30 ottobre 2015
APPUNTI PER GAZZETTA - DIMISSIONI IN MASSA AL COMUNE DI ROMA. MARINO NON È PIÙ SINDACO
APPUNTI PER GAZZETTA - DIMISSIONI IN MASSA AL COMUNE DI ROMA. MARINO NON È PIÙ SINDACO
REPUBBLICA.IT
Ignazio Marino non è più il sindaco di Roma. E’ stata raggiunta "quota 26", ovvero il numero minimo (più uno) di consiglieri capitolini che hanno scelto di dimettersi per far cadere l’Aula Giulio Cesare e sciogliere, oggi, la giunta Marino. Tutte le firme sono state depositate in Campidoglio, decade così l’assemblea capitaolina, giunta e il sindaco-chirurgo che fino all’ultimo non ha mollato il suo incarico. Ora la presidente d’Aula, Valeria Baglio, comunicherà la decadenza al prefetto che provvederà a procedere a firmare il decreto di scioglimento.
Dopo la riunione fiume durata sette ore ieri al Nazareno tra i consiglieri dem e il commissario romano del Pd Matteo Orfini, è arrivata dunque la decisione di staccare subito la spina, senza passaggi in Aula, al sindaco di Roma, che ieri ha deciso di ritirare le sue dimissioni. I consiglieri Pd, da via del Tritone, entrando da un ingresso secondario per dribblare cronisti fotografi e tv, sono poi arrivati in Campidoglio per formalizzare l’addio e così la fine dell’era Marino. Una vicenda, quella del tira-e-molla, che per l’Osservatore romano, quotidiano del Vaticano, "sta assumendo i contorni di una farsa". Alle 18, in Campidoglio, Ignazio Marino ha convocato uan conferenza stampa.
LA DIRETTA TV
Le dimissioni dei consiglieri. Intorno alle 13 in via del Tritone, al quinto piano della sede dei gruppi consiliari del Campidoglio, i consiglieri si erano dati appuntamento per depositare le proprie dimissioni contestuali davanti al notaio. L’auto di Marino, di ritorno dall’Auditorium, è passata e filata via verso il Campidoglio senza fermarsi, mentre il via vai degli esponenti capitolini è proseguito incessante. Tra le prime ad arrivare Cecilia Fannunza, Michela De Biase, Fabrizio Panecaldo (Pd): "Il gruppo è compatto" ha detto la presidente d’aula Valeria Baglio confermando: "A breve le firme vengono consegnate in Campidoglio al segretariato comunale". E infatti uno dopo l’altro si sono aggiunti tutti da Orlando Corsetti (che entra di corsa, col casco ancora in testa) ad Alfredo Ferrari, da Maurizio Policastro a Dario Nanni, da Giovanni Paris alla stessa Baglio. E ancora: Athos De Luca, Erica Battaglia, Valentina Grippo, Liliana Mannocchi, Marco Palumbo, Laura Pastore, Ilaria Piccolo, Antonio Stampete, Giulia Tempesta, Daniela Tiburzi. Sul portone della sede consiliare è spuntato un cartello affisso da alcuni dipendenti di Sel: "Oggi è morta la democrazia". E’ durato qualche minuto, poi è stato rimosso.
Da soli però i dem non sono bastati. Ma "i numeri ci sono. È tutto a posto, entro stasera è tutto finito" ha assicurato anche l’ormai ex assessore ai Trasporti Stefano Esposito che ha aggiunto: "Già domani o lunedì il prefetto Franco Gabrielli potrebbe nominare il commissario". A lasciare infatti "ma solo per silurare Marino" ci sono anche esponenti di altri gruppi sia di maggioranza che d’opposizione come Svetlana Celli (Lista civica Marino), Roberto Cantiani (Ncd), Daniele Parrucci (Centro democratico), Alfio Marchini (arrivato da Milano e ultimo a firmare: "Per Roma faccio questo e altro", ha commentato) e Alessandro Onorato della Lista Marchini (e i due fittiani (ed ex alemanniani) Ignazio Cozzoli e Francesca Barbato che però hanno chiesto di depositare le dimissioni direttamente a Palazzo Senatorio per non partecipare alla "raccolta firme" dei dem.
Roma, 26 consiglieri firmano le dimissioni: ecco chi ha ’scaricato’ Marino
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In Campidoglio i sostenitori di Marino. "Siamo tutti Ignazio Marino", "Siete tutti Scilipoti", "Vendesi democrazia!", "Rivendico il mio voto, rivoglio il mio sindaco. Qui per la democrazia". Dopo la fima delle dimissioni in massa dei consiglieri, sono tornati in Campidoglio i sostenitori di Marino, arrabbiati con Renzi e con i consiglieri dimissionari del Pd. Si sono riuniti sotto la Lupa anche alcuni militanti di Forza Italia con le bandiere del partito e del movimento giovanile, tra loro Maurizio Gasparri: "Forza Italia vuole che si chiuda questo capitolo. Noi abbiamo sempre fatto opposizione ed è quindi giusto essere qui". Ci sono stati momenti di tensione: minacce e rissa sfiorata tra un manifestante autodefinitosi "di destra" e alcuni manifestanti pro Marino. "Ti metto le mani addosso" ha provocato il primo visibilmente alterato, mentre altri lo apostrofavano come "fascista".
La lista del sindaco Marino: dal mappamondo allo scrittoio, promemoria di oggetti
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Marino indagato. Ricompattati i dem questa mattina dopo la notizia anticipata da "Repubblica" e confermata dal legale di Marino, Enzo Musco, che il sindaco è indagato dalla procura di Roma sul caso degli scontrini. "Un atto dovuto" dice lui all’Auditorium doveva aveva promesso che avrebbe commentato l’inchiesta. "Io sono convinto di aver spiegato bene le mie ragioni e la mia trasparenza: sono assolutamente convinto di non aver mai utilizzato denaro pubblico a fini privati semmai ho fatto il contrario" aggiunge.
Marino: ’’Io indagato? Un atto dovuto’’
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Nei suoi confronti i pm ipotizzano i reati di peculato e concorso in falso in atto pubblico. Una vicenda di cui Marino era a conoscenza già dal 28 ottobre scorso. "La notizia è esatta - ha detto il penalista Musco con cui il sindaco di è visto stamattina - Ha ricevuto un avviso di garanzia ma so che lo avrebbe voluto dire in giunta, pubblicamente, come si fa in tutte le democrazie". Intanto su Twitter Esposito commenta: "Devo prendere atto di aver dato mia lealtà ad un bugiardo".
Nessun confronto in Aula. Con le dimissioni in blocco dei 25 si evita di arrivare in Aula per un confronto aperto come invece chiesto da Marino nella lettera con cui ieri, con qualche ora d’anticipo rispetto alle sue intenzioni, ha fatto dietrofront. "Ritengo non sia giusto eludere il dibattito pubblico, con un confronto chiaro per spiegare alla Città cosa sta accadendo e come vorremo andare avanti" aveva scritto. E oggi all’Auditorium ha ribadito: "Io mi chiedo perché in questo momento di fronte a un sindaco che ostinatamente e orgogliosamente chiede un confronto in un luogo democratico e deputato in Aula le forze politiche utilizzino ogni strumento possibile, anche le dimissioni di massa, per impedire un confronto?".
Marino: ’’Chiedetevi perché la politica non vuole che si eserciti la democrazia’’
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Marino cita Allende. A margine dell’inaugurazione di un parco a Tor Vergata, il primo cittadino ha citato il presidente del Cile Salvador Allende: "Non mi sento un martire, sono un lottatore sociale che tiene fede al compito che il popolo gli ha dato".
I primi dimissionari. La giunta (di cui il sindaco ha sospeso comunque deleghe e sedute) è stata già dimezzata ieri: il vice Marco Causi, gli assessori Sabella, Esposito, Di Liegro, Pucci, Marinelli e Rossi Doria si sono dimessi. E oggi ha lasciato anche la Leonori. Sono rimasti fino all’ultimo accanto al sindaco solo i "fedelissimi" Cattoi, la Marino, Caudo e Danese. Così come i 4 consiglieri di Sel e 4 della sua lista civica, tranne la Celli.
Roma, Ignazio Marino inaugura il parco Allende: "Non sono un martire ma combatto"
Le critiche dell’Osservatore Romano. "Al di là di ogni altra valutazione resta il danno, anche di immagine, arrecato
a una città abituata nella sua storia a vederne di tutti i colori, ma raramente esposta a simili vicende", scrive il quotidiano della Santa Sede. E il cardinal Bagnasco, presidente della Cei, ha commentato: "Roma ha bisogno di un’amministrazione, della guida che merita, perché è una città che merita moltissimo, specialmente in vista del Giubileo che è alle porte. Ci auguriamo che Roma possa procedere a testa alta e con grande efficienza".
CONFERENZA STAMPA MARINO
abbiamo risanato i conti 816 milioni 874 milioni atac tra 2010 e 2013 ora in ordine pssono ripartire investimenti roma di nuovo cirtuosa
mq di strada camion-bar
tavolini abusivi
decori piazze fontane
nuovo ciclo dei rifiuti
malagrotta chiusa in 90 giorni e qualcuno vuole riaprirla
raccolta differenz + alti delle capitali europee
ecodistretti valore economico abbassare tasse su raccolta
metro C all’nizio talpa smontata lavori fermi ridotto tempi di spostamento di decine di migliaia
evitato fa
stavamo lavorando nuovo assetto atac investimento regionale e governo nazionale rotaie metro non sostiotuite da 40 anni. Su treni roma-lido freddo e caldo inadatti a metro di superficie
conquistato dignita rispetto orgoglio
lavorato fino a ieri sera a chiudere scandalo da idea anni 90, luoghi fatiscenti appartamenti da dare a famiglia senza casa servivano per arricchire pochi imprendit 40 milioni di euro l’anno il comune pagava 3950 al mese pietralata fatiscente
attratto capitali e nuovi investimenti candidata a giochi
nuovo stadio della roma 1,3 mld di euro e 5000 posti di lavoro in fasi di costruzione
rigenerazione diffusa sul territorio tra poche settimana lavori su torri di beirut all’eur
concorso internazionale centinaia di studi riqualificare flaminio di roma non abbiamo scelto il vincitore tra persone che conoscevamo
abbiamo smesso di consumare suolo e cemento agro romano
allargato i diritti per tutte e per tutti
avrei chiesto all’aula le ragioni di qs crisi politica
ho sbagliato qualcosa
l’unico chirurgo che non sbaglia è quello che no entr amai in sala operatori pochi chirurghi molti politici
quali sono errori che mi si rimproverano programma 2013 condiviso sostenuto e adesso vuole rinnegare quali scelte non + bene. in aula avrei ascoltatao.
Qualcosa di importante che riguarda la democrazia e avrei risposto punto per punto come dove di sindaco
Partito democratuico nel 2009 segreteria nazionale in cui ho creduto e che oggi mi ha deluso ha rinunciato ad agire dentro i confini della propria democrazia
Come può partito che vuole esse dem andando dal notaio politica non si vende o si compra. confronto idee e passione
dopo dib aperto franco dem avrei accettato eventuale sfiducia a viso aperto oppure servire le istituzioni e non servirsi delle istituzioni
avrei chiesto di fare quello che crediamo giusto e non quello che serve convenire fi più qc in un determinato momento
resistenza poterri abituati a fare di qs città quello che volevano marino torni a trapianti alla monnezza ci penso io
avversari resistenze
si può uccidere una squadra ma non si possono fermare le idee
smiling
applausi
un famigliare ti accoltella. inconsulto o premeditato?
non rapporti turbolenti con presidente del consiglio nessun rapporto
chi mi ha accoltellato 26 nomi e cognomi e un unico mandante
dal notaio ci vanno insieme quelli del pd e quelli di berlusconi non mi fa piacere
sono estraneo alla prima già utilizzata al tempo di alemanno
l’altra io ho chiesto di essere ascoltato, informato sui fatti, tutti sanno che indagine an fi e m5s è giusto che magistratura
2 anni e mezzo pieni di tranelli
REPUBBLICA.IT
ROMA - Caso Marino, dimissioni di massa firmate. Nella sede dei gruppi consiliari - in via del Tritone - sono 25 i consiglieri che hanno sottoscritto contestualmente il proprio passo indietro davanti al notaio e al vicesindaco Marco Causi: ora il documento viene portato in Campidoglio e protocollato dal segretariato generale, atto che ufficializzerà lo scioglimento del Comune di Roma e il decadimento del sindaco Ignazio Marino.
Secondo il Testo unico degli enti locali, infatti, affinché un consiglio comunale decada, le dimissioni della maggioranza assoluta dei membri devono essere presentate contestualmente in municipio: con numero di protocollo consecutivo, o attraverso firma autenticata da un notaio. Sarà costui, quindi, il delegato a chiudere la pratica in Campidoglio.
Ad abbozzare un’ulteriore tempistica, poi, è l’assessore dem - ex assessore ai Trasporti della giunta Marino - Stefano Esposito, il quale dice che, una volta che i consiglieri comunali consegneranno le
loro dimissioni determinando la decadenza di consiglio, giunta e del primo cittadino, "il prefetto Franco Gabrielli potrebbe nominare anche subito il commissario. In ogni caso al massimo entro lunedì il commissario sarà operativo".
Non è passato inosservato il foglietto che Ignazio Marino teneva tra le mani nel corso del suo intervento all’Auditorium di Roma, in occasione della presentazione del nuovo Cda della fondazione Musica per Roma. L’obiettivo dei fotografi presenti ha innescato un piccolo giallo. L’ingrandimento dei loro scatti ha infatti permesso di curiosare tra gli "appunti" del sindaco e di notare un’insolita lista di oggetti: cassetti, scatole eleganti, scrittoio, mappamondo. L’ipotesi è che possa trattarsi di un elenco di cose che Marino, nel caso abbandonasse definitivamente il Campidoglio, ha intenzione di portar via dal suo ufficio
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LA CRISI IN CAMPIDOGLIO
Roma, si dimettono 26 consiglieri
Finisce consiliatura, Marino decade
Il giallo degli oggetti da portare via
Oltre agli eletti dem, due esponenti della maggioranza e 5 delle opposizioni firmano la lettera di addio: il Comune è stato sciolto. Il sindaco: «26 persone mi hanno accoltellato, ma il mandante è uno solo» con riferimento chiaro a Renzi
di Carmen Plotino e Clarida Salvatori
(Jpeg)
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Ora è ufficiale: almeno 26 consiglieri dell’assemblea capitolina di Roma (19 del Pd, 1 della lista civica per Marino e uno del Centro democratico, gli altri delle opposizioni) hanno firmato le dimissioni e alle 18 in punto erano già protocollate. Le sottoscrizioni sono state raccolte in mattinata da un notaio nella sede dei gruppi consiliari in via del Tritone e sono state portate in Campidoglio dove la procedura è stata formalizzata. L’atto ha fatto decadere con decorrenza immediata il primo cittadino, la giunta e l’intera consiliatura. Adesso la parola passa al prefetto Franco Gabrielli, che d’intesa con il ministro Alfano nominerà il commissario. Finisce così l’era di Ignazio Marino, che in mattinata aveva provato ancora a resistere: «C’è un sindaco che ha deciso di ritirare le dimissioni dopo lunghe riflessioni perché vuole spiegare ogni aspetto sia alla magistratura, sia alla politica, sia all’amministrazione nel luogo della democrazia». Poco dopo la notizia delle dimissioni di massa da parte degli eletti, i sostenitori di Marino hanno iniziato ad affluire in piazza del Campidoglio. Sui cartelli campeggiano scritte come: «Partito democratico... Arrivato... Democristiano», «Vendesi democrazia», «Qui per il mio sindaco, qui per la democrazia», «Renzi dimettiti», «Io sto con Marino». Poi Marino ha parlato in conferenza stampa: «La crisi auspicavo si potesse chiudere in aula invece si è preferito di andare dal notaio, segno di una politica che decide fuori dalle sedi democratiche riducendo gli eletti a persone che ratificano decisioni assunte altrove: ciò nega la democrazia» ha detto.
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Quella strana lista tra le mani di MarinoGli oggetti da portarsi via dal Campidoglio?
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L’Osservatore Romano
Duro sulla vicenda l’Osservatore Romano: «Il caso sta assumendo i contorni di una farsa. Al di là di ogni altra valutazione resta il danno, anche di immagine, arrecato a una città abituata nella sua storia a vederne di tutti i colori, ma raramente esposta a simili vicende».
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Il caso Marino, il giorno dello scioglimento del Comune
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La conferma dell’avviso di garanzia
Ed è stato lo stesso Marino, incontrando i giornalisti durante l’inaugurazione del parco intitolato a Salvador Allende a Tor Vergata, a confermare di essere finito sotto inchiesta per peculato. «Sono indagato? È evidente che è un fatto. C’è stata una denuncia da parte di Alleanza nazionale, Fratelli d’Italia e Movimento 5 Stelle sulla base della quale io mi sono recato in Procura come persona informata dei fatti. L’iscrizione è un atto dovuto da parte della magistratura per completare le indagini e decidere se c’è una colpa o non c’è. Sono convinto della mia azione amministrativa e della mia trasparenza».
La citazione
«Non mi sento un martire, sono un lottatore sociale che tiene fede al compito che il popolo gli ha dato». Così Marino ha fatto sue le parole del presidente del Cile Salvador Allende, assassinato l’11 settembre 1973. «Il seme affidato alla coscienza degna di migliaia di cileni, non potrà essere estirpato completamente. Potranno sottometterci, ma i processi sociali non si fermano né con il crimine né con la forza. La storia è nostra e la fanno i popoli».
La «stoccata» al partito
«Il paese dovrebbe chiedersi perché c’è un sindaco così ostinato e determinato a volere andare nel luogo della democrazia e spiegare tutto a romani e romane. E dovrebbe chiedersi perché la politica, in ogni modo e con ogni strumento, vuole evitare il confronto pubblico e dare spiegazioni. Perché la politica non vuole che si eserciti il diritto alla democrazia? Perché non vuole un dibattito guardandosi negli occhi?». Conclude con queste parole la sua «difesa» il sindaco Marino. «Noi viviamo in un paese democratico e i confronti democratici non si fanno in stanze chiuse, dove gli eletti del popolo vengono persuasi a utilizzare strumenti burocratici per ritirarsi in massa e per evitare un confronto pubblico, e aperto a voi, all’Italia a tutti. Sono convinto delle mie azioni e della mia integrità e anche per questo vorrei un confronto pubblico».
Roma, cronaca delle dimissioni di Marino
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12 ottobre: Marino firma la lettera di dimissioni
I consiglieri e la conta per le dimissioni
«Oggi è morta la democrazia» è un cartello appeso da alcuni sostenitori di Sel sul portone d’ingresso della sede consiliare del Pd che poi, gli usceri, hanno prontamente rimosso. I consiglieri del Pd e quelli degli altri partiti che hanno aderito all’inedita alleanza per far decadere il sindaco si sono riuniti negli uffici di via del Tritone e hanno trattato per tutta la mattinata le modalità per presentare le firme, l’atto è stato ratificato davanti a un notaio e le operazioni negli uffici consiliari sono terminate poco dopo le 15. Oltre ai consiglieri del Pd hanno firmato le dimissioni Svetlana Celli della Civica Marino e Daniele Parrucci del Centro democratico. Tra le fila dell’opposizione hanno firmato il consigliere Pdl Roberto Cantiani, Alessandro Onorato e Alfio Marchini e i fittiani Ignazio Cozzoli e Francesca Barbato.
Esposito contro Marino: è un bugiardo
Il primo a rilasciare dichiarazioni sulla notizia di Marino indagato per peculato è stato Stefano Esposito l’ex assessore ai Trasporti del Comune, che non ha usato mezzi termini, ma ha assestato un duro colpo al chirurgo dem, affidando le sue poche parole a Twitter: «Devo prendere atto di aver dato la mia lealtà ad un bugiardo». Anche l’assessore alla Legalità Alfonso Sabella (che alle 10 di venerdì mattina è diventato ex, visto che ha depositato la sua lettera di dimissioni), dai microfoni di Rai News 24 commenta la notizia dell’accusa di peculato mossa al sindaco dalla Procura: «Certo, è una coincidenza. Non ho mai creduto alla giustizia a orologeria. Ho rispetto per i miei colleghi ma devo anche dire che gli anticorpi sulla corruzione non ce li ha nessuno in Italia. Mi spiace sia per Cantone che per Marino». E sul suo futuro dice che «torno a fare il magistrato. Lunedì o martedì mi presenterò al Csm per decidere la nuova sede di lavoro. Non posso più lavorare a Roma». È preoccupato il presidente della Cei Angelo Bagnasco sulle conseguenze della situazione attuale per l’organizzazione del Giubileo: «Roma ha bisogno di un’amministrazione, della guida che merita, perché è una città che merita moltissimo, specialmente in vista del Giubileo che è alle porte. Ci auguriamo che la Capitale possa procedere a testa alta e con grande efficienza».
30 ottobre 2015 | 10:52
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LASTAMPA.IT
Ignazio Marino decade dalla carica di sindaco e parte il totonomi sull’incarico di commissario per la città di Roma fino alle elezioni nella prossima primavera, tra la metà di aprile e quella di giugno. Nelle ultime settimane si era parlato dei prefetti Carpino e Basilone, oltre all’ipotesi suggestiva di affidare l’incarico all’assessore alla legalità uscente Alfonso Sabella, ma nelle ultime ore sembra che il governo sia intenzionato a far cadere la scelta su Bruno Frattasi.
Frattasi, nato a Napoli il 24 aprile 1956 Frattasi è sposato e ha due figli. Si è laureato in Giurisprudenza nella sua città e nell’81 ha vinto il concorso per l’accesso alla carriera prefettizia. Svolge la sua attività a Roma, presso il Ministero dell’Interno, dapprima presso la Direzione generale del Personale, poi presso l’Ufficio Legislativo in materia di ordinamento della pubblica amministrazione nonché in materia di pubblica sicurezza.
Dal 1998 entra a far parte dello staff di diretta collaborazione del Ministro dell’Interno presso l’Ufficio dì Gabinetto. Nel 2005 è nominato Prefetto della Repubblica. Dal novembre 2006 al giugno 2007 ricopre l’incarico di commissario straordinario del Comune di Gaeta. Dal 6 agosto 2007 al 29 dicembre 2009 ha ricoperto l’incarico di Prefetto di Latina.
Dal 30 dicembre 2009 al 29 novembre 2011 è stato Direttore dell’Ufficio per il Coordinamento e la Pianificazione delle Forze di Polizia presso il Dipartimento della Pubblica Sicurezza. Dal 1 dicembre 2011 al 1 aprile 2012 è stato Capo della Segreteria del Ministro dell’Interno.
Dal 2 aprile 2012 ha assunto l’incarico di Direttore dell’Ufficio Affari Legislativi e Relazioni Parlamentari. È stato Coordinatore del Comitato di Coordinamento per l’Alta Sorveglianza delle Grandi Opere fino all’inizio del 2014. È presidente dell’Associazione Funzionari dell’Amministrazione Civile dell’Interno (ANFACI).
SORGI
Alla fine, per far cadere la testa di Marino, il sindaco che aveva sfidato Renzi ritirando le dimissioni e puntando a restare in carica a dispetto del premier, il Pd ha dovuto chiedere aiuto a una parte delle opposizioni, centrodestra compreso. La storia della sindacatura più pazza del mondo si chiuderà, dunque, oggi - se davvero si chiuderà - nel modo peggiore: con il centrosinistra spaccato (Sel s’è rifiutata di far dimettere i propri consiglieri per impedire a Marino di presentarsi nell’aula Giulio Cesare) e l’abbraccio consociativo tra sinistra e destra, che era stato alla base della degenerazione amministrativa e della corruzione poi sfociata nell’inchiesta su Mafia capitale. Un prezzo politico alto, ma inevitabile, che il presidente del Pd e commissario del partito romano Orfini s’è risolto a pagare dopo il fallimento, tra mercoledì e giovedì, dell’ultimo tentativo di compromesso con Marino.
Doveva essere la notte del “patto della pasta con le sarde”, prelibata pietanza tradizionale siciliana che il vicesindaco Causi ha importato a Roma dalla sua Palermo. Ma il sindaco Marino non ha voluto neppure assaggiarla; e ha respinto una dopo l’altra tutte le offerte che Orfini aveva preparato. La prima, confermare le dimissioni e, in accordo con il Pd, partecipare insieme alla delegazione Democrat alla prima udienza del processo per Mafia Capitale il 5 novembre; la seconda, ritirare le dimissioni, in modo da poter presenziare al processo con la fascia tricolore, ma poi ripresentarle irrevocabilmente il 7 novembre; la terza, andare in consiglio comunale, ma solo per spiegare, d’intesa con il Pd, che, malgrado gli errori fatti, la sua sindacatura, ormai conclusa, è stata completamente diversa da quella del suo predecessore Alemanno. A Orfini, Causi e agli assessori Esposito e Sabella, Marino invece ha detto che intendeva presentarsi in consiglio, ma prevedendo anche la possibilità di restare al suo posto. A quel punto le strade del primo cittadino e del suo ex-partito si sono definitivamente divise.
Il sindaco ha ritirato le dimissioni con un tweet e il vicesindaco Causi e sei assessori le hanno presentate, mentre Orfini, nel pomeriggio, è riuscito a convincere a dimettersi i diciannove consiglieri comunali del Suo partito più altri sei, due della lista civica, quattro delle opposizioni, per arrivare ai venticinque necessari per bloccare al consiglio. La parola fine di questo lungo braccio di ferro dovrebbe essere scritta oggi. Ma per Marino, dopo la sconfitta, comincia il secondo tempo di una battaglia che a primavera lo porterà a cercare la rivincita, candidandosi contro il Pd.