte nascosto e a volte in prima linea, della sicurezza e della trasparenza nei cantieri dell’esposizione. E, in pratica, ha fatto da collante tra le scelte realizzate a Roma (dopo l’istituzione dell’Anac) e le necessità di Milano negli ultimi sei mesi.
Durante la fase di costruzione del sito espositivo, e subito dopo la prima vera inchiesta che ha toccato i vertici della società Expo spa, Tronca ha lavorato accanto al presidente dell’Anac Cantone.
Dopo i primi arresti del maggio 2014, il premier Renzi intervenne infatti rafforzando l’Anac, a cui affidò una squadra dedicata all’Expo, e sperimentando per la prima volta in Italia il commissariamento parziale delle aziende private (relativamente ai soli appalti messi sotto indagine dalle procure con atti approvati dal gip). I commissariamenti, utilizzati per la prima volta a Milano, sono stati proposti dall’Anticorruzione e firmati da Tronca; poi da quel momento sono stati anche impiegati altrove (da Venezia a Roma).
La prefettura di Tronca, sempre durante la fase di costruzione delle opere di Expo, ha anche messo sotto la lente tantissime aziende in “odore” di mafia, incrociando i dati di procura, camere di commercio, camere del lavoro. L’obiettivo era fermare le infiltrazioni criminali nei subappalti, solitamente meno controllati degli appalti. Il risultato è stato piu di 100 interdittive firmate da Tronca nei cantieri di diverse infrastrutture connesse all’evento (soprattutto quelle stradali). Ed è proprio a seguito di queste interdittive che l’Anac ha poi esteso l’istituto del commissariamento aziendale, inizialmente previsto solo per i presunti reati di corruzione, anche alle sospette collusioni mafiose. La prefettura si è inoltre impegnata per garantire la sicurezza del sito, con il suo coordinamento del tavolo formato da rappresentanti delle forze dell’ordine, dei lavoratori e delle istituzioni. Oltre al supporto dato alla Polizia dopo i fatti del primo maggio, quando, a seguito dell’inaugurazione, Milano è stata attaccata dai black bloc.
In questa nomina c’è dunque un filo rosso che lega Roma a Milano passando per l’Anac. Tronca è esperto di sicurezza pubblica, di mediazione sociale, di problematiche dell’immigrazione e gestione di emergenze. Laureato a Pisa in giuriprudenza, la sua carriera inizia da commissario di polizia a Varese nel 1977. A Milano arriva per la prima volta nel 1979 vincendo il concorso da consigliere di prefettura ricoprendo la carica di capo della segreteria del prefetto e responsabile dell’Ufficio Protezione Civile. Tra il 1985 e il 2003 svolge i ruoli di vice capo e capo di gabinetto e vice prefetto vicario della prefettura di Milano. Prima prefetto di Lucca e poi nel 2006 diventa prefetto di Brescia e nel 2008 capo del Dipartimento dei vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile, fino all’ultimo incarico dell’estate di due anni fa come prefetto di Milano. Tra le tante emergenze che ha gestito nella sua carriera anche quella della piena del Tevere avvenuta nel dicembre del 2008.
Ora viene chiamato da Renzi a dare quegli anticorpi che mancano a Roma ancora colpita da Mafia Capitale (il maxiprocesso si aprirà il 5 novembre e il Comune è costituito parte civile), affiancato anche dal “dream team” evocato da Renzi per il Giubileo coordinato dal prefetto di Roma Gabrielli. Ieri, subito dopo la nomina si è detto «orgoglioso della fiducia accordata». «Affronterò l’incarico - ha sottolineato - con il medesimo impegno e lo spirito di servizio con cui ho affrontato in questi due anni gli eventi del semestre europeo, l’Asem e la preparazione e gestione dell’Esposizione universale».
Sara Monaci Marta Paris

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CARLO BERTINI, LA STAMPA –
La risposta alle bordate dell’ex sindaco Matteo Renzi è affidata a un libro in uscita di Bruno Vespa, «Marino non è vittima di una congiura di palazzo, ma un sindaco che ha perso contatto con la sua città, con la sua gente». Dunque ora che «questa pagina si è chiusa, basta polemiche, tutti al lavoro», è l’esortazione del premier. Che ora vuole guardare avanti, «faremo di tutto per fare del Giubileo con Roma ciò che è stato l’Expo per Milano». Ecco, ora la sfida è rafforzare tutta la struttura per vincere la sfida del Giubileo, un dossier già preparato in questi giorni nei dettagli, trasporti, decoro, periferie: che si tradurrà la prossima settimana in un provvedimento con nuovi fondi - si parla di 300 milioni - e una nuova squadra, il cosiddetto «dream team» per il Giubileo: di cui faranno parte nomi forti come ad esempio il manager della cultura Carlo Fuortes o Marco Rettighieri, direttore di Expo, come super manager per i trasporti. Una squadra che sarà scelta insieme al commissario per il Giubileo Gabrielli per l’evento straordinario, affiancando il lavoro dell’amministrazione ordinaria affidata al prefetto di Milano Francesco Paolo Tronca appena nominato commissario della capitale. «Abbiamo scelto il modello Expo perchè così come è stato fatto questo evento sarà fatto il Giubileo. Che sarà l’Expo per Roma, perché dobbiamo dimostrare che si possono fare le cose bene anche nella capitale, alla faccia di chi ci diceva pure che l’Expo sarebbe stato un fallimento», dice Renzi ai suoi.
Ma la soddisfazione per esser riusciti a concludere la tormentata vicenda Marino non è mancata in una giornata vorticosa: Orfini ce l’ha fatta a portare a casa il risultato, malgrado tutto. Come a dire che poteva finire molto peggio. Invece a colui che fino a ieri notte era nel tritacarne del Pd da ieri viene tributato in qualche modo l’onore delle armi. Tradotto, Orfini a modo suo ha portato a casa il risultato, senza aiuti di Renzi o Lotti e rimarrà commissario del Pd romano, delegato a gestire la campagna elettorale. Il che significa pure che sono scongiurati contraccolpi sugli equilibri del Pd, paventati se il presidente del partito avesse invece fallito la sua missione.
La mission impossible, quella di provare a risalire la china per affrontare le urne, passerà per la ricerca di un candidato da lanciare con primarie che si faranno in primavera: un nome che per forza di cose non sarà un centrista, gli strateghi del premier ritengono che a Roma senza un nome riconoscibile dalla sinistra si rischierebbe di non arrivare al ballottaggio. Sarà una partita a tre, bisogna presidiare il proprio campo e mettendo un centrista i grillini prosciugherebbero voti. Quindi non stupisce che lo stesso Orfini elimini dal tabellone i nomi della Lorenzin di Ncd e di Alfio Marchini. Stoppando di fatto il tormentone già lanciato dalla sinistra e da Sel sull’asse con Marchini, decisivo per ottenere le 25 firme, come embrione del partito della Nazione. Escludendo pure alleanze o apparentamenti al ballottaggio con Forza Italia. Insomma il sacrificio di aver fatto decadere il sindaco con il soccorso dell’opposizione non prelude ad accordi elettorali di alcun tipo con la destra.
E quanto al timore che Marino possa rappresentare una minaccia, se si presentasse alle urne con una sua lista, Orfini fa capire che il Pd non crede che ciò possa costituire un rischio: faccia pure «ma i sondaggi sono volubili...».

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IL POST –
Venerdì sera 26 consiglieri comunali di Roma hanno dato le dimissioni: dato che il loro numero ha superato la metà dei membri del consiglio comunale, la giunta è stata sciolta e il sindaco Ignazio Marino è decaduto. Marino, che è del Partito Democratico ed è in carica dal 2013, è decaduto due giorni dopo aver ritirato le proprie dimissioni e soprattutto dopo settimane di polemiche. Il prefetto di Roma – su indicazione del governo – ha quindi nominato il nuovo commissario, che fino alle prossime elezioni manterrà i poteri di consiglio, giunta e sindaco messi insieme: è Francesco Paolo Tronca, prefetto di Milano.

Tronca è nato a Palermo nel 1952. Dopo essersi laureato sia in Giurisprudenza sia in Storia all’Università di Pisa, entrò in Polizia con un concorso nel 1977, ricoprendo la carica di commissario. Nel 1979 diventò capo della segreteria del prefetto di Milano: negli anni successivi ottenne diverse promozioni, fino a diventare viceprefetto nel 2000. Nel 2003 fu invece nominato prefetto di Lucca. Nel 2006 ricoprì la stessa carica nella città di Brescia. Nel 2008 fu a capo del dipartimento nazionale dei Vigili del Fuoco, mentre nel 2013 tornò a Milano con la carica di prefetto.

Di Tronca si sa che è un tipo molto riservato e che è generalmente molto apprezzato. Dopo la nomina, Tronca ha diffuso alla stampa solamente un comunicato in cui dice:«Sono orgoglioso e felice, sarà una sfida difficile ma ho fiducia in me e nei miei prossimi collaboratori». Non è chiaro a chi si riferisca Tronca: il Corriere della Sera ha però ipotizzato che il governo possa affiancare allo stesso Tronca alcuni “esperti” che sostituiscano ufficiosamente gli assessori decaduti. Spiega il Corriere:

Nell’elenco rimangono Marco Rettighieri, il general manager constructions di Expo che aveva sostituito Angelo Paris dopo l’arresto avvenuto l’8 maggio scorso. E poi Carlo Fuortes, sovrintendente all’Opera di Roma, e soprattutto Giovanni Malagò, anche se bisognerà superare il problema di un possibile conflitto di interessi visto che è presidente del Coni.

La giornata di ieri è stata piuttosto movimentata. In mattinata un articolo di Repubblica aveva detto che Marino è indagato dalla Procura di Roma per peculato per via del controverso utilizzo della carta di credito che gli era stata data dal comune di Roma per sostenere le spese relative al suo incarico. Marino è già indagato da mesi per truffa ai danni dello Stato nell’ambito della gestione della sua ONG “Imagine”. Nel pomeriggio 26 consiglieri comunali di Roma – fra cui 19 del Partito Democratico, altri 2 della maggioranza e 5 dell’opposizione – hanno ufficializzato le loro dimissioni, facendo di fatto decadere Marino. Lo stesso Ignazio Marino ha poi tenuto una conferenza stampa nella quale ha detto: «sono stato accoltellato da 26 nomi e cognomi ma da un unico mandante». Marino si riferiva probabilmente al presidente del Consiglio Matteo Renzi – che è anche segretario del PD – il quale secondo diversi giornalisti che si occupano di politica ha scelto di non sostenere più Marino dopo mesi di scandali e polemiche. In serata, il prefetto di Roma Franco Gabrielli ha ufficializzato la nomina di Tronca a commissario.

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PIERO COLAPRICO E GOFFREDO DE MARCHIS, LA REPUBBLICA –
Due telefonate per scegliere subito il commissario ed evitare nuovi colpi di scena che in Campidoglio non sono mancati. «Ho chiamato Gabrielli e Cantone. Abbiamo pensato insieme che fosse l’uomo giusto al posto giusto», racconta Matteo Renzi annunciando il dopo Marino. Un colpo di spugna immediato, una stagione da mandare in archivio al più presto. Sui titoli di coda, il premier si dice contento anche per il risultato portato a casa dal presidente del Pd Matteo Orfini: «Le firme ci sono tutte, come aveva detto lui», è il suo riconoscimento.
Francesco Paolo Tronca lascia la prefettura di Milano e si trasferisce a Roma impugnando il testimone di un’ideale staffetta tra Expo e Giubileo. «Tronca ha fatto benissimo all’Esposizione. Ricordiamoci dove siamo partiti. Sembrava che ogni giorno dovesse essere funestato da una tangente e un’inchiesta. Bene, è stato un successo clamoroso», ripete il premier. La decisione ha quindi l’obiettivo di replicare il buon esito della manifestazione milanese e di tacitare o perlomeno di rendere inefficace la futura campagna dei 5stelle che secondo tutti i sondaggi a Roma sono largamente in testa a Roma e possono conquistare il Campidoglio con un Pd ridotto, oggi, ai minimi termini. Ecco perchè giusto ieri Renzi posta su Facebook una celebrazione dei successi milanesi aggiungendo l’attacco a Grillo: «E pensare che lui profetizzava il disastro e sponsorizzava l’annullamento di Expo». Adesso Renzi dice che la nomina di Tronca è «solo il primo segnale del dream team per la Capitale di cui avevo parlato». Perchè la scommessa è riuscire, con l’Anno Santo, a fare il bis di Milano: in termini di immagine e di efficienza.
Tronca è nato a Palermo 63 anni fa ma vive da tempo al Nord. La decisione è caduta su di lui proprio per un’idea legata all’Expo. Dei due anni e poco più di esperienza milanese resta infatti l’iniziativa che probabilmente l’ha portato a Roma: il cosiddetto “Modello Milano”. Insieme con il suo staff, Tronca ha messo a punto le cosiddette «interdittive antimafia dell’Expo». Nel suo quartier generale in corso Monforte confluivano i dati raccolti nei cantieri da una squadra mista, di tecnici e investigatori, e venivano analizzati. Il risultato è che circa settanta aziende hanno smesso di lavorare con gli appalti pubblici sulla base di un semplice concetto: «Io Stato scelgo con chi lavorare e se tra i soci dell’azienda, tra i frequentatori dei cantieri, tra gli operai c’è qualche cosa che non mi convince, perché ci sono pregiudicati, o per disordine nei conti, ti estrometto ». Concetto duro, che ha portato a vari ricorsi, vinti però dalla prefettura.
Lo scambio d’informazioni istituzionali tra il prefetto e il procuratore e con le forze dell’ordine, ha funzionato dando vita a un evento lontano dalle cronache giudiziarie, che ha avuto un’eco mondiale avvalorando, secondo Renzi, la sua convinzione: se in Italia si vuole cambiare, si può. Tronca allora, per usare le parole di Cantone, sarebbe «l’anticorpo » di Milano che serve a vaccinare il Giubileo di Roma, e non solo il Giubileo.
Funzionario di poche parole, appassionato di diritto pubblico e storia medievale, Tronca ha fatto sentire la sua presenza durante qualsiasi emergenza, ha avuto contrasti con il sindaco Giuliano Pisapia sulla trascrizione dei matrimoni omosessuali. Alla prima della Scala s’è fatto notare per un fatto inconsueto. Lui e la moglie, a fine rappresentazione, non hanno mai mancato di andare a San Vittore, dove vengono organizzate le dirette video per portare «il centro» e l’arte dentro una periferia della periferia com’è un istituto di pena: mischiati a detenuti e agenti, i Tronca mangiavano il cibo preparato nelle cucine delle celle, e solo alla fine tornavano ai party del dopo teatro.
Il commissario, scelto anche con Orfini e con il ministro dell’Interno Alfano, avrà il compito di far calmare le acque della politica, traghettare la città fuo- ri dalle difficoltà, gestire l’Anno santo. Ma il Pd, se vuole avere qualche chance di recuperare, non può fermarsi. In molte città che vanno al voto in primavera sono già fissate le date delle primarie: in alcune è il 7 febbraio, ma in altre è addirittura il 13 dicembre. Non c’è molto tempo. A Palazzo Chigi escludono la candidatura di ministri del governo Renzi. Vale per Marianna Madia, Paolo Gentiloni e anche per Beatrice Lorenzin. La suggestione di una corsa di Alfio Marchini (esclusa da Orfini) che abbracci un arco che va dai dem al centrodestra ex berlusconiano è legata solo alle due firme decisive messe ieri sotto la lettera collettiva dei consiglieri dimissionari. Ma Renzi non ci crede, anzi sa già che Marchini sarà il candidato del centrodestra, magari maldigerito dai partiti di quel campo, «però anche se non ha un filo, la destra si ricompatterà per farci male», dice il premier. Si potrebbe puntare a un candidato civico di sinistra come Alfonso Sabella, a oggi il nome preferito di Orfini. Di sicuro Sabella è nel dream team dei subcommissari (ovvero gli assessori di Tronca) insieme con altre due certezze: il presidente del Coni Giovanni Malagò e l’ex Expo Marco Rettighieri, al quale verrà affidata la grana dei trasporti pubblici.

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ANDREA GALLI E FIORENZA SARZANINI, CORRIERE DELLA SERA –
È la scelta che spiazza tutti. Perché la nomina del prefetto di Milano Francesco Paolo Tronca a commissario che guiderà il Campidoglio dopo la caduta del sindaco Ignazio Marino, serve a lanciare un segnale preciso: basta con le polemiche, si volta pagina. Per Roma è uno schiaffo, soprattutto dopo la sortita del commissario anticorruzione Raffaele Cantone che due giorni fa aveva definito il capoluogo lombardo «la capitale morale, mentre Roma ha dimostrato di non avere anticorpi sufficienti contro il malaffare». A firmare il decreto è il prefetto Franco Gabrielli, ma la decisione è stata presa a Palazzo Chigi. È stato il presidente del Consiglio Matteo Renzi a sceglierlo — dopo essersi consultato con il ministro dell’Interno Angelino Alfano — nella convinzione che «il modello Expo possa essere la carta vincente anche per il Giubileo». E infatti nel pomeriggio ha inviato un tweet che vale più di mille indiscrezioni: «Viva Milano, viva l’Italia».
È una mossa a sorpresa, quella del premier, che certamente non mancherà di suscitare nuove polemiche. Il candidato indicato da Gabrielli era Bruno Frattasi, capo dell’ufficio legislativo del Viminale. Già consultati anche alcuni possibili subcommissari con un’indicazione precisa: fuori dalla squadra gli ex assessori della giunta guidata da Marino vale a dire Alfonso Sabella e soprattutto i due parlamentari del Partito democratico Marco Causi e Stefano Esposito. Più volte Alfano aveva però manifestato la proprie perplessità rispetto alla possibilità di privarsi di un funzionario come Frattasi che gode della sua fiducia e infatti ricopre un incarico estremamente delicato. E proprio su questo alla fine ha fatto leva Renzi per sparigliare e cambiare completamente linea.
Rimane invece ferma la volontà di creare un gruppo di esperti che possano affiancare il commissario durante i mesi del Giubileo e fino alle elezioni che dovrebbero svolgersi in primavera. Una sorta di giunta, ognuno con deleghe precise, per governare la città eliminando la sensazione di continua emergenza come è stato in quest’ultimo periodo. Nell’elenco rimangono Marco Rettighieri, il general manager constructions di Expo che aveva sostituito Angelo Paris dopo l’arresto avvenuto l’8 maggio scorso. E poi Carlo Fuortes, sovrintendente all’Opera di Roma, e soprattutto Giovanni Malagò, anche se bisognerà superare il problema di un possibile conflitto di interessi visto che è p residente del Coni.
Quella di Tronca («Sono orgoglioso e felice, sarà una sfida difficile ma ho fiducia in me e nei miei prossimi collaboratori») è una scelta che spiazza tutti tranne forse che lui. Originario di Palermo, sposato, un figlio, il 63enne appassionato e studioso di Storia del diritto italiano, vanta un rapporto di «profonda stima e amicizia» con l’attuale prefetto di Roma, Gabrielli. Hanno lavorato insieme sul disastro della Concordia, quando Tronca era a capo del Dipartimento dei vigili del fuoco. A inizio del mese aveva incontrato Gabrielli a Milano e gli aveva detto: «Io ho appena affrontato la sfida di Expo e tu stai per affrontare il Giubileo: ma siamo sempre noi». La cronaca, fin qui, parla per lui: prima dell’Esposizione universale, Milano ha gestito bene sia il semestre europeo sia il vertice euroasiatico. A suo agio con la tipica sobrietà meneghina, poco incline (fino all’eccesso) ai clamori mediatici, gradito all’ex ministro dell’Interno e oggi governatore lombardo Roberto Maroni («Apprezzo le sue qualità di alto funzionario dello Stato»), Tronca ha Milano nel cuore. Non soltanto perché vi ha trascorso gran parte della sua carriera prima del ruolo di prefetto, avendo lavorato per quindici anni nella segreteria del prefetto e nell’ufficio del capo di Gabinetto. Della «sua» città Tronca ama due luoghi: uno, scontato, è Sant’Ambrogio; l’altro, meno frequentato dai vertici istituzionali, è la periferia popolare e complicata di Niguarda.

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CRISTIANA MANGANI, IL MESSAGGERO –
Il suo rapporto con la Capitale risale già al 2008, data in cui Francesco Paolo Tronca ha gestito la piena del Tevere. Il prefetto che verrà a “governare” sulla città è soprattutto un esperto di emergenze, oltre che di sicurezza pubblica, di mediazione sociale e di problematiche dell’immigrazione. Nato a Palermo nel 1952, si è laureato a Pisa in giurisprudenza e storia. È sposato e ha un figlio.
L’ingresso in Polizia arriva nel 1977 quando ha il primo incarico da commissario a Varese. Abilitato all’esercizio della professione forense, dopo il servizio militare come Ufficiale nella Guardia di finanza, supera il concorso di Commissario di pubblica sicurezza. Due anni dopo arriva a Milano, dove inizia la carriera nei ruoli delle varie prefetture italiane. È nel 2006 che diventa prefetto di Brescia, nel 2008 viene nominato capo del Dipartimento dei vigili del fuoco, fino all’ultimo incarico, del 2013, come prefetto di Milano. Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana è cultore della materia di Storia del Diritto italiano all’università Statale di Milano e autore di numerose pubblicazioni.
LA LINEA
Di lui si sa che è una persona particolarmente rigorosa e seria. Tanto che a Milano, durante i mesi dell’Expo, sul fronte degli scioperi, ha fatto scattare le precettazioni per assicurare i servizi ai visitatori. Arriverà in Campidoglio seguendo la linea vincente già adottata per i grandi eventi. Si deduce dall’intervista rilasciata nei mesi precedenti all’apertura dell’Esposizione universale nella ha illustrato il “Tronca pensiero”. «L’esperienza che sta facendo Milano in tema di sicurezza è un esempio di buone pratiche, che diventerà oggettivamente patrimonio del nostro Paese - ha chiarito - Certamente questo “modello Expo”, che definirei meglio come “modello Milano”, perché proprio a Milano è stato elaborato e viene realizzato in partnership con tutte le realtà locali, potrebbe essere positivamente ed efficacemente riproposto in altre circostanze di grandi eventi, con tutti gli adeguamenti del caso. Il difficile non è immaginare la validità di un sistema, il difficile è renderlo sempre attuale ed elastico. Fino alla fine dell’evento vivrò la sicurezza di Expo come fosse il primo maggio, un primo maggio difficile, ma gestito con grande attenzione».
IL MODELLO
È facile immaginare, quindi, che sarà proprio questo il modello che vorrà riproporre per Roma. Una città impegnativa e difficile, completamente da risanare. La nomina a commissario straordinario è considerata come un premio per i successi ottenuti nella capitale lombarda. E lui si dice entusiasta di poter rivestire questo nuovo incarico. Sebbene - ricorda - «ho passato praticamente tutta la mia vita a Milano». Più di venti anni, durante i quali ha rivestito diversi incarichi fino ad arrivare ai vertici della Prefettura. Attento alle tematiche sociali è più volte intervenuto in dibattiti sulla mancanza di occupazione e sulla povertà, sull’infiltrazione mafiosa nei grandi appalti e la criminalità senza scrupoli. Roma devastata da Mafia Capitale sarà la sua nuova sfida.

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GRAZIA MARIA COLETTI, IL TEMPO –
Tronca di nome e di fatto. È l’attuale prefetto di Milano, Franco Tronca, "nome omen", dicevano i latini per significare che il nome è un presagio: palermitano, 63 anni, è l’uomo scelto per guidare come commissario il Comune di Roma dopo lo scioglimento del Consiglio comunale. Una scelta che vuole rappresentare un chiaro segnale in vista del Giubileo, perché l’evento possa avere la stessa riuscita dell’Expo. «Ho già firmato il decreto di nomina - ha confermato ieri sera il prefetto Gabrielli -. Il prefetto Paolo Tronca domani (oggi, ndr.) terminerà il suo lavoro all’Expo e inizierà a lavorare per Roma». E lui si è è dichiarato subito «orgoglioso e felice della fiducia accordatami». «Affronterò l’incarico - ha spiegato - con il medesimo impegno e lo spirito di servizio con cui ho affrontato in questi due anni gli eventi del Semestre europeo, l’Asem e la preparazione e gestione dell’Esposizione universale». Le fiamme che hanno bruciato Roma non gli mettono paura. Dal 28 novembre 2008 era a capo del Dipartimento dei Vigili del Fuoco. E sarebbe stato a suo agio anche nel bel mezzo della faida dai lunghi coltelli con il sindaco marziano. Forte della sua collezione di lame garibaldine: centinaia di pezzi dedicati al mito di Giuseppe Garibaldi, l’Eroe riconosciuto simbolo dell’Italia e dell’identità nazionale. Ma non ne avrà bisogno, sensitivo com’è. Fu proprio lui a svelare il suo sesto senso quando raccontò, neoprefetto di Milano, che questo amore gli nacque, dall’empatia scatenata dal tocco delle mani, quando venne a contatto con «il calore proveniente dal manico in osso di un singolare coltello»: la «lama di combattimento» del capitano dei Garibaldini Gaetano Criscione, lasciata in eredità, insieme al cannocchiale, ad un nipote, suo nonno.
Grazia Maria Coletti

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MASSIMO MALPICA, IL GIORNALE –
Arriva da Milano il nuovo «re di Roma». Dopo la sanguinosa caduta di Marino per mano del Pd, il primo colpo di scena è nella scelta del commissario che guiderà il Campidoglio fino alle prossime elezioni, con il Giubileo già alle porte.
È Francesco Paolo Tronca, prefetto di Milano, l’uomo scelto dall’omologo romano Franco Gabrielli per prendere le redini lasciate da Marino. «Orgoglioso e felice per la fiducia accordatami», le sue prime parole. La scelta fa subito pensare alle parole del presidente dell’Anticorruzione Raffaele Cantone, che due giorni fa aveva dato al capoluogo lombardo la patente di «capitale morale», aggiungendo che Roma «non ha gli anticorpi». «Scelto perché il Giubileo funzioni come l’Expo», l’annotazione del ministro dell’Interno Angelino Alfano.
Si chiude così il caso Roma, una farsa politica risolta solo grazie a un bagno di sangue, con le 26 coltellate, «lame amiche», che fanno cadere Marino. Lasciando una profonda ferita aperta, il Pd confuso e infelice e la base perplessa e arrabbiata. I dem hanno infatti scelto la strada più rapida e violenta per defenestrare Marino, nel giorno in cui sui giornali viene confermato che l’ormai ex sindaco è indagato sia per la vicenda scontrini che per l’inchiesta sulla sua onlus. Il presidente e commissario romano del Pd, Matteo Orfini, convoca i consiglieri comunali della maggioranza per «contare» le dimissioni. Ne servono 25 per rovesciare Marino. Arrivano alla spicciolata, fendendo il muro dei cronisti, proprio mentre davanti al capannello passa, in auto, il «marziano» di ritorno dall’Auditorium, e nessuno ha voglia di parlare. Più loquace l’opposizione, essenziale perché il blitz vada a buon fine. Ed è un consigliere di Ncd, Roberto Cantiani, che alle 16.30 annuncia che a dimettersi saranno in 26. Oltre ai 19 del Pd, altri due esponenti della maggioranza voltano le spalle al sindaco, uno del Centro Democratico e una consigliera della Lista Marino. A loro si uniscono dall’opposizione oltre a Cantiani, Alfio Marchini e Alessandro Onorato per la lista Marchini e i «fittiani» Ignazio Cozzoli e Francesca Barbato. Dimissioni «indipendenti» per i consiglieri di Fdi Fabrizio Ghera e Lavinia Mennuni e, nel gruppo Misto, per il salviniano Marco Pomarici e per Alessandro Cochi. Il passo d’addio arriva dunque in Campidoglio dove alle 18 viene certificata la decadenza della giunta - già decimata - e del sindaco. Ultimo a firmare, Alfio Marchini: «Ora ragioniamo sul futuro di Roma: nessuno che la ami veramente può essere allegro».
Marino intanto riversa commenti e veleni nell’ultima conferenza stampa: «Chi mi ha accoltellato ha 26 nomi e cognomi, ma un unico mandante». Renzi, ospite di Vespa, replica a distanza: «Marino non è vittima di una congiura di palazzo, è un sindaco che ha perso contatto con la sua città». Anche Orfini, a Otto e Mezzo , smentisce le verità del sindaco, rivendicando di averlo a lungo appoggiato: «Ho fatto di tutto, Marino ha detto ancora una bugia».
La ferita sanguina, ma il braccio di ferro imposto da Renzi è finito. L’emergenza alle porte ora è il Giubileo. E il focus si sposta sul nuovo commissario, atteso da un compito gravoso. «Con Renzi abbiamo parlato di ciò che dobbiamo fare da domani per risolvere i problemi dei romani», spiega Orfini.
Ma intanto, all’orizzonte, c’è una seconda «rogna» per il Pd a picco nei sondaggi. Trovare il candidato per il Campidoglio quando si tornerà a votare. Orfini ha chiuso la porta a Marchini e a Beatrice Lorenzin: «Non sono opzioni. Faremo le primarie». E chissà se Marino ci ha già fatto un pensiero.