varie, 22 ottobre 2015
MALINCONIA
«Sono molto felice di chiudere arrivando alle Finals del Master in singolare per la prima volta, è l’ultimo torneo della mia vita e cercherò di non farmi prendere dalla malinconia. Per me è la conclusione perfetta di una carriera perfetta» (Flavia Pennetta).
TRISTE «Lorenzo è un campione, e se dovesse perdere ancora un titolo all’ultima gara, dopo quello contro Marquez di due anni fa, sarebbe triste. Ma quello che Rossi sta facendo non ha prezzo: vince gare, è in testa da inizio stagione, ogni volta che Lorenzo gli si è avvicinato lui è scappato ancora via. Il suo titolo farebbe bene all’intera industria della moto (l’ex campione delle due ruote Mick Doohan).
STILE «Ai miei tempi eri fortunato se avevi tre ingegneri, oggi ai box ce ne sono trenta. Le auto avevano gomme più large e con più grip, ma scivolavano in curva e il pilota poteva tirare fuori il suo stile. Oggi sono docili da guidare, il muretto ti dice che cosa fare in ogni momento e i piloti non hanno più la possibilità di esprimersi» (Nigel Mansell).
SOPRANNOMI «Pepito è il soprannome che piace ai tifosi, ma nessuno dei miei amici lo userebbe mai, tanto meno mia madre o mia sorella. Loro mi chiamano Pepito quando hanno voglia di prendermi in giro» (Giuseppe Rossi).
BANDIERE «Il Napoli è una bandiera di ciò che funziona, di impresa oculata. In un contesto nazionale di recessione il Napoli si è sempre mostrato propulsivo, da quando sono qui ho fatto oltre mille proposte di interventi diversi dall’attività calcistica purtroppo falliti perché è troppo complicato lavorare in Italia e a Napoli in particolare» (Aurelio De Laurentiis).
COLLETTIVO «Il collettivo c’è sempre: non si infortuna, non va fuori forma. È tutti qui» (Arrigo Sacchi).
SALTI «La Nazionale? Ho sempre pensato a quella maglia, anche quando giocavo in serie B, figuriamoci ora che sono al Genoa. Non so se posso paragonarmi a Pellè, ognuno ha la sua storia calcistica. Un giocatore può maturare subito o anche dopo alcuni anni. In questo momento mi sento pronto per il grande salto» (Leonardo Pavoletti).
RIVALI «Il mio miglior rivale è stato lo svedese Sjoberg, mi ha fatto penare. Un paio di anni fa è stato a Cuba per uno show televisivo. Io ho saltato 1.90, lui meno...» (Javier Sotomayor, 48 anni, il più grande saltatore della storia).