Andrea Frollà, Affari&Finanza – la Repubblica 26/10/2015, 26 ottobre 2015
IL BARMAN È UNA MACCHINA E IL RAGÙ È TELECOMANDATO: LE MIRABILIE DI MAKER FAIRE
«Esistono degli ambiti di applicazione per le invenzioni dei maker che oggi non possono nemmeno essere immaginati». Il creatore della Maker Faire, Dale Dougherty, aveva aperto così la seconda edizione europea della fiera dedicata all’innovazione e alla manifattura digitale a Roma, nella città universitaria della Sapienza, pochi giorni fa. Bene, c’è da scommettere che la visita dei padiglioni e degli stand durante la tre giorni romana abbia fatto venire a Dougherty il dubbio che il movimento dei maker sia andato oltre le aspettative del suo stesso fondatore. Nemmeno lui infatti sarà riuscito trovare un campo non coperto dalle esposizioni che hanno animato i viali dell’ateneo romano per tutto il weekend di metà ottobre. Dalla robotica alla stampa 3D, passando per lo sport, l’ambiente, la meccanica, la medicina e il cibo. Proprio il padiglione del food è stato tra quelli presi d’assalto dai visitatori, ripagati da strumenti tanto curiosi quanto geniali. Ad esempio la startup di elettronica Apio e il Creaticity FabLab Tolentino, il primo creato nelle Marche, hanno pensato ad uno strumento che potesse aiutare i barman nei momenti di piena del locale e così è nata la Smart Drinking Machine: un macchinario che compone autonomamente i cocktail gestendo le dosi dei drink grazie ad una scheda programmata. Una yogurteria senza dipendenti è quella che qualcuno potrebbe aprirsi grazie a Self-Yo, un distributore automatico di yogurt, topping e praline comandabile con un app mobile e progettato da quattro studenti del Politecnico di Torino. Chi ai cocktail e ai dolci preferisce invece lo sport si preparasse a fare attività con FootSense, gruppo di sensori attaccati alla suola delle scarpe e a delle fasce indossabili che a fine allenamento trasformeranno il sudore in dati statistici sulle prestazioni in campo. Se la bici è il grande amore ma spesso vi si rinuncia per le scarse condizioni di sicurezza la soluzione potrebbe essere l’Arrow Jacket, un giubbotto che grazie a due schede Arduino e due moduli wireless fa accendere sulla propria schiena i segnali di stop e le frecce. Ma anche gli appassionati del mare hanno potuto rifarsi gli occhi con numerose invenzioni, come la barca pieghevole a propulsione ibrida Paper8, che può essere montata e smontata in pochi minuti. Oppure il drone subacqueo per lo studio dei fondali marini OpenRov, per il quale gli ideatori sul sito di crowdfunding Kick-Stater avevano chiesto 50mila dollari di finanziamento e a qualche giorno dalla fine della raccolta si apprestano a riceverne più di 700mila. Guardando invece verso il cielo potreste imbattervi nel missile Skyward, un prototipo sviluppato da alcuni ragazzi del Politecnico di Milano pensato per lo studio dell’atmosfera. Altrimenti passeggiando per strada e finendo di sgranocchiare e bere qualcosa potreste un domani buttare la cartaccia e la lattina in un unico secchione senza preoccuparvi della differenziata perché penserà a tutto iBin, il secchio dei rifiuti progettato dall’Istituto Volterra-Elia di Ancona che riconosce i materiali e li smista nel giusto box. All’evento europeo dei maker, che quest’anno ha sfondato il muro delle 100mila presenze (10mila in più rispetto a quelle registrate l’anno scorso all’Auditorium), non poteva mancare uno spazio dedicato alle nuove frontiere della tecnologia in ambito medico. Che non saranno curiose come Poommarobot, la pentola per il ragù napoletano trasformata in un robot telecomandato, ma sicuramente più utili. C’era +Me, il cuscino che supporta la terapia dell’autismo con suoni e colori, oppure il progetto della onlus Open Biomedical Initiative che intende portare nelle aree più svantaggiate un’incubatrice per nati prematuri stampata in 3D a basso costo. Ovviamente era presente anche Big Delta, la stampante 3D creata dal WasProject Team, alta 12 metri e in grado di stampare case a chilometro zero. Le nuove tecnologie già da tempo stanno contribuendo a spingere la crescita della manifattura Made in Italy, come testimoniato dal primo osservatorio sul Digital Manufacturing, presentato durante la Maker Faire Rome 2015 e realizzato dalla Fondazione Nord-Est assieme a Prometeia per la fondazione Make in Italy. Nel triennio 2012-2014, l’upgrade tecnologico delle aziende che si sono dotate di sistemi robotici e stampanti tridimensionali ha infatti generato una crescita addizionale di 26 miliardi, con effetti espansivi sull’occupazione stimati in 39mila posti di lavoro creati ogni anno. Soprattutto la stampa 3D sta catturando sempre più l’attenzione di artigiani e aziende manifatturiere, specialmente per i possibili benefici come la riduzione dei tempi, il coinvolgimento del cliente nella progettazione e la prototipazione di nuovi prodotti.
Andrea Frollà, Affari&Finanza – la Repubblica 26/10/2015