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 2015  ottobre 27 Martedì calendario

BESTIA, CHE STRANO!


Un mondo popolato da chiocciole di ferro, rane che sfoderano gli artigli, creature simili a ragni che risucchiano le prede, o animaletti marini morbidi come coniglietti. Non pensate a qualche pianeta della saga di Star Wars o al bestiario fantastico di Harry Potter. Siamo qui, sulla Terra: mari e continenti brulicano di creature dall’aspetto e dal comportamento bizzarri. E gli scienziati continuano a documentare sempre nuove stranezze. Scopritele in queste pagine.

IL LUMACONIGLIO. Tenero, morbido e con orecchie da coniglietto... In Giappone è diventato una star e le sue foto hanno fatto il giro del Web. Si chiama Jorunna parva e appartiene a un gruppo di animali che di solito non annoveriamo tra le bestiole “carine” che impazzano in Rete: i nudibranchi, molluschi gasteropodi – parenti di lumache e chiocciole – spesso coloratissimi, presenti nei mari con 2.300 specie. Le “orecchie” di Jorunna parva si chiamano in realtà rinofori e sono appendici usate per recepire le sostanze chimiche nell’acqua. La “coda” invece è il ciuffo branchiale, ovvero l’organo con cui respira. Insomma, le somiglianze con un coniglio sono solo apparenti. Anche perché i nudibranchi sono carnivori...

LA CHIOCCIOLA IN ARMATURA. Meno carino – ma non meno strano – è un suo “cugino”: Chrysomallon squamiferum, un altro gasteropode marino che vive nei pressi dei camini idrotermali, bocche da cui esce acqua calda, sul fondo dell’oceano Indiano. Sembra una chiocciola in armatura medievale. Il suo piede è corazzato con “scaglie” indurite coperte di... pirite e greigite: si tratta di solfuri ferrosi, composti di zolfo e ferro. Si pensa che servano come difesa da altri molluschi che iniettano veleni: un po’ come un’armatura può respingere un colpo di spada. Chrysomallon squamiferum vanta inoltre una robusta conchiglia composta da 3 strati – quello più esterno è fatto sempre di solfuri ferrosi – con cui regge anche alle chele dei granchi. È l’unico animale conosciuto in grado di usare solfuri ferrosi per il suo “scheletro” esterno, probabilmente sintetizzandoli con l’aiuto di batteri; le sostanze chimiche di base le ottiene dai camini idrotermali.

IL “TUTTOGAMBE”. Sempre negli abissi, c’è poi un’inquietante bestiola. Colossendeis megalonyx, imparentato con i ragni: ha otto zampe che possono raggiungere i 25 centimetri di lunghezza e... poco altro. Appartiene ai pantopodi, nome che significa “tutto piedi”: questi artropodi hanno corpi ridotti così al minimo che sembrano fatti solo di gambe (8, ma anche 10 o 12). Non hanno nemmeno un sistema respiratorio (l’ossigeno passa attraverso i tessuti) e il loro intestino si estende fin nelle zampe. E hanno una proboscide con cui “risucchiano” il corpo delle prede. Colossendeis megalonyx è tra i più grandi, ma niente paura: potreste incontrarlo solo nei mari antartici.

IL RAGNO CHE FA LE FUSA. In quanto a stranezze, comunque, anche i veri ragni non scherzano. Un esempio? Il ragno-lupo americano Gladicosa gulosa, che... fa le fusa. O meglio, così sembra a noi: i ricercatori della University of Cincinnati lo hanno registrato e dicono che produce un suono udibile da un uomo a un metro di distanza. Lo fa il maschio, nel corteggiamento: in realtà sfrega i pedipalpi, due appendici che ha vicino alla bocca, per far vibrare delle foglie secche. Così crea un rumore che a noi ricorda le fusa di un gatto. I ricercatori pensano che tale segnale viaggi nell’aria fino a colpire altre foglie, su cui si trova la femmina, facendole vibrare: sono queste vibrazioni – non le “fusa” in sé – che la femmina sente, grazie alle sensibili strutture per rilevarle di cui sono dotati i ragni.

IL MAMMIFERO STRIDULO. Fa strani rumori anche il tenrec striato di pianura: un piccolo mammifero del Madagascar che assomiglia a un toporagno, è coperto di spine come un riccio e ostenta strisce gialle e nere come un’ape. È infatti l’unico mammifero che sa parlare come gli insetti. Le spine sul corpo non sono solo una difesa: ha anche aculei particolari che sfrega tra loro per emettere un suono (è la “stridulazione”, il produrre suoni sfregando parti del corpo come fanno grilli o cicale). Così comunica coi simili.

LA FATINA ROSA. In una classifica dei mammiferi “strani” sarebbe ai primi posti anche il clamidoforo troncato. È un raro armadillo dell’Argentina che in inglese chiamano “fatina rosa”. È lungo circa 10 cm, con una corazza composta da 24 bande. E una peluria che lo aiuta a stare caldo: è notturno, e quando cala il Sole i deserti in cui vive diventano gelidi.

IL PESCE CON IN TESTA... Si sa che il principale organo sessuale è in testa. Per noi umani è il cervello. Ma i pesci della famiglia Phallostetidae, diffusi nelle acque dolci o salmastre in Asia, prendono la cosa più alla lettera: sotto la gola hanno un organo chiamato priapum, la loro versione del pene. Phallostethus cuulong, studiato nel 2012, vive per esempio in Vietnam, nel bacino del Mekong, è lungo circa 2,5 centimetri e porta fieramente sotto la gola un organo osseo con cui si aggancia alla femmina e trasferisce lo sperma nell’apertura urogenitale di lei. Anch’essa posizionata sul capo.

LA TARTARUGA DA NON BACIARE. Non meno particolare è la tartaruga dal guscio molle della Cina, Pelodiscus sinensis: lunga fino a 30 cm, è allevata nelle fattorie cinesi e considerata una prelibatezza gastronomica. Ma pochi gourmet asiatici forse sanno ciò che hanno scoperto ricercatori di Singapore nel 2012: questa tartaruga fa pipì dalla bocca. O meglio: convoglia quasi tutta l’urea (componente dell’urina) attraverso il flusso sanguigno fino alla bocca, e da lì la sputa “sciacquandosi” con l’acqua. Se urinasse solo dalla cloaca (il canale unico per evacuazioni nei rettili), userebbe più acqua. L’adattamento invece le permette di vivere in paludi salmastre, senza bisogno di bere troppa acqua salata e assumere sale.

LA FARFALLA ARDITA. Gli ambienti estremi, d’altra parte, stimolano comportamenti estremi. E le spiagge del fiume Puerto Viejo in Costa Rica sono un ambiente estremo per la farfalla Dryas iulia, che fatica a trovare fonti abbondanti di sali. Ecco perché va a procurarseli... sul muso di un caimano: beve con la proboscide le “lacrime di coccodrillo”, ricavandone sali e proteine, nel disinteresse del rettile. La scena è stata analizzata l’anno scorso dall’ecologo Carlos de la Rosa, che ha fotografato una Dryas iulia e un’ape sugli occhi di un caimano. Tale comportamento era già noto: sono state viste farfalle e api bere lacrime di caimani, tartarughe e persino uomini.

LA “CICALOFORMICA”. Altri insetti per sopravvivere si sono inventati forme di mimetismo estremo. Come Cyphonia clavata, insetto americano parente delle cicale. Sulla schiena ha un’escrescenza a forma di formica in atteggiamento difensivo, che scoraggia i predatori; il corpo vero è sotto, quasi coperto.

IL GRANCHIO YETI. È coperto di “peli”, invece, Kiwa hirsuta. Almeno così sembra: sulle zampe di questo crostaceo c’è un tappeto di filamenti dorati. Ospitano popolazioni di batteri che rendono innocue le sostanze chimiche nocive emesse dai camini idrotermali dove vive.

LA RANA WOLVERINE. Sembra in pelliccia anche Trichobatrachus robustus, anfibio africano. Ma i “peli” su fianchi e zampe sono papille dermali: aumentano la superficie del corpo per assorbire più ossigeno dall’acqua. Si sviluppano solo sui maschi in età fertile, che stanno a lungo in immersione a fare la guardia alle uova. Il motivo per cui l’animale è soprannominato “rana Wolverine” è però un altro: ha artigli sottocutanei estratti per difesa... rompendo ossa e pelle delle zampe! L’artiglio è l’osso della falange, fissato a un altro piccolo osso sulla punta delle dita: può rompere il collegamento, bucare la pelle e spuntare fuori come gli artigli del personaggio di Wolverine. Si pensa che poi i tessuti si rigenerino.

LA SPUGNA ARPA. Chondrocladia lyra, scoperta nel 2012, ricorda un’arpa. Questa spugna che vive ancorata al fondo ha infatti 1-6 “rami” orizzontali con “corde” verticali. Tutte coperte di piccoli uncini – come quelli del velcro – con cui l’animale cattura le prede (piccoli crostacei) che poi ricopre da una membrana e digerisce. È tra le poche spugne carnivore e non solo filtratrici. Bella, ma letale.
Gabriele Ferrari