Notizie tratte da: Mohamedou Ould Slahi, 12 anni a Guantanamo, Piemme, Milano, pagg. 428, €18,50, 25 ottobre 2015
LIBRO IN GOCCE NUMERO 61 (12
anni a Guantanamo)
Vedi Biblioteca in scheda: 2334856
Vedi Database in scheda: manca
GUANTANAMO, PRIGIONIERO E TESTIMONE –
Esercito. «Quando l’esercito si mette in moto, la verità è troppo lenta per tenere il passo, e rimane indietro» (proverbio tedesco).
Mohamedou. Mohamedou Ould Slahi, 45 anni, cittadino della Mauritania, emigrato in Germania nel 1998 e poi in Canada, dopo dodici anni tornò nel suo Paese natale ma durante il viaggio venne trattenuto due volte per ordine degli Stati Uniti e interrogato da agenti dell’Fbi in relazione al Millennium plot, un piano per un attentato esplosivo contro l’aeroporto di Los Angeles. Rilasciato. Interrogato e arrestato nel 2001, trasportato in Giordania, quindi in Afghanistan, infine a Guantanamo (2002). La sua richiesta di revisione del caso venne accolta nel 2010 dal giudice Robertson, che ne ordinò il rilascio, ma l’amministrazione Obama, avendo presentato appello, di fatto bloccò la sua scarcerazione.
Carcere. Dopo l’ultimo arresto in Mauritania, la famiglia di Mohamedou non ebbe più sue notizie per un anno. Le autorità gli lasciarono credere che Mohamedou era nel carcere di Nouakchot, e loro continuarono a pagare agli agenti la quota per il suo vitto. In realtà Mohamedou era stato portato via una settimana dopo il suo arresto.
Istanze. Nel 2010, su quarantasei casi di istanze di revisione contro cui aveva fatto appello, il governo degli Stati Uniti ne aveva perse trentaquattro.
Editing. «Questo libro è una versione rivista del manoscritto di quattrocentosessantasei pagine redatto a mano da Mohamedou Ould Sahi nella sua cella del carcere di Guantanamo, tra l’estate e l’autunno del 2005. L’editing è avvenuto in due fasi: la prima per opera del governo degli Stati Uniti, che ha aggiunto più di duemilacinquecento barre grigie che censurano il testo di Mohamedou, e la seconda per opera mia» (Larry Siems).
Fasi. Mohamedou, scrivendo al suo avvocato, nel 2006: «Per farla breve, può dividere la mia prigionia in due grandi fasi: 1) pretortura (intendo quella a cui non ho potuto resistere): gli ho detto la verità sul fatto di non aver fatto niente contro il vostro Paese. È durata fino al 22 maggio 2003; 2) postortura: quando ho perso i freni. Ho detto di sì a tutte le accuse che i miei inquisitori mi hanno rivolto. Ho scritto persino l’infame confessione di aver pianificato un attentato contro la CN Tower di Toronto».
Al-Qaeda. Mohamedou, che nel 1991 e nel 1992 fece parte di Al-Qaeda, combatté i comunisti e poi rientrò in Germania perché «non volevo combattere contro altri musulmani e non vedevo ragione per farlo». Non ebbe più rapporti con l’organizzazione, ma restò in amicizia con alcuni mujaheddin.
Torture. Il piano messo a punto dai militari per interrogare Mohamedou, lungo cinquanta giorni e cinquanta notti: privazioni del sonno, musica ad altissimo volume, rumori improvvisi, temperature rigide, posture faticose, minacce, umiliazioni fisiche e sessuali.
Sveglio. Per tenere sveglio Mohamedou, a Guantanamo, nel periodo di maggiori torture, le guardie gli portavano da bere una bottiglietta d’acqua da tre quarti di litro ogni due o tre ore. «Perché tutta quest’acqua? Perché non mi fate stare in piedi per tenermi sveglio?» chiese un giorno Mohamedou. E la guardia: «Psicologicamente è devastante fare in modo di tenere sveglio qualcuno da solo, senza
bisogno di ordinarglielo.
Abbiamo tenuto alcuni prigionieri nudi sotto la doccia giorni, a mangiare, pisciare e cagare».
Guardie. Le guardie di Guantanamo, che si facevano chiamare come i personaggi di Guerre Stellari. Mohamedou era Cuscino.
Giorgio Dell’Arti, Domenicale – Il Sole 24 Ore 25/10/2015