Alex Fosio, La Gazzetta dello Sport 27/10/2015, 27 ottobre 2015
IL SEGRETO DI LODI
Ciccio Lodi si era preso una pausa forzata. Tra i guai del Parma, dove ha giocato pochissimo nella seconda parte della stagione scorsa nonostante sia stato tra gli «eroi» rimasti in rosa, un’estate da disoccupato e un contratto che non arrivava, non segnava più in assoluto dal 19 aprile scorso (all’Empoli) e su punizione addirittura dall’11 gennaio, a Verona contro l’Hellas. Domenica pomeriggio ha ricominciato: sinistro a giro dal lato corto dell’area, Frosinone battuto, prima vittoria stagionale in casa dell’Udinese. Dal punto di vista personale, Lodi riprende l’inseguimento a Francesco Totti. Tra i giocatori in attività, il playmaker arrivato in Friuli quasi a fine settembre è dietro soltanto al numero 10 della Roma per quanto riguarda i gol su punizione: ora il capitano giallorosso è vicinissimo, 14 a 13. E si infiamma ancora di più la sfida con un altro romanista, Miralem Pjanic, che da quando è arrivato in Italia, nel 2011, ha segnato da fermo quanto il meno celebrato Lodi, 10 gol a testa.
Allora Lodi, quest’anno aggancia Totti?
«Mi auguro di prenderlo e di superarlo. È un giocatore fenomenale, lo stimo molto come calciatore e come persona, mi fa piacere anche essere solo accostato a uno come lui. E poi c’è anche Pjanic: la Roma non sta male, quanto a calciatori di punizioni. Hanno l’imbarazzo della scelta...».
Pure lei è uno specialista, anche se il gol al Frosinone non è tra le sue esecuzioni migliori.
«Ma sono i gol più belli, perché il pallone passa in mezzo tra difensori e attaccanti e il portiere viene ingannato. A proposito: io assolverei Leali, credo abbia visto il pallone solo all’ultimo».
E poi ha esibito una maglietta con dedica: la foto di tre bambini e la scritta «vi amo».
«Sì, era per i miei tre figli: Alessandro che ha quasi sei anni, Ginevra che ne ha tre e l’ultima arrivata, Sofia. È nata a luglio e praticamente non mi aveva ancora visto giocare...».
Già, fino a un mese fa lei era disoccupato, dopo il fallimento del Parma. Come l’ha vissuta?
«All’inizio male, perché dentro di me speravo in una chiamata dalla Serie A. E devo ringraziare i miei cari, la mia compagna, tutte le persone che mi sono state vicino. In estate c’è stata qualche richiesta da squadre di B ma il mio desiderio, non per essere presuntuoso, era restare in A. Ho aspettato, anche molto tempo, però penso sia stata la scelta migliore. Volevo qualcosa di importante e ne è valsa la pena. Ora sono in un club importante, che non ha nulla da invidiare alle big. E per questo devo dire grazie alla famiglia Pozzo, a Colantuono e ai compagni che mi hanno accolto come uno di loro».
Lodi non è un «tipico» acquisto da Udinese. Però è il giocatore che serviva. Da quando è arrivato, non avete più perso: due vittorie e due pareggi.
«Vuol dire che sono un portafortuna. Ma già prima del mio arrivo l’Udinese ha giocato partite in cui non ha raccolto quanto meritava. Penso alle gare perse in casa con il Palermo o con l’Empoli. Io mi sono semplicemente messo a disposizione».
Dimostrando uno stato di forma non certo da disoccupato: un tempo nel successo di Bologna, poi sempre titolare e addirittura in campo per tutta la partita contro Verona e Frosinone.
«Non mi sono mai fermato, mi sono allenato sempre con il Catania, la città in cui mi sono stabilito. In ritiro questa estate e poi anche dopo, quando a fine mercato ho risolto il contratto, e per questo devo dire grazie. Anzi ne approfitto per fare i complimenti all’allenatore Pancaro e ai suoi ragazzi per come hanno cominciato la stagione. Mi auguro che il Catania torni presto nel calcio che conta: città e tifosi se lo meritano».
Si è allenato anche sulle punizioni?
«No, per quello non ce n’è bisogno, mi vengono sempre».
Parma è lontana?
«È stata dura, un anno da dimenticare per me. Anche se nelle difficoltà siamo rimasti uniti e questo di certo non me lo scordo. Però adesso che gioco è più facile cancellare tutte le delusioni degli ultimi mesi».