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 2015  ottobre 22 Giovedì calendario

L’EREDITÀ DI IGNAZIO MARINO

In attesa di sapere se la pedonalizzazione totale dei Fori (ancora incerta) sarà davvero il lascito di Ignazio Marino alla Città eterna, i romani possono calcolare un’altra eredità: quella delle assunzioni e delle nomine di dirigenti del sindaco dimissionario nei 28 mesi di permanenza in Campidoglio. Fra questi ci sono anzitutto i vertici di partecipate e controllate come l’Acea (presidente Catia Tomassetti, 146 mila euro l’anno), l’Ama (presidente Daniele Fortini, 79 mila più eventuale premio da definire), la società Risorse per Roma (presidente e amministratore delegato Massimo Bartoli, già direttore esecutivo in Campidoglio, 215 mila l’anno), l’Atac (capo del personale Giuseppe De Paoli, 200 mila l’anno, sulla cui assunzione senza concorso indaga la Corte dei Conti).
Né mancano figure interne all’amministrazione di Roma Capitale, come il capo dei Vigili urbani Raffaele Clemente (170 mila l’anno), il segretario generale del Campidoglio Serafina Buarnè (176 mila), il direttore del personale Laura Benente (115 mila), il ragioniere generale del Campidoglio Stefano Fermante, (115 mila), nonché la responsabile delle politiche di coesione Sabina De Luca (206 mila l’anno, di cui 113 mila dal comune e il resto da palazzo Chigi). Ma soprattutto l’ex chirurgo ha fatto più di 140 assunzioni senza concorso pubblico per i suoi uffici e quelli degli assessorati. Beninteso, in questo ha seguito le orme dei predecessori: è prassi consolidata che ogni nuovo sindaco arruoli persone di fiducia a condizione che non restino in servizio un giorno in più del primo cittadino. Ma è proprio qui che la storia sembra destinata a cambiare (in peggio) con l’addio di Marino.
A fare la differenza è una sentenza della Cassazione di gennaio 2014 che ha reintegrato una dirigente del comune di Oristano già allontanata dopo le dimissioni del sindaco. Secondo il giudice, infatti, la norma che vieta di oltrepassare il mandato del sindaco è meno importante di quella che stabilisce la durata triennale del contratto del dirigente, cui deve esser lasciato il tempo di «esprimere le sue capacità e conseguire i risultati per cui l’incarico gli è stato affidato». Non si sa come si regolerà il commissario straordinario Franco Gabrielli, ma è certo che tra i 140 assunti, più di dieci hanno contratti da dirigente, analoghi a quello cui si riferisce la sentenza, dunque hanno in mano un’ottima arma per restare al loro posto. E il costo per l’amministrazione capitolina di questi dirigenti, calcolata la durata residua dei loro contratti, supera il milione e mezzo di euro.
(Stefano Caviglia)