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 2015  ottobre 26 Lunedì calendario

DELITTI USCITI SUL FOGLIO DEI FOGLI DEL 26 OTTOBRE 2015


Vito Amoruso, 47 anni. Residente a Torino, allenatore di una squadra di calcio a 5, alle spalle una condanna per appropriazione indebita, mozzarelle per quasi mezzo milione di euro, nel 2002, era titolare di una ditta che importava prodotti tipici dalla Puglia, da dove venivano i suoi genitori. Descritto da chi lo conosceva come una «bravissima persona, sempre gentile, che pensava soltanto al lavoro», scapolo, da qualche tempo frequentava una bella ragazza bionda. L’altra mattina come d’abitudine uscì di casa e si diresse verso il caseificio Castoro, dove ogni mattina faceva spesa di formaggi, ma ad aspettarlo a bordo di una Fiat 500 scura c’era qualcuno che appena lo vide uscì dall’auto, imbracciò un fucile da caccia e gli sparò nella schiena un pallettone di quelli che s’usano per abbattere i cinghiali. Morto poche ore dopo in ospedale.
Alle 7.30 di giovedì 22 ottobre in via Valdieri, a poche centinaia di metri dal palazzo di giustizia di Torino.

Domenico Aporta, 24 anni. Napoletano, precedenti per rapina e spaccio, considerato vicino al clan Vanella Grassi. L’altro notte era in strada col fratello Mariano, 21 anni, incensurato, quando arrivò qualcuno che lo freddò con una raffica di mitraglietta alla testa. Il fratello ferito a un braccio corse in ospedale e avvertì la polizia: tre ore dopo, quando gli agenti andarono sul luogo del delitto, il cadavere era ancora lì e nessuno aveva dato l’allarme.
Mezzanotte di venerdì 16 ottobre in via Monte Faito, zona popolare al confine tra i quartieri di Secondigliano e San Pietro a Patierno (Napoli).

Gjergii Gjoni, 22 anni. Albanese, arrivato in Italia nel 2012, numerosi precedenti penali alle spalle, di notte entrava nelle case della gente per rubare. Colto in flagrante, nel 2013 era stato espulso ma era tornato: abitava a Trezzo sull’Adda, nel Milanese, insieme alla fidanzata Mirela, 30 anni. L’altra notte, con due complici, ebbe l’idea di fare una rapina in una villetta dove da agosto i ladri erano già entrati tre o quattro volte. La villetta è divisa in appartamenti: in un appartamento abita Francesco Sicignano, 65 anni, pensionato, ex imprenditore immobiliare originario di Terracina (Latina), con la moglie; in un altro suo figlio con la consorte e i bambini. Gjoni e i suoi compari, dopo aver gironzolato un poco lì intorno, entrarono nel giardino. A quel punto l’albanese si tolse le scarpe, si tolse i calzini, adoperò i calzini a mo’ di guanti per coprirsi le mani. Finì che si beccò una pallottola nel cuore, sparata dal Sicignano: il pensionato, dal 2004, dormiva con una pistola sul comodino. Ai magistrati ha raccontato che avendo sentito dei rumori aveva capito, era balzato dal letto, col cuore in gola era andato di là a vedere, nel buio in cucina s’era trovato di fronte una sagoma minacciosa «con un arnese in mano» e aveva sparato. Ma secondo la Procura, che lo indaga per omicidio volontario, il colpo è partito dal terzo piano, fuori dalla porta dell’alloggio. Ha colpito dall’alto verso il basso, forse da una finestra, il ladro che stava salendo la scala esterna. In tutto l’appartamento dei Sicignano non sono state trovate tracce di sangue, né segni di effrazione, e in casa è stato repertato un solo proiettile inesploso.
Notte tra lunedì 19 e martedì 20 ottobre in una villetta rosa su tre piani al civico 9 di via Cagnola a Vaprio D’Adda, estremo lembo orientale della provincia milanese, al confine con quella bergamasca.

Giuseppe Sebastiano Mulas, 51 anni. Di Benetutti (Sassari), allevatore, fino allo scorso luglio in galera per detenzione illegale di armi e refurtiva. L’altra sera stava rientrando nella sua casa di campagna col figlio ma non fece in tempo a scendere dall’auto che qualcuno gli sparò addosso due colpi di fucile.
Poco dopo le 19 di martedì 20 ottobre nelle campagne di Benetutti, Sassari.

Raffaele Stravato, 39 anni. Di Scampia (Napoli), noto alle forze dell’ordine per reati collegati a spaccio e furti, vicino al clan Lo Russo, l’altro pomeriggio stava andando in auto nella zona dove era solito vendere droga quando s’accorse che qualcuno lo seguiva. Allora scese dall’auto e scappò a piedi nel dedalo di case popolari di via dell’Abbondanza ma mentre correva fu raggiunto da cinque colpi di pistola: uno alla gamba, uno al collo, due alla schiena e uno alla testa.
Alle 15 di venerdì 23 ottobre in via dell’Abbondanza, Napoli.

SUICIDI

Un ragazzo di 20 anni. Romano, bravo negli studi, gentile con tutti, tanti amici, da qualche tempo era triste perché la fidanzatina, di cui era innamoratissimo, l’aveva lasciato. L’altro pomeriggio si chiuse in camera sua, scrisse un biglietto per la mamma e il papà, «vi voglio bene», legò una corda alla maniglia della finestra, l’altro capo se lo girò attorno al collo, e si lasciò penzolare. A trovarlo così fu il padre.
Pomeriggio di martedì 20 ottobre in un appartamento nel quartiere Flaminio Nuovo a Roma.