VARIE, 27 ottobre 2015
APPUNTI PER GAZZETTA - IL PAPA NOMINA ARCIVESCOVI DUE PRETI DI STRADA
REPUBBLICA.IT
CITTA’ DEL VATICANO - Papa Francesco ha nominato nuovi arcivescovi, ai quali saranno affidate due delle diocesi più importanti d’Italia: Bologna e Palermo. E la scelta dei nuovi pastori è in linea con lo stile Bergoglio. Nel capoluogo siciliano andrà infatti monsignor Corrado Lorefice, un "prete dei poveri", come lo definiscono nella chiesa di San Pietro a Modica, nel Ragusano, dove era parroco, oltre che vicario episcopale per la pastorale nella diocesi di Noto. A Bologna si insedierà invece monsignor Matteo Zuppi, che era vescovo ausiliare per il settore centro della diocesi di Roma ed è assistente spirituale della comunità di Sant’Egidio. L’annuncio è stato ufficializzato oggi alle 12, secondo la consuetudine vaticana, ma i due nomi erano già circolati nei giorni scorsi rovesciando i pronostici dei mesi scorsi.
Si tratta di due figure impegnate da anni in prima linea sul territorio e al fianco degli ultimi. E in particolare, la decisione di affidare la più prestigiosa sede siciliana ad un parroco come Lorefice scompagina le prassi ecclesiastiche e le ambizioni di vescovi esperti per una cattedra alla quale in passato era sempre stata riservata dignità cardinalizia. Un privilegio, quello della porpora, che potrebbe toccare ora ad un prete che reggeva una parrocchia di provincia, anche se con Bergoglio nulla è scontato, come hanno imparato gli arcivescovi di Venezia e Torino, esclusi dalle scelte dei concistori in aperto contrasto con la tradizione e a vantaggio di sedi meno blasonate come Perugia, Ancona e, per restare in Sicilia, Agrigento. Sembra un aspetto secondario ma non lo è: il collegio dei cardinali è l’organo consiliare dei pontefici oltre che l’elettorato dei conclavi e quindi ha un ruolo decisivo nella definizione delle strategie ecclesiali.
Da parroco ad arcivescovo di Palermo: la nomina di don Corrado Lorefice
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Proprio la Sicilia si sta dimostrando laboratorio della Chiesa di Francesco. A partire proprio dalla nomina cardinalizia di Francesco Montenegro, l’arcivescovo dei migranti che vede sbarcare nella sua diocesi agrigentina e in particolare a Lampedusa, al quale il Papa, imponendo la berretta rossa, ha detto: "Continui a restare vicino ai poveri". Poi è arrivata la nomina di Pietro Cuttitta, un allievo del beato martire di mafia don Pino Puglisi, a vescovo di Ragusa. E ora la scelta di Lorefice, anche lui molto legato all’insegnamento di don Puglisi e autore di un saggio dal titolo emblematico: "Dossetti e Lercaro: la chiesa povera e dei poveri". "Papa Francesco, nonostante questa mia inadeguatezza mi ha affidato il servizio pastorale della diletta Chiesa palermitana - ha detto il neo-arcivescovo commentando la nomina -. A lui va la mia gratitudine e la mia convinta e incondizionata adesione al suo alto e lungimirante magistero".
Lorefice, che ha 53 anni e quindi almeno 22 anni di episcopato davanti a sé, prende il posto del cardinale Paolo Romeo, che si è dimesso perché ha raggiunto la soglia dei 75 anni e che prima di ottenere la cattedra episcopale palermitana era stato nunzio in Italia, posizione di primissimo piano che per 5 anni gli ha permesso di avere un ruolo fondamentale per la scelta dei vescovi di tutta la Penisola. Zuppi, che di anni ne ha 60, arriva invece a Bologna al posto di Carlo Caffarra, cardinale vicino alle posizioni di Comunione e liberazione, ritenuto tra i conservatori nel recente sinodo sulla famiglia e indicato anche tra i possibili firmatari della lettera che contestava Bergoglio all’inizio dell’assemblea.
Palermo, la commozione dell’arcivescovo uscente Romeo
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Nel suo primo messaggio alla diocesi di Palermo, Zuppi ha scritto: "A cinquanta anni dal Concilio voglio provare, con voi, a guardare il mondo e ogni uomo ancora con quella simpatia immensa, volendo la Chiesa di tutti, proprio di tutti, ma sempre particolarmente dei poveri".
Oltre ai due arcivescovi, il Papa ha anche nominato sottosegretario della Congregazione per la Dottrina della Fede monsignor Giacomo Morandi, finora vicario generale dell’Arcidiocesi di Modena-Nonantola. Modenese, nato nel 1965, è stato ordinato sacerdote nel 1990 e ha conseguito licenza e dottorato in Teologia dell’Evangelizzazione alla Pontificia Università Gregoriana nel 2008.Docente di Sacra Scrittura presso lo Studio Teologico Interdiocesano di Reggio Emilia-Modena-Parma-Carpi e presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Modena, ora varcherà il palazzo dell’ex Sant’Uffizio, che è stato scosso nelle ultime settimane dallo scandalo del coming out dirompente di monsignor Charamsa.
LOREFICE
L’outsider all’arcidiocesi di Palermo. Don Corrado Lorefice, 53 anni, parroco della chiesa di San Pietro a Modica, nel Ragusano, e vicario episcopale per la pastorale nella diocesi di Noto, sarà il successore di Paolo Romeo. Il cardinale, 77 anni, dal 2006 a Palermo, è in prorogatio da due anni e mezzo, avendo superato l’età di 75 anni, limite imposto dal codice di diritto canonico. Da mesi si aspettava la nomina del suo successore. Prima il vescovo di Noto, Antonio Staglianò, poi lo stesso Romeo hanno convocato per mezzogiorno il clero per dare l’annuncio.
IL PRIMO DISCORSO DEL NUOVO CARDINALE
Da parroco ad arcivescovo di Palermo: la nomina di don Corrado Lorefice
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Una notizia attesa da giorni, dopo le anticipazioni del settimanale l’Espresso di venerdì scorso che davano per certo il futuro del presbitero ragusano. Una scelta, quella di Lorefice, “anomala”: un prete giovane, che da parroco diventa — senza essere stato vescovo — guida di una grande diocesi. Sarebbe stato nominato dal Pontefice per il suo impegno sociale.
Palermo, la commozione dell’arcivescovo uscente Romeo
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Vicino ai poveri di Modica e alle ragazze madri, più volte è andato in Africa per aiutare gli ultimi. Un profilo che rientra bene nel nuovo corso di Bergoglio. Il nome di don Lorefice si era fatto anche per la guida della diocesi di Ragusa, dove invece è andato Carmelo Cuttitta, ex vescovo ausiliare di Palermo.
Modica: la domenica particolare di don Corrado, pensando alla diocesi di Palermo
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La nomina di Corrado Lorefice quale nuovo vescovo di Palermo da parte di Papa Francesco "non mi sorprende per niente, perche’ ogni scelta e’ scelta. Nella Chiesa non c’e’ democrazia, c’e’ comunione e ognuno esercita il suo ministero: il Santo Padre e’ libero di scegliere". Lo ha detto l’arcivescovo emerito di Palermo, Paolo Romeo, conversando con i cronisti nel Salone Angileri della Curia. "Non e’ la prima volta che si verifica una scelta di questo tipo - ha ricordato Romeo -. Il cardinale Martini per esempio e’ andato da semplice professore, direttore di un istituto biblico, a Milano: i criteri umani non sono i criteri di Dio. Dio ha altre cammini, altre scelte: non si possono interpretare con criteri umani scelte, situazioni e vita di una Chiesa che vive soltanto nella fede e opera per azione della Grazia del Signore". "Lorefice - ha concluso - l’ho sentito ieri sera per telefono. Naturalmente mi ha espresso la sua trepidazione e la sua sorpresa".
IL SALUTO DELL’ARCIVESCOVO USCENTE ROMEO
"Palermo rivolge un caloroso e bene augurante saluto di benvenuto al nuovo pastore della diocesi, esprimendo gratitudine a Papa Francesco per la attenzione rivolta
alla Chiesa cattolica locale e, anche attraverso essa, alla nostra Città. Desidero al tempo stesso ribadire il mio grato saluto all’arcivescovo cardinale Paolo Romeo per gli anni trascorsi alla guida della Chiesa cattolica palermitana, con la richiesta e l’auspicio che voglia accogliere la cittadinanza onoraria della nostra città", ha detto il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, dopo aver appreso la notizia della nomina di don Lorefice a nuovo arcivescovo di Palermo.
ZUPPI
BOLOGNA - Matteo Zuppi, 60 anni, è il nuovo arcivescovo di Bologna. Sostituirà il cardinale Carlo Caffarra. Assistente ecclesiastico della Comunità di Sant’Egidio, Zuppi era vescovo ausiliare per il settore centro della diocesi di Roma. La sua nomina è stata comunicata alla Curia bolognese dallo stesso Caffarra, che a sua volta è stato nominato amministratore apostolico fino all’ingresso del successore.
Ecco le sue prime parole di saluto alla sua "nuova" città: "Voglio provare, con voi, a guardare il mondo e ogni uomo ancora con quella simpatia immensa, volendo la Chiesa di tutti, proprio di tutti, ma sempre particolarmente dei poveri". Nella sua dichiarazione Zuppi più volte richiama il Concilio Vaticano II, monsignor Romero e Giovanni XXIII, per ricordare che "Gesù non condanna ma usa misericordia. Senza ascolto e senza misericordia si finisce tristemente per vedere, certo sempre con tanto zelo per la religione, solo rovine e guai". E questo già sembra essere un fortissimo segno di discontinuità col passato recente della Curia bolognese, arroccata da decenni su posizione sempre più conservatrici e chiuse.
IL RITRATTO Il prete degli ultimi
In un’intervista Nettuno Tv ha sottolineato ulteriormente la sua intenzione di "ascoltare tutte le domande della città", in particolare le voci della "sofferenza, dell’incertezza e delle difficoltà" perché essere attenti a queste istanze "aiuterà tutti quanti a essere migliori". Infine anche una battuta: "Mi perdonerete qualche inflessione romana. Ma c’è una parola che imparerò subito, perché voi la pronunciate con un accento che mi ha sempre ricordato un tratto molto materno: ’teneressa’. E’ quella che chiedo alla Madonna di San Luca, perché mi e ci protegga".
La lettera ai bolognesi: "Vogliatemi bene"
L’addio di Caffarra: "Mi ritirerò nel silenzio". L’arcivescovo uscente ha espresso al Santo Padre, anche a nome dell’Arcidiocesi, "la più viva gratitudine per la nomina del nuovo arcivescovo, di cui sono note la fede e lo zelo pastorale, e all’arcivescovo eletto il primo saluto dell’intera Arcidiocesi". Il cardinale si ritirerà in un appartamento a Villa Revedin, dove già il cardinal Poma andò a vivere dopo il suo ritiro. "ll mio compito ora è di condurre la comunità verso il nuovo pastore", afferma Caffarra, e poi, "con grande, grande pace, mi ritirerò nel più assoluto silenzio e nella preghiera: penitenziale per le mie mancanze e di intercessione per la chiesa di bologna". In latino specifica che i suoi giorni si concluderanno "nell’ombra". Del resto, ammette il cardinale, "dai preallarmi ho capito che l’incontro con il Signore non sarà lontano".
Il benvenuto del sindaco. "Rivolgo a Mons. Matteo Maria Zuppi le mie più sincere congratulazioni per l’incarico - afferma Virginio Merola in una nota -. In questo preciso momento storico, caratterizzato da un aumento della povertà e del numero delle famiglie in difficoltà, senza reddito e senza casa, la storia di Zuppi ci conforta nel lavoro che le istituzioni civili e religiose, insieme, dovranno affrontare nei prossimi mesi, per rispondere alle
molteplici esigenze che arrivano dalla nostra comunità, seguendo il sentiero di solidarietà, accoglienza e vicinanza ai più poveri della società indicato da Papa Francesco. Sono convinto che la collaborazione non mancherà. A nome della città di Bologna auguro al Vescovo Zuppi un buon lavoro". Poi in un’intervista alla Dire ha aggiunto che la scelta "è in linea con un cambiamento generale, nel Paese, del modo in cui la Chiesa affronta i problemi della società".
Prodi. "Ho appreso con grande gioia la nomina di Matteo Zuppi - commenta Romano Prodi dall’Africa - quale nuovo arcivescovo di Bologna. Pur da lontano voglio che gli pervengano i miei auguri per il difficile compito che gli è stato affidato. Sono certo che la sua esperienza precedente gli sarà di grande aiuto per il lavoro che dovrà svolgere in una diocesi così importante della chiesa italiana".
Le lodi della comunità di Sant’Egidio. Di Zuppi, dice la comunità di Sant’Egidio, che lo ha avuto come assistente ecclesiastico, "abbiamo apprezzato negli anni le sua grandi qualità umane, l’impegno con i poveri come parroco a trastevere e nella periferia di Roma, il suo lavoro per la pace in Africa e altrove, la sua capacità di amicizia con tutti". L’amico fraterno Andrea Riccardi, ex ministro e fondatore di Sant’Egidio, assicura: "Matteo sorprenderà Bologna e tutti i bolognesi. E’ un prete di strada, da sempre vicino ai poveri, un vescovo di papa Francesco, in perfetta linea e sintonia. Sorprenderà anche quelli che oggi sono timorosi, con la sua carica evangelica. Non è uomo fazioso, nè ideologico, è uomo di rigore ma di straordinaria apertura"
Le reazioni. Le sue basi culturali e le sue declinazioni "porteranno beneficio non solo alla Chiesa bolognese, ma a tutta la nostra città" dice Simonetta Saliera, presidente dell’Assemblea legislativa, che ricorda anche Caffarra per "l’opera e la passione con cui ha svolto il suo magistero episcopale in questi travagliati anni".
La sua vita. Come annuncia il bollettino della Santa sede, monsignor Zuppi è nato a roma l’11 ottobre 1955. E’ entrato nel seminario di Palestrina e ha seguito i corsi di preparazione al sacerdozio all’Università
Lateranense, dove ha conseguito il baccellierato in teologia. Si è laureato, inoltre, in Lettere e filosofia all’Università di Roma, con una tesi in storia del cristianesimo. Poi la lunga "carriera" nel mondo ecclesiastico e l’impegno con la comunità di Sant’Egidio, fino alla nomina a vescovo titolare di Villanova e ausiliare di Roma il 31 gennaio 2012. Ha ricevuto la consacrazione episcopale il 14 aprile dello stesso anno.
RITRATTO DI ZUPPI
BOLOGNA - "Don Zuppi è un pastore vero, un prete al quale piace la gente e il rapporto con gli ultimi. Ha una bellissima luce interiore". Così, pco tempo fa, Walter Veltroni parlava del nuovo arcivescovo di Bologna, nominato oggi al posto di Carlo Caffarra.
L’impegno per la pace. L’ex sindaco di Roma vanta un’antica amicizia con il sessantenne già vescovo ausiliario di Roma. "Gli voglio molto bene e ho sempre ammirato la sua ispirazione vera, profondamente autentica. Ci conosciamo fin da ragazzi, quando lui era impegnato già con la comunità di Sant’Egidio e io ero nell’altra "parrocchia", quella della Fgci, i giovani comunisti". Insieme si sono poi ritrovati a collaborare quando Veltroni era il primo cittadino della capitale e Zuppi un prete di frontiera, sempre in prima linea. "Abbiamo condiviso molte esperienze e temi comuni: l’impegno per la pace, per l’Africa. Abbiamo condiviso tutte le politiche sul disagio sociale, sull’accoglienza e tutti i 16 ottobre, quando la comunità cattolica commemora insieme a quella ebraica la deportazione dal Ghetto. Questo è l’alfabeto di Matteo, un prete nell’accezione migliore del termine, la stessa di papa Francesco. Uno che al pranzo di Natale vedevo rammentare i nomi di tutti gli ospiti della comunità di Sant’Egidio. Una volta, quand’ero sindaco, un altro sacerdote mi chiamò per lamentarsi di un barbone fisso davanti alla sua chiesa chiusa per chiedermi di farlo rimuovere. Gli risposi che intanto cominciasse ad aprirla, la chiesa. Ecco, Matteo è proprio l’opposto di quel tipo di prete: è uno che una telefonata così non la farebbe mai".
Un prete da trincea. Romano di Borgo Pio, accanto al Vaticano, famiglia cattolica, nipote del cardinale Confalonieri, liceo classico Virgilio (quello della sinistra- bene romana), due lauree, Zuppi è dal 1981 un prete da trincea che ha sempre interpretato la sua missione, anche in Africa, con stile francescano, offrendo aiuto concreto a poveri, stranieri, malati di Aids, immigrati. "Dava attenzione a chi andava nella sua chiesa ma soprattutto a chi non ci andava " dicono di lui a Sant’Egidio, di cui è stato ed è una figura chiave. Con loro ha portato avanti la proposta di diritto di cittadinanza alla nascita ai minorenni figli di genitori immigrati da due anni. Nelle sue omelie più importanti cita San Francesco ("Chi tratta male un povero fa ingiuria a Cristo") e il celebre "ama e fà ciò che vuoi" di Sant’Agostino. È stato uno dei primi, negli anni ’80, ad avventurarsi nei campi Rom della periferia. Ha "combattuto" nella suburra più estrema, parroco a Torre Angela (80 mila anime, una città, con la più grande comunità nigeriana d’Italia), ma- da viceparroco e poi parroco di Santa Maria in Trastevere - nel cuore del quartiere più verace, popolare e turistico di Roma, mescolandosi agli intellettuali, alla movida e agli sbandati che su quella piazza dove affaccia la chiesa s’intrecciano, tra uno spritz e una dose.
"La Chiesa dev’essere come il fiume". "La Chiesa dev’essere come il fiume che non ha paura di sporcarsi per attraversare la sua città" ha predicato il giorno della nomina a vescovo, tre anni fa. Zuppi ha avuto soprattutto un decisivo ruolo diplomatico in Africa (mastica lo swahili): fu uno degli artefici della tregua tra governo e ribelli in Mozambico nel ’92, una storia anche raccontata nel doc La pace italiana della spagnola Maite Carpio. E così pure ha esercitato la sua abilità di negoziatore di pace in Congo, Guinea, Burundi (al fianco di Mandela)
e coi curdi del Pkk. Con Sant’Egidio ha collaborato a film sui nuovi poveri come Gli equilibristi di Ivano Di Matteo e nel 2005 Cuore sacro di Ferzan Ozpetek (un gay!), che da Istanbul dice: "Ne ricordo con gratitudine l’amicizia e il sostegno, affinché raccontassi un’Italia che al tempo nessuno voleva vedere, per la realizzazione del film, ma anche del mio sguardo sulla vita ". È dunque presumibile che Ben Hur non sia l’ultimo film visto da don Zuppi.