Paolo Mauri, il venerdì 30/10/2015, 30 ottobre 2015
LETTERATO E POLITICO, LE DUE VITE DI CARLO DOSSI
Se molti ricordano Carlo Dossi per via delle Note azzurre, sorta di diario pieno di intelligenza e di maldicenza, pochi invece sanno della sua attività diplomatica all’ombra di Francesco Crispi. Fu ricostruita anni fa da Enrico Serra in un volume intitolato L’altra vita di Carlo Dossi riproposto in questi giorni dalla casa editrice Le Lettere. Dunque Dossi, gran lombardo anche lui tra Manzoni e Gadda, approda a Roma ed entra, dopo un concorso, come volontario nel Ministero degli Esteri per il quale più tardi appronterà una riforma che è quasi una rivoluzione e che infatti fu applicata solo in parte. Il suo primo successo lo ebbe però con il censimento degli italiani all’estero del 1881 per il quale approntò un formulario e scrisse una relazione molto dettagliata. Gli italiani all’estero erano oltre il milione, quasi tutti del Nord. Divenuto segretario di Crispi quando era ministro degli Interni, si adoperò per una conciliazione tra Stato e Chiesa. Ma, caduto Crispi, fu spedito dal Di Rudinì (che non lo amava) addirittura a Bogotà, dove andò con la moglie Carlotta Borsani che gli aveva portato in dote due milioni, cifra allora enorme. Dossi chiuse la sua carriera diplomatica ad Atene, innamorato perso dell’archeologia. Chi non avesse le Note azzurre di Adelphi può ora profittare dell’antologia compilata da Giorgio Dell’Arti per le edizioni Clichy con utili note e prefazione, scintillante, di Arbasino.