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 2015  ottobre 22 Giovedì calendario

ALLA FAMIGLIA AGNELLI UNA QUOTA CHE VALE 2 MILIARDI

L’Ipo Ferrari fissa in oltre 2 miliardi di euro il valore della quota del Cavallino Rampante che finirà sotto il controllo diretto di Exor. E completa quella rivoluzione che negli ultimi anni ha riscritto numeri e composizione del portafoglio della holding che fa capo alla famiglia Agnelli.
Lo sbarco in Borsa della Rossa, che ieri ha registrato un clamoroso successo a Wall Street, rappresenta, nella sostanza, l’ultimo passaggio del profondo cambiamento che ha interessato la holding torinese. Sulla carta il processo si concluderà solo tra qualche mese, quando a gennaio si procederà alla fase due della quotazione. All’inizio del 2016 il Cavallino sarà infatti scorporato da Fca e passerà sotto il controllo di Exor. La quotazione della casa di Maranello garantirà dunque alla holding di ottenere la conquista del controllo diretto di Ferrari. In pratica Exor mette le mani sul pezzo più pregiato della galassia Fiat Chrysler Automobiles, con una quota del 24% che ne farà il primo azionista singolo. Una operazione da manuale che getta le basi, garantendo maggiore flessibilità di manovra, anche per il futuro ruolo della famiglia torinese in Fca dove Exor non ha mai nascosto di essere pronta a diluirsi a fronte di alleanze che creino valore. Un passo indietro che oggi il mercato vede più imminente alla luce della messa in sicurezza del controllo della Ferrari e della ricerca costante di un partner per Fca. Tanto più che quel 24% della Rossa in mano alla famiglia, in virtù del meccanismo del voto multiplo olandese, pesa molto di più garantendo un controllo assoluto.
Per Exor, dunque, l’acquisizione della quota del 24% in Ferrari rappresenta una tappa chiave. Questo dopo che il nav della società è balzato dai 3,7 miliardi del 2009 ai circa 12 miliardi attuali. Concentrandosi su tre pilastri chiave: industria, servizi finanziari e altre partecipazioni.
La holding, nata sei anni fa a valle del complesso riassetto della catena di controllo Ifi-Ifil, è il risultato di un lungo lavoro di semplificazione che ha ridefinito il perimetro degli investimenti. All’appello, oggi, manca solo una operazione in grado di spostare i pesi delle attività in portafoglio: una maxi alleanza per Fca. Detto cio’ è altrettanto vero che la composizione degli investimenti è già oggi molto diversa da quella di qualche anno fa: basti pensare che nel 2009 l’industria valeva il 47%, il business services il 24%, i servizi finanziari l’11%, i servizi immobiliari il 10% e un 8% era rappresentato da altri investimenti. Un quadro ben diverso da quello che si può raffigurare oggi. Certo l’industria continua ad essere un tassello chiave, con Fca e Cnh (insieme continuano a valere quasi il 50%), ma l’ascesa in PartnerRe, ha portato i servizi finanziari a diventare il primo investimento singolo in valore assoluto della holding (circa il 34%) mentre il resto, tolto circa un 1,5% di cassa che rimane dopo l’acquisizione dell’Economist, vale attorno al 15%. E buona parte di questi asset parla una lingua ben diversa dalla tradizione della holding Agnelli, conferendo così ad Exor un profilo sempre più internazionale.