Maria Teresa Cometto, Grazia 22/10/2015, 22 ottobre 2015
IO NON SONO IN VENDITA
Occhi lividi di botte. Sguardo angosciato. L’abito bianco e un codice a barre sulla fronte, come su qualsiasi merce al mercato. Ti fa venire il magone l’immagine della bambina nel video Brides for Sale, spose in vendita, della rapper afghana Sonita Alizadeh. Che intona la sua disperazione: «Lasciami sussurrare, così nessuno sentirà che parlo di ragazze vendute. La mia voce non deve essere udita perché va contro la Sharia. Le donne devono rimanere in silenzio: questa è la nostra tradizione».
Il video è diventato virale su YouTube e ha aiutato Sonita a fuggire da quel destino: ora è uno degli strumenti della sua campagna per mettere fine ai matrimoni forzati delle bambine (www.facebook.com/sonitaendchildmarriage), organizzata insieme con Strongheart Group, associazione benefica americana che le ha procurato il visto per venire a studiare negli Stati Uniti, dove sogna di diventare avvocato.
La straordinaria storia di Sonita è stata anche documentata in un film: Sonita is a traveling swallow (Sonita è una rondine che viaggia) della regista iraniana Rokhsareh Ghaemmaghami.
Nata a Herat in Afghanistan, Sonita, 18 anni, è cresciuta in Iran, dove la famiglia si era rifugiata quando lei aveva 8 anni per scappare alla guerra e ai talebani. A Teheran frequentava la sede di un gruppo di supporto per i profughi afghani: lì ha imparato a leggere e a scrivere e, guardando la televisione, ha scoperto la sua passione per la musica e il rap. Così ha cominciato a comporre canzoni.
«Scrivevo le parole su un quaderno e avevo una terribile paura di essere scoperta, perché la legge iraniana vieta alle donne di cantare», mi racconta Sonita. «Grazie a un amico, sono riuscita a registrare i miei brani in uno studio nascosto. E ho scelto di esprimermi con il rap perché sono nata in un posto dove, per il fatto di essere una ragazza, nessuno mi ascoltava. Il rap è il genere che mi permette di dire più cose a voce alta, di farmi sentire meglio».
A 16 anni arriva la terribile notizia. «Mi si è spezzato il cuore quando mia madre mi ha detto che mi avrebbe venduta», ricorda Sonita. La famiglia aveva bisogno di soldi per pagare la dote di un figlio. E per tradizione in Afghanistan le ragazze sono vendute come spose a uomini molto più vecchi di loro. Il prezzo di Sonita: 9 mila euro.
«Anche due delle mie tre sorelle sono state costrette a sposarsi giovanissime», mi confida e capisco che lo fa con grande sofferenza. «Ho visto tante mie amiche vendute già a 12 anni. Quando cercavano di resistere, perché volevano andare a scuola, avere un lavoro, conoscere il mondo, finiva sempre a botte. Vedevo i segni sui loro visi e sui loro corpi. Un giorno una di loro aveva più lividi del solito ed era molto silenziosa, aveva la faccia spenta, di una morta. Ho creato Brides for Sale con quell’immagine in mente».